Ma se il vero Ronaldo fosse (stato) Benzema?

Nella foto: Karim Benzema - CREDITS UEFA (Photo by Matthew Lewis - UEFA/UEFA via Getty Images)

di Dario Ricci *

Hakeem The Dream. Chi ha buona memoria (e altrettanto forte passione per la palla a spicchi) ricorda bene questo celebre soprannome, affibbiato dai giornalisti (e meritato sul campo) da Hakeem Olajuwon, il leggendario centro nigeriano poi naturalizzato statunitense che – fedele al suo cognome… – vinse due anelli Nba con la maglia degli Houston Rockets e l’oro olimpico con Team Usa ad Atlanta’96 (tanto per rimanere alle vittorie principali di una carriera da favola, cui è sfuggito solo il prestigioso titolo universitario, pur accarezzato dalla sua Houston University in ben due finali consecutive).

Inevitabile che quel soprannome riecheggi oggi nelle orecchie (e quelle prodezze sottocanestro balugino di nuovo agli occhi), a chi può ora comparare quel grido di battaglia al Karim The Dream che sta meritando con tutti gli onori l’immaginifico Benzema, ora asso incontrastato di un Real Madrid ‘operaio’ (si fa per dire eh…) ridisegnato a sua immagine e somiglianza dall’arguta e sagace bonomia di Carlo Ancelotti.

La tripletta al Paris Saint Germain; quella al Chelsea; i portieri uccellati che ormai quasi non si contano più (con l’errore di Mendy che redime quello di Donnarumma che redime quello di Karius che …e via continuando…): stimmate, presagi, indizi di grandezza assoluta, mai ce ne fosse ancora bisogno per un bomber (ma è riduttivo definirlo solo così) che a 34 anni s’è preso stavolta tutto per sé il Bernabeu, dopo aver per tante stagioni operato da cavalier servente di Sua Maestà Cristiano Ronaldo. E sì che a ben contare il palmares del franco-algerino proprio scarno non è, tra il tanto vinto a Lione e il moltissimo conquistato con la maglia dei blancos

Vista dalla bandierina del calcio d’angolo, la provocazione arriva al punto di spingersi a ipotizzare che forse, quello davvero forte (come direbbero i bambini chiamati su un prato a contendersi i migliori fra di loro nel formare le squadre per la partita da giocarsi subito dopo la campanella dell’ultima ora a scuola) forse è (stato) proprio Karim, e non magari quel CR7 che ai suoi piedi raffinati, alla sua fisicità, alle sue sponde si è spesso di buon grado, regalmente appoggiato. Discorso – val la pena chiarirlo subito – enfatico ed iperbolico, ma che nasconde due verità che possiamo tranquillamente spolverare e infilare nel nostro zaino, perché di certo torneranno utili per discorsi e viaggi pallonari futuri: 1) i forti, appunto su un campo di calcio si annusano, si intuiscono, si avvicinano, si detestano prima e poi, se ne hanno coraggio e intelligenza, si avvicinano: così deve essere capitato, con addosso quella stessa magica maglietta bianca, a Ronaldo e Benzema, capaci per sentimento e/o convenienza di trovare una loro convivenza tecnico-umana che ha contribuito a disegnare l’ennesima epoca d’oro del Real; 2) altrettanto certamente Benzema appartiene a quella dinastia di fenomeni (altri nomi? Iniesta, Xavi, Ibrahimovic) che di certo qualcosa in meno in quanto – se non a titoli – a fama e reputazione hanno ottenuto, essendo vissuti nell’era del duopolio Messi/Ronaldo (di cui pure la critica e il plauso universale ha forse artificiosamente allungato di almeno un paio di stagioni la durata).

Diradato ora il campo visivo, messi a fuoco ben chiari obiettivi e protagonisti, la nostra colombella calciata dalla bandierina ritorna – paradosso fecondo e ineluttabile – alla sua origine: se Hakeem The Dream ebbe appunto nel titolo universitario solo sfiorato e mai acciuffato il cruccio di una carriera impareggiabile, anche Karim ha pagato duramente (e giustamente) col bando dalla nazionale francese il fattaccio dell’affaire Valbuena (nel quale Benzema è stato riconosciuto complice di un tentativo di estorsione ai danni del compagno di nazionale). Ferita rimarginatasi da poco, col ritorno in squadra di Benzema in occasione del flop transalpino a Euro2020 e della vittoriosa Nations League milanese dello scorso autunno. Che sia ora Qatar2022 la terra (calcistica) promessa in cui Karim potrà coronare il suo Dream?

*giornalista di Radio24-IlSole24Ore

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