Salvatore Savino*
La serata autunnale non prometteva nulla di buono: grandi nuvoloni sembravano addensarsi sul Maradona, foriere di tempesta. Lo stadio, nonostante le riaperture previste dal Governo, non offriva quella cornice di pubblico che una squadra di questo livello meriterebbe ogni volta che scende in campo, ed in più, visto forse l’orario serale, si libravano in volo, pronte alla loro caccia notturna, quei peraltro splendidi, rapaci, che a Napoli, attribuendo loro poteri…nefasti, vengono definite “ciucciuvettole “. Nei giorni e nelle ore immediatamente precedenti la partita infatti, tanti sono stati gli oscuri presagi vaticinati da chi proprio non riesce ad accettare che questa squadra possa volare così in alto e con questa sicurezza, talvolta addirittura con manifesta superiorità nei confronti degli avversari. Le scelte di Spalletti, che ha previsto sette cambi rispetto alla precedente esibizione del Napoli, avevano dato modo a qualcuno di presagire grandi difficoltà, fino ad ipotizzare una scelta chiara del tecnico toscano di voler tralasciare l’impegno europeo per dedicare tutte le energie alla lotta per il Campionato. Secondo qualcuno infatti, schierare nell’undici titolare calciatori del calibro di Meret, Manolas, Juan Jesus, Demme, Lozano, e, dulcis in fundo, il più prolifico goleador della storia azzurra, Mertens, significava abbandonare la competizione…Mah ! La compagine partenopea ha dominato la partita in lungo ed in largo, e, sin dal primo tempo, ha creato una marea di occasioni per le quali persino il rotondo tre a zero maturato nel finale appare molto stretto rispetto alla prestazione sciorinata in campo. Senza occuparci dei tabellini, mi piace soffermare l’attenzione su un aspetto, emerso chiaramente nel dopopartita: nelle interviste a caldo, un paio di calciatori azzurri, in tempi diversi, alla domanda sulle motivazioni dell’ottimo rendimento della squadra, hanno risposto che prepariamo bene le partite. Questo apre naturalmente alle considerazioni sulle qualità e l’importanza del tecnico in questa stagione partenopea. Probabilmente , un uomo di grande esperienza e caratura tattica, si è impadronito dello spogliatoio, ha saputo creare un’empatia con i calciatori e tra loro stessi, ha saputo, finora pressoché sempre, sfruttare le opportunità che il regolamento concede con i cinque cambi, non relegando nessuno al ruolo di gregario silenzioso. Le varianti tattiche che si sono viste ieri durante il match, dimostrano in maniera inequivocabile quanto il mister abbia in mano le sue carte e le sappia giocare sapientemente, cambiando in corso d’opera vari uomini ma anche sistemi di gioco. Ieri ad esempio si sono riviste, per un certo momento della partita, la difesa a tre centrali, o il doppio centravanti, o una mediana inizialmente muscolare (senza però sminuire le capacità tecniche di un monumentale Anguissa e quelle tattiche di un attentissimo Demme), poi impreziosita dal mancino fatato di Fabian Ruiz, un Dries (ormai per tutti Ciro ) Mertens che correva come un ragazzino, creando due splendide occasioni da gol e, soprattutto, perché questo dà la misura della squadra, rincorreva un calciatore del Legia lanciato in un rarissimo contropiede fino alla nostra area di rigore per dare una mano ai compagni di difesa. A questo si aggiunga un gol da cineteca di Insigne, un’altra firma di un devastante Osimhen, e la chiosa finale di Politano, ripresosi dopo la prestazione non esaltante in campionato. A quel punto, nonostante l’ora tarda, sul Maradona sembrava splendere il sole, e questo ha spinto immediatamente le” ciucciuvettole ” a rientrare precipitosamente nei boschi, nel buio delle fronde umide di pioggia autunnale. Poche ore e sarà di nuovo Napoli, impegnato in una difficile partita a casa di una Roma costruita e gestita bene da un grande tecnico come Mourinho, e non ci si lasci ingannare dalla debacle in terra di Norvegia, perché la squadra capitolina sa molto bene di poter stravincere il suo girone europeo, motivo per il quale la gara di ieri poteva essere affrontata, questa sì, con numerosi rincalzi. Spalletti preparerà sicuramente al meglio, come al solito, il match, per lui particolare, visti i trascorsi sulla panchina giallorossa ed il rapporto non idilliaco con un simbolo della romanità come Totti.
Sarà importante la preparazione atletica, la tattica, ma sarà fondamentale , come sempre, la squadra, l’unione, la fierezza del Comandante Koulibaly, la prepotenza fisica di Anguissa, la delicatezza del piede pregiato del capitano Insigne, la naturale, splendida gioia di giocare e vincere di Osimhen.
I tifosi del Napoli devono, a mio parere e lo ripeto da settimane, essere compatti, uniti, saper gestire le provocazioni che arriveranno, cercare di tenere sulla squadra sempre un caldo raggio di sole con il loro amore, la loro vicinanza, il loro affetto, perché finché spenderà il sole sugli azzurri, le “ciucciuvettole” resteranno impaurite nel bosco, e sarà solo un volo di gioia e di colori, fino a quella che attendiamo da troppi anni, una primavera tinta d’azzurro e profumata di sogni tricolori.
*Scrittore, tifoso del Napoli