Mourinho fa mille panchine e aspetta il Sassuolo: “Avversario difficile, niente turn over”

Nella foto: Josè Mourinho (Foto Gino Mancini)

Torna il campionato, con i soliti problemi post nazionali. Mourinho, che domani bagna le mille panchine in carriera, non cerca attenuanti. “E’ un problema da tanti anni. E’ difficile trovare una soluzione, ci sono degli interessi diversi dei club e delle nazionali. Interessi diversi delle istituzioni, io ho deciso da tempo di non sprecare tempo per cose che non posso controllare. Non è facile accettare che un giocatore ha giocato giovedì alla mezzanotte e che arriva a Roma sabato mattina, ma siamo fortunati che è solo uno. Ci sono altri club con situazione più complicati. Ho deciso di non piangere e di essere positivo. Non c’è altro da fare”. 

Tra i nazionali da recuperare, c’è anche Zaniolo. ” Zaniolo? Il club è stato cauto lo scorso anno perché già si parlava che si poteva allenare con la prima squadra ed essere convocato per l’Europeo. Nicolò ha aspettato con maturità, quando lui è tornato al lavoro con noi non è entrato subito con la squadra. Io per diverse ragioni non potevo venire in Italia prima del primo luglio, ma dei miei collaboratori sono stati qui per lavorare con lui. Già lo scorso anno con Paulo Fonseca abbiamo lavorato per Zaniolo. L’evoluzione poi è stata positiva e doveva andare oltre le cicatrici emozionali. Ha avuto il suo tempo, ha lavorato bene in pre season, ha completamente dimenticato il problema avuto. Ha fiducia nel suo corpo e sta bene. E’ molto buono per lui un nuovo Carles Perez perché il bravo Carles di Barcellona non l’ho mai visto a Roma, ma quest’anno si vede che ha fiducia e quando gioca lo fa bene. Avere nella stessa posizione Nico e Carles è fantastico. Giocare da nove? Mancini non dà opinioni di quello che faccio io e noi dobbiamo rispettare quello che Roberto fa in Nazionale”.

Ma niente paragoni con calciatori del passato. “Nico è più facile da paragonare con quello che era prima dell’infortunio. Oggi però ha due anni in più e non c’è solo il Nicolò prima e dopo infortunio, c’è anche il Nico con due anni in più e con tanto tempo per pensare. E’ un ragazzo con più maturità, c’è ancora spazio poi per una sua evoluzione. Sarei molto scarso se non avessi nulla da dare a un ragazzo di 22 anni. Mi sembra un calciatore super professionale e che sta imparando bene, qualche informazione che ho cercato prima di arrivare raccontava di un ragazzo con poca maturità, ma invece posso dire solo il contrario. Il doppio rosso con la Fiorentina non è un’espulsione stupida, è un gesto che vuole aiutare la squadra. Posso solo parlare bene di lui. Il nostro rapporto è aperto e penso si senta molto a suo agio con me e con il mio staff. Paragonarlo a chi ho avuto in passato non mi piace, ma non ci sono tanti giocatori con queste potenzialità”.

Su Pellegrini, Josè ha idee chiarissime. “Ogni giorno che passa è più vicino a firmare il suo contratto. Di solito è il contrario, ma non con Lorenzo. Non c’è storia in questo. Io lo voglio tanto, la Roma lo vuole tanto e anche lui vuole restare con noi. La situazione è vicina dal finire bene. Se il suo procuratore che cerca di fare il meglio per il suo giocatore non decide, io ti darò l’indirizzo del procuratore e lo metti sul giornale e invitiamo i tifosi ad andargli sotto casa (ride, ndr). Scherzi a parte lui è felice del progetto, dovevo imparare a conoscere i giocatori. Pellegrini è il nostro capitano e lo sarà per tanti anni. Deve essere un capitano di oggi e del domani, sono convinto che firmerà e posso dire che sarà il nostro capitano per tanti anni. Mancini e Bryan saranno gli altri due”. 

Poi, capitalo Abraham. Devastante. “Come giocatore sì, poi c’è sempre un piccolo dubbio per un calciatore che nasce e cresce in Inghilterra. Loro non escono tanto da Londra e non sempre si adattano, ma il mio dubbio è già passato. E’ già perfettamente integrato con la squadra e con i suoi amici. Ha una vita fuori e dentro Trigoria, siamo contenti con lui”.

Sul Mondiale ogni due anni non mette bocca, mentre non si esalta quando si parla del distacco con le squadre che lo scorso anno sono arrivate davanti alla Roma. “Ci penserò quando allenerò una nazionale, non ora. Un giorno lo farò, ma la domanda me la farai dopo. Ora non ci voglio pensare. Il distacco è colmato? Non scherziamo, abbiamo giocato due gare, non venti. Dopo due partite la distanza non è di 26 punti ma la differenza è di un gol. Però non significa niente. Dobbiamo pensare a noi, non agli altri. A gennaio è il momento di guardare dove siamo e cosa abbiamo fatto. Lì forse possiamo dire che la distanza sarà diversa. Ora non dobbiamo pensare a niente che non sia la prossima partita. Vogliamo vincere e ho letto qualcosa di Allegri quando parla del valore dei punti. Non possiamo scappare da questo, ma siamo una squadra diversa da Juventus, Inter e Atalanta. Loro sono già squadra con un’ambizione perfettamente definita, noi siamo in crescita. Anche io, come la gente, sono contento di aver vinto le prime partite, ma non penso che siamo già fantastici”.

Sulla formazione regala certezze, in particolare su Mancini, Smalling, Zaniolo e Pellegrini. “Stanno tutti bene. Non ci sono bluff. L’unico è Viña che è arrivato un’ora fa. Smalling, Mancini, Pellegrini e Zaniolo sono tutti recuperati e domani sono a disposizione per giocare”.

Il suo è un dna da vincente. E domani mille panchine. “Approfitto per ringraziare Sir Alex Ferguson perché le sue parole sono pesanti e in senso positivo. Voglio ringraziare anche Dionisi che sono parole pesanti, mi fa sentire con la bocca secca. Ringrazio lui e devo dire che ho rispetto per lui e per questa nuova generazione di allenatori che fanno un percorso come il suo o come quello di Italiano che li fa arrivare dove sono con tanto merito. Mille panchine sono tante, ma io non sono cambiato. So che tipo di allenatore sono, conosco la mia esperienza. Probabilmente un altro allenatore farebbe altre scelte, cercherebbe la via più facile per il successo. Io cerco più di creare qualcosa di speciale,sostenibile. Non solo per ora, ma anche per il futuro. Questo è il nostro progetto, ma c’è una cosa a cui non posso sottrarmi: la mia natura. La mia natura competitiva. Non posso scappare dal mio DNA. Voglio vincere il prima possibile, accelerare questo processo e per farlo dobbiamo essere squadra. Ma non posso essere l’unico a provare quelle sensazioni nel mio corpo, con il mio cervello che inizia a bruciare quando si scende in campo. Ho bisogno che più persone la pensino come me”.

Tante domande poi lo Special One irrompe a gamba tesa. “Nessuno mi ha chiesto del Sassuolo. Devo parlarne io, è un avversario difficile. Non lo dico per i risultati passati ma per il loro modo di giocare. Dovremo giocare molto bene se vogliamo i 3 punti. Come ho detto, andrà in campo chi penso che possa fare il meglio. Non penso alla Conference League. Sui nazionali vedremo oggi Cristante e Mkhitaryan che hanno fatto 90′, Mancini e Pellegrini hanno recuperato senza problemi così come Zaniolo. Non ho ancora pensato al turn over. So bene che ci sono tante partite da giocare, ma non ho ancora pensato nemmeno alla seconda partita. Domani con il Sassuolo non c’è turn over, giochiamo con i migliori. Se domani gioca Carles Perez non è turn over, ma un’opzione perché sono due calciatori bravi nella stessa posizione. Ibanez anche ad esempio può giocare terzino, non alto come Karsdorp ma può fare il terzino di stabilità. Lo abbiamo provato in pre season”.

Tanto Mou, idee chiare, impatto devastante su Roma e la Roma. Vivere alla giornata, sempre. Per vincere.