Robert Vignola
Il Bologna suona un brusco risveglio dalla sbornia post derby della Lazio. Mihajlovic blinda la panchina con una difesa a tre che dà equilibrio al centrocampo, il resto lo fa l’efficacia di un attacco cui non serve bussare due volte per segnare. Laddove invece la Lazio, orfana di Immobile, si scopre poca cosa.
E’ al 13′ che la partita si sblocca: Theate lancia lungo, Barrow si aggiusta il pallone e la sua traiettoria fa secco Reina. Pochissimi giri di lancetta e il gambiano ricambia il favore: parabola velenosa dalla bandierina e l’inzuccata di Theate vale il raddoppio. La reazione laziale è uno straccio esalato da Milinkovic-Savic, facilmente controllato da Skorupski. Ben più sonante lo squillo del 25′: Luis Alberto d’esterno accende Felipe, da cui palla dentro a Muriqi che però trova il portiere. Centrale la spizzata dell’albanese al 36′. Anche Arnautovic però prova a dire la sua: tentativo dalla distanza, pregevole ma largo.
Ripresa, di nuovo Barrow si fa vedere in area, complice la difesa molle. La Lazio si tiene viva con un paio di tentativi di Muriqi, ma Sarri deve cambiare qualcosa e sceglie Marusic per uno spento Milinkovic-Savic. A spegnersi è però la luce, quando Barrow allarga per Hickey e lo scozzese supera Lazzari, piegando le mani a Reina, per un 3-0 peraltro tutt’altro che bugiardo. Cataldi e Akpro per Leiva e Luis Alberto sono cambi che spiegano meglio di ogni altra cosa ciò che non ha funzionato. La frustrazione tira un brutto scherzo anche ad Acerbi, che si fa espellere per proteste. Sono così passerelle le uscite di Barrow, Medel, Arnautovic e Hickey: risuona “L’anno che verrà” nel Dall’Ara festante, sulla carcassa di una Lazio stavolta troppo piccola per essere vera.