Massimo Ciccognani
DOHA (Qatar) L’imprevedibilità del calcio. Perché l’esordio dell’Argentina, contro l’Arabia Saudita, è semplicemente da incubo. L’Albiceleste perde in rimonta contro l’Arabia Saudita dopo una partita semplicemente dominata che non è riuscita a chiudere finendo con l’essere ripresa dai sauditi che portano a casa un insperato successo. Per l’Argentina inizio in salita. E negli occhi di Messi tutta la delusione per il clamoroso flop. Scaloni recupera Messi e lo schiera nel tridente offensivo alle spalle di Lautaro Martinez, accanto a Di Maria e il Papu Gomez. Nel 4-2-3-1 di Scaloni, Molina, Romero, Otamendi e Tagliafico davanti a Martinez, con De Paul e Paredes davanti alla difesa. Panchina per Paulo Dybala. L’Argentina domina in lungo e largo l’Arabia Saudita. Al Luisal Stadium sembra non esserci partita e per quarantacinque minuti lo spartito dice Argentina anche se per chiudere avanti la prima frazione serve un calcio di rigore, peraltro netto assegnato dopo la conferma del Var e trasformato da Messi. Poi una serie di errori, tanti, grossolani, con l’albiceleste che macina gioco ma con i sauditi che si difendono alti e mandano quasi sempre fuori giri gli attaccanti di Scaloni. Tre gol annullati, uno a Messi, due a Lautaro Martinez per posizione di offside. Così i sauditi restano in partita, si dannano arpionando ogni pallone possibile, pressing alto a togliere fiato e iniziativa ai sudamericani. Che non graffiano. Differenza di valori in campo abissale, ma il risultato non lo dice. Ancor di più a inizio ripresa, quando la spregiudicatezza saudita, la ribalta. Bastano cinque minuti per vedere le streghe. Palla recuperata in mezzo dalla squadra di Renard, palla nello spazio per Al Shehri, diagonale imprendibile sul quale Martinez può nulla. Passano cinque minuti e le streghe si materializzano sul campo di gioco: gran giocata di Salem Al-Dawsari che vince un rimpallo, poi manda al bar l’intera difesa argentina, si infila in una selva di gambe per chiudere con un tiro a giro, una perla di bellezza che batte ancora Martinez: 2-1. Partita ribaltata. L’Argentina accusa il colpo, giocatori che si guardano increduli, Scaloni che cambia e rimodella la squadra per riprenderla. Ma non è per niente facile, perché i sauditi sanno difendersi anche bene. L’Argentina attacca con i nervi, Tagliafico ha una bella occasione, ma Al Owais non si fa sorprendere. Poi è ancora il portiere saudita a prendersi la scena ribattendo in due tempi la conclusione di Di Maria, magnificamente imbeccato dall’esterno di Messi. La Pulce non ci sta, disegna calcio, ci prova su punizione, ma non va. Argentina sempre più nervosa, mentre il cronometro scandisce il tempo in maniera inclemente. Otto di recupero, Argentina a spingere ventre a terra. Sfortunato Otamendi che si vede ribattere sulla linea la palla del possibile pari. Che non arriva. Lo sloveno Vincic dice che può bastare. Dopo centoquattro minuti vince l’Arabia Saudita. L’Argentina ha perso subito l’occasione per dare un segnale forte al mondiale. Ha dominato ma senza graffiare, ha reagito disordinatamente dopo il vantaggio saudita. Una prova di maturità fallita. Contro Messico e Polonia, servirà ben altro.