Il trionfo di Ulisse

Salvatore Savino*

Come marinai al seguito dell’eroe di Itaca, abbiamo incontrato lungo la rotta gli ostacoli che cercano di impedire la navigazione. Le arti affabulatorie della maga Circe, interpretata da chi ha voluto mostrare ai tifosi una realtà diversa da quella che è, hanno in parte ottenuto il loro scopo: come per i compagni di Ulisse, una volta accolti al banchetto come invitati d’onore, sono stati tramutati in animali, ed ecco quindi che calciatori che fino a qualche giorno prima erano la squadra piu forte del campionato, la miglior difesa, un gruppo granitico e compatto, con delle individualità di particolare spicco, sono diventati quasi dei brocchi, non in grado di vincere, quasi da sostituire al completo. Come nella leggenda omerica, Ulisse Spalletti ha dovuto affrontare Circe, ed eludendo gli effetti della sua pozione venefica, ha ridato dignita’ ai suoi marinai. Comandare un gruppo di uomini per una navigazione così lunga ed irta di insidie, é compito di estrema difficoltà: bisogna saper gestire le forze fisiche, certo, ma anche gli umori, le ambizioni di chi vorrebbe cambiare esercito, i timori di chi si vede escluso dalle battaglie importanti, tutti i silenzi e le grida di una ciurma composita ed eterogenea.

L’ isola di Circe per il Napoli é stata San Siro, quello stadio Meazza nel quale, ancora una volta, i flutti nerazzurri ci hanno spinto sugli scogli, squarciando le sicurezze del nostro scafo. Forse il comandante stavolta ha commesso qualche errore, non ha calcolato al meglio da dove potevano provenire le onde piu’ pericolose, ma, nonostante questo, i marinai azzurri, anche se ormai vicini all’urto , hanno provato ad evitare l’impatto, con una rabbiosa quasi rimonta finale. Non ci sono riusciti, ma hanno dato prova di crederci e di poter almeno pareggiare. Rammento a tutti che l’isola di Circe si chiama Eea, e prende il nome da Eos, che significa aurora, quindi alba, nuova luce, in senso lato rinascita, e questo deve fare la ciurma azzurra. Dopo aver lasciato Eea, un’altra insidia sulla nostra rotta , il canto delle sirene, stavolta celate nelle nubi gelide e cariche di neve di Mosca. Costretti ad affrontare gli avversari senza gli uomini piu’ forti, i ragazzi si sono lasciati ammaliare, soprattutto nel primo tempo, subendo due reti non da loro: un rigore dubbio ed un colpo di testa da un attaccante libero in mezzo ai difensori distanti. Il secondo tempo ha sciolto i legacci delle vele, si é provato quanto meno a dimostrare che la nostra nave é in grado di superare le tempeste, ma anche nel gelo notturno russo siamo stati sconfitti.

E adesso?

Adesso bisogna fermarsi, compattarsi, fare davvero gruppo, stringersi in un unico blocco inattaccabile. Domenica sera si rientra nel nostro porto sicuro, protetti da una scogliera invalicabile, l’amore immenso dei tifosi, e, stavolta ancor di piu’, gli uomini del nostro Ulisse avranno la protezione del signore dell’Olimpo del calcio, la cui statua troneggia ora proprio dinanzi all’ingresso della nostra arena.

Diego, guida tu gli uomini del Napoli, fai sentire loro la grandezza di quanto hai compiuto con la loro stessa maglia addosso, dai loro lo stesso orgoglio di quando entravi in campo a petto in fuori, come un condottiero che rassicurava i suoi uomini mettendosi alla loro testa .

Domenica arriva una Lazio guidata da qualcuno che conosciamo bene, ma ora non deve interessarci. Non deve interessarci nemmeno chi potrà giocare, chi sarà disponibile, con quali schemi e tattiche Spalletti vorrà imbrigliare l’avversario. Domenica dobbiamo dimostrare a tutti quelli che non vogliono farci arrivare alla nostra Itaca, a maggio, a quel traguardo tricolore che da troppi anni aspettiamo, che il Napoli non è finito, che gli infortuni non ci fermeranno, che abbiamo ricucito le vele, stretto le funi degli alberi, e navigheremo senza temere nessuna tempesta .

Quando, domenica sera, la statua di Diego farà il giro del campo, il nostro popolo canti a squarciagola, faccia risuonare e ritrovare la forza ad un Napoli che ha saputo vincere, e che deve ritornare a farlo.

Issiamo le vele, non ci spaventi la tempesta, forza , uomini in maglia azzurra, abbiamo voglia di rivivere la gloria.

*Scrittore, tifoso del Napoli

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