Stefano Sale *
Sette minuti di ordinaria follia. La stagione della Roma raccolta in un fazzoletto bagnato da lacrime e sangue. Un capitombolo che non t’aspetti. Quello più improbabile. Un’impresa dentro l’impresa stessa. Per settanta minuti la Roma la fa da padrona, la Juve è veramente poca cosa, accesa solo da un guizzo di Dybala per il gol del momentaneo pareggio, ma poi situazione sistemata nella ripresa con l’affondo di Miki ed il gioiello di Pellegrini su punizione. Siamo avanti tre a uno ed in totale controllo, col gol iniziale di Tammy che sbloccava subito la partita in avvio. Poi succede qualcosa. Allegri fa i cambi della disperazione, Mou risponde con un semplice avvicendamento, che putroppo risulterà fatale. Con l’uscita del giovane Felix e l’entrata di Shomurodov si spegne improvvisamente la luce. La squadra si ferma, smette di giocare, in difesa vanno a vuoto, non contrastano, ci saltano come birilli, lasciamo spazi, si aprono voragini. Subiamo un colpo, due colpi, tre colpi. Storditi. Come un pugile alle corde. In 7 minuti siamo incredibilmente sotto. Poi ci rialziamo, increduli, scatta una reazione. Una possibilità per riacciuffarla, nonostante tutto, con altri 10 minuti più recupero, teoricamente ci sarebbe anche il tempo per eventuale contro-ribaltone. Ed invece la nostra storia, molto romanista, dice ancora una volta che noi non siamo tagliati per queste cose, che non è nel nostro DNA riaddrizzare così certe partite. Ed ecco l’ennesimo rigore cruciale sbagliato con tanta leggerezza, ingenuità e poca veemenza. Ha ragione Mourinho, in campo manca la forza di reagire, carisma, personalità e leadership. Questa squadra non si rispecchia minimamente con quello che è il nostro allenatore, il nostro vero leader. La nostra unica speranza di poter vedere questo club passare ad un livello più alto. Serviranno investimenti su giocatori di ben altra caratura, ormai è chiaro. Tanti giocatori hanno evidenti limiti, tecnici e caratteriali. Questa squadra non ce la farebbe neanche se arrivassero Klopp o Guardiola. Ci mancano un bel po’ di punti causa arbitri, vero, forse adesso saremmo anche sopra la Juve al quinto posto. Ma ciò non sposta lo scenario attuale. In rosa abbiamo cinque-sei giocatori con ottima potenzialità, ma gli altri vanno bene solo per la panchina. Non per fare i titolari. Per fare il salto di qualità servono investimenti, innesti giusti con una mentalità giusta, ad immagine e somiglianza del tecnico, quindi di un altro livello. Questa squadra va rimodellata, serviranno un paio d’anni per competere con le prime quattro, progetto di tre anni come già prefissato. Anche Inter e Milan ci hanno messo degli anni a tornare dal torpore di qualche tempo fa, se qualcuno ricorda. Chiamare un altro tecnico alla Fonseca o un tecnico emergente non ha senso, se le ambizioni sono altre. Josè Mourinho è l’unica speranza per poter tornare ai livelli che ci competono, questa è una sfida anche per lui, cosa diversa da tutto quello che ha fatto finora. Roma è una piazza famosa per la sua tifoseria e la città che rappresenta, non certo per i trofei in bacheca. E allora perchè venire qui a rovinarsi una reputazione con una squadra, diciamolo, scarsa, quasi la stessa dell’anno scorso che arrivò settima? Perchè c’è un progetto, con una proprietà ambiziosa, perchè lui sa che vincere qui sarebbe diverso, un gusto unico. E allora, bisogna cercare di avere pazienza, adesso non siamo ne da scudetto ne da quarto posto, ma magari lo saremo. Aiutiamolo piuttosto, invece di chiamarlo bollito o quant’altro…bollito semmai sarà uno come Allegri, superpagato pure lui, ma con altre disponibilità e pretese, ma guai a dirlo in giro o a prenderlo in giro, grazie alla stampa di regime. Qui serve una figura forte, una società forte, e magari un giorno anche una stampa forte, come ce l’hanno al Nord, che ci metta la faccia, per difenderci dai torti, da chi ci attacca, da chi non ci rispetta. Allora ben vengano anche un Totti, De Rossi, Boniek o Nela, un romanista a dar man forte, che vada davanti alle TV a cantarglierla quando ci mettono i piedi in testa. Questo è, se vogliamo essere ambiziosi e crescere seriamente, altrimenti largo ai giovani, prendiamo gente come Italiano, De Zerbi o Dionisi, oppure riportateci anche Andreazzoli, col bel gioco dell’Empoli o del Sassuolo. Ma sempre settimo arrivi. Ad Maiora. Sempre Forza Roma.
*Roma Club Dublino, tifoso Roma