Chiacchiere da Var…dello sport: quando la tecnologia è un’opinione

Nella foto: i calciatori del Torino protestano con l'arbitro Guida (foto Matteo Gribaudi/Image Sport )

di Dario Ricci *

No. Così non Var. Così non si può più anVare avanti. Il macroscopico errore della coppia Guida-Massa sul contatto tra Ranocchia e Belotti nell’ultima sfida tra Torino e Inter (e chissà quanto alla fine peserà questo punto nella corsa scudetto…) ha riproposto con forza il peso specifico dello strumento tecnologico, e degli svariati protocolli ad esso allegati, sullo sport più amato e popolare, sul campionato, su ogni singolo istante di ogni singola partita, dalla serie A ai campetti che domenicalmente hanno ripreso (fortunatamente, almeno quello!) a essere ripopolati da migliaia di giocatori.

Qui, dalla bandierina del calcio d’angolo, siamo abituati a procedere spediti, diretti: pochi istanti tra il via libera del guardalinee e l’ammucchiata in area di rigore per calciare, pronti a sorprendere la difesa avversaria pesando in quel miscuglio di muscoli e sudore la deviazione, lo spunto giusto da parte di qualche compagno di squadra scaltro e reattivo, oppure – perché no? – il goffo intervento di un portiere o di un difensore distratto o ingannato dalla nostra stessa traiettoria.

E allora, qualche immediata riflessione (non tutte strettamente connesse al caso in questione, peraltro non certo unico nella sua estemporaneità, visto che torti e vantaggi a rotazione vedono protagoniste praticamente tutte le squadre, seppure in misura diversa):

  1. Perché – a fronte dell’adozione dello strumento tecnologico – ancora così ampia discrezionalità lasciata ai giudici di gara? Nessuno sport che utilizza tali strumenti (ormai praticamente tutti) lascia un margine così ampio ai giudici stessi. Insomma, se Var deve essere, che sia all’ “americana”, risolutiva e determinante;
  2. Perché non rendere udibili e pubblici, in presa diretta, i dialoghi tra arbitro e Var? A cosa si deve questa sacralità, questo silenzio, questa sacrale omertà non giustificata dai fatti né dal rilievo dell’evento in sé (pur sempre solo di una partita di calcio si tratta!)
  3. Il calcio è uno degli sport professionistici col campo di gioco più esteso e il numero totale più alto di giocatori in campo, cui in proporzione non corrisponde uguale numero di giudici di gara (quattro): perché si è presto abbandonato l’esperimento dei giudici di porta (o meglio, di area di rigore), o del doppio arbitro (uno per metà campo), tutto a favore della scelta tecnologica (applicata poi come stiamo vedendo)?
  4. Fino a quando dovremo sorbirci gol annullati per fuorigioco millimetrici, contrari allo spirito del gioco e della stessa idea di calcio che ha in mente la Fifa, più aperto, spettacolare, funzionale alla realizzazione dei gol stessi? Perché non tornare al concetto di “linea di luce” tra difensore e attaccante nella definizione del fuorigioco, che visto dall’angolo sembra il più chiaro e pure funzionale appunto a una spettacolarizzazione stessa del gioco?

Insomma, tanto lavoro da fare, e tante idee da chiarire, per evitare che “Video killed che football stars”, e con loro la passione di tanti di noi. 

*giornalista di Radio24-IlSole24Ore

error: Il contenuto è protetto !!
P