Tra pioggia ed ex-voto: la parabola di Walter Mazzarri

Nella foto: Walter Mazzarri (foto Image Sport)

di Dario Ricci *

S’è perso via, tra uno scroscio di pioggia troppo forte, una sbirciatina alla formazione avversaria, un cero acceso a chi sa quale santo per la salvezza di un Cagliari che, comunque vada, da oggi non è più suo (anche se, per l’ennesimo fecondo paradosso del nostro calcio, l’esonero gli garantisce il rinnovo del contratto automatico fino al 2024, essendo avvenuto quando i sardi sono ancora formalmente al di fuori del lotto delle tre potenziali retrocesse nella cadetteria: applausi!). 

E sì che Walter Mazzarri, livornese di San Vincenzo, classe 1961, la sua autobiografia scritta nel 2014 l’aveva intitolata Il meglio deve ancora venire. Altro scherzo di cattivo gusto del destino, perché proprio quelli erano i giorni della fine del rapporto con l’Inter targata Thohir, dopo appena una stagione e ancora all’alba della seconda, sancita proprio dalle lamentazioni del tecnico su una giornata di pioggia che a San Siro aveva impedito ai suoi nerazzurri di esprimere il proprio calcio migliore; giustificazione ingenua e maldestra, così come maldestro è stato aver rivelato nel dopo-partita del ko di campionato rimediato in casa con il Verona, di aver fatto un voto religioso che avrebbe sciolto a salvezza del Cagliari ormai raggiunta, come ‘fioretto coadiuvante’ la permanenza dei rossoblù in serie A. Evidente che quando ci si lamenta di Giove Pluvio e ci si affida ai santi (e non ai ‘fanti’, cioè ai giocatori che scendono in campo), si trasmetta un senso di precarietà e diffusa sfiducia nelle qualità proprie altrui, che spesso ha proprio nell’esonero il più naturale degli epiloghi.

Eppure Walter Mazzarri da San Vincenzo (eccolo, un altro santo protettore, nel caso specifico però un po’ distratto…) così scaramantico non si era dimostrato neppure nella patria della smorfia e dei corni rossi per eccellenza. Anzi, proprio a Napoli, nel quadriennio 2009-13, il suo calcio sì che s’era visto davvero, come forse mai prima (e pure quando parliamo del ‘prima’ alludiamo alle tre salvezze ottenute con la Reggina, di cui quella epica del 2006-07 rimontando gli 11 punti di penalizzazione dovuti a Calciopoli!), né sicuramente dopo. Le quattro stagioni all’ombra del Vesuvio vedono gli azzurri targati Mazzarri mettere in bacheca una Coppa Italia (quella che il mister aveva solo sfiorato a Genova alla guida della Sampdoria di Cassano), duellare con la Juventus per lo scudetto e per un’avvelenata Supercoppa italiana sfumata tra e polemiche a Pechino, giocarsela (e pure alla grande) in Champions League con rivali come Manchester City Villareal, Bayern Monaco, Chelsea. Poi (non era stato il primo, e di certo non sarà l’ultimo…) la fine del feeling col presidente De Laurentiis e lo sbarco a Milano, sponda nerazzurra, per il primo inciampo di una carriera in panchina che da quel momento non è più riuscito a raddrizzare, tra esperienze all’estero (in Premier League, al Watford che i Pozzo utilizzano come rimessa in cui parcheggiare temporaneamente giovani talenti o esperti mestieranti nella speranza di poterli così ‘rivitalizzare’) condizionate anche da una conoscenza basica dell’inglese, e parentesi nostrane segnate da subentri a stagione in corso (a Torino nel 2018 al posto di Mihajlovic, a Cagliari quest’anno per sostituire Semplici) in cui ben poco s’è (ri)visto dell’allenatore che era stato fino all’alba del secondo decennio del secolo, e del calcio intenso e pure spettacolare che era stato capace di presentare.

Ora il nuovo scivolone, proprio in Sardegna, con la beffa che a far rumore non è tanto il destino dell’uomo e del professionista, ma appunto l’epilogo a dir poco singolare scritto tra le carte contrattuali. 

A noi – vista e vissuta dal calcio d’angolo – resta però la sensazione che qualcosa di buono e di bello il nostro calcio se lo sia perso, nell’epilogo malinconico di questo allenatore che un giorno non lontano seppe volare oltre limiti e condizioni oggettive, per scrivere pagine non banali (di Reggio Calabria da tempo Mazzarri è stato nominato cittadino onorario…) nella storia di alcune significative comunità calcistiche.

La speranza? Proprio che – a dispetto del momento attuale – il meglio, per Walter Mazzarri da San Vincenzo, debba ancora venire. 

*giornalista di Radio24-IlSole24Ore

P