Tutto fermo, campionati ai box in attesa di tempi migliori, calciatori che provano ad allentare la tensione tra le mura domestiche. La ripresa, possibile, ipotizzata per metà maggio. Ma c’è chi invita alla prudenza, come il difensore della Roma Aleksander Kolarov. “Il calcio ora non è una priorità”. Il terzino serbo è preoccupato dal Coronavirus che ha costretto l’Italia a diverse misure restrittive alle quali anche lo sport deve sottostare. Allenamenti bloccati nei centri sportivi e data della ripresa ancora da fissare. “Inizialmente era stata fissata per domenica – dice a “sportklub” – ma con ogni probabilità dovremo far slittare tutto di altri sette giorni”. Le preoccupazioni del calciatore giallorosso, però, si estendono anche alla ripresa del campionato: “Francamente non so come si possa ricominciare a maggio e finire entro il 30 giugno. Lo spero, ma non sono molto ottimista”. Si dovesse tornare poi a giocare il problema sarebbe la concentrazione di partite in due mesi. Sicure, ad oggi, la Roma ne ha 13 (12 di campionato e 1 di coppa), ma qualora continuasse il percorso in Europa potrebbero diventare fino a un massimo di 17 partite. “Fisicamente lo sopporteremo in qualche modo” continua Kolarov che racconta anche come sta trascorrendo questi giorni di quarantena.
La Roma ha fornito a lui e ai suoi tesserati tutto il necessario per allenarsi e non solo. Cinque giorni fa sono state fatte recapitare a casa dei calciatori cyclette e programmi personalizzati da seguire. Il club ha provveduto anche a consegnare alcune cose da mangiare per evitare che i propri calciatori escano il meno possibile. “Ho lasciato casa due volte da quando è iniziata l’emergenza” dice Kolarov che poi aggiunge: “Grazie a Dio nessuno della Roma ha il virus ma, se iniziassimo ad allenarci, probabilmente accadrebbe. Ho degli allenamenti privati che faccio e posso correre nel giardino, ma è molto difficile mantenere la forma fisica richiesta per il calcio. Quando ci riuniremo di nuovo dovremmo iniziare a giocare le partite, ma non so come sarà fattibile. Alcuni giocatori vivono in appartamenti e non hanno le condizioni per allenarsi normalmente. Quindi ci vorrà più tempo per entrare nel ritmo della competizione. Ma, onestamente, nessuno ci sta pensando in questo momento”. Infine un invito a rispettare le regole impartite dal Governo: “Molte persone non hanno preso sul serio la situazione. Tutti dovrebbero essere responsabili non solo di se stessi, ma anche delle altre persone. Gli esperti stanno lavorando duramente per aiutare tutti noi. Dobbiamo essere responsabili. Se si dice che bisogna restare a casa, si resti a casa a casa. L’autodisciplina e il rimanere a casa possono risolvere questo problema. Se continuiamo così, non lo risolveremo. Un esempio è la Cina, il paese più popoloso del mondo, che è riuscito a contenere l’epidemia in quattro mesi. Avremo bisogno di meno tempo se saremo disciplinati”.