Massimo Ciccognani
Il derby è nerazzurro. Lo decide Mauro Icardi quando alla fine mancavano una manciata di secondi. Un partita dominata, quattro/cinque occasioni gol nitidissime create. Milan non pervenuto. La rete è arrivata in pieno recupero, sull’unica disattenzione della difesa milanista, ma la vittoria nerazzurra non fa una piega. Meritatissima perché ha giocato meglio e ha prodotto tantissimo. Terzo posto per Spalletti e per l’Inter che può continuare a sognare. Irriconoscibile il Milam, troppo rinunciatario, mai due passaggi di fila. Un primo tempo bellissimo dominato sul piano tattico dall’Inter, aggressiva, spregiudicata, brava a pressare alta e togliere respiro ad un Milan che ha deciso da subito una politica attendistica. Spalletti sceglie il 4-2-3-1 con Handanovic tra i pali, difesa a quattro con Vrsaljko (preferito a D’Ambrosio), De Vrij, Skriniar e Asamoah. In mezzo cerniera composta da Vecino e Brozovic, con Politano, Nainggolan e Perisic sulla trequarti alle spalle di Mauro Icardi. Chiaro l’atteggiamento del tecnico di Certaldo, ovvero dare subito profondità alla manovra inserendo il croato Vrsaliko. Milan con il 4-3-3 con la formazione tipo, con il recupero di Bonaventura esterno a sinistra nei tre di centrocampo con Kessiè dalla parte opposta e Biglia centrale. Dietro davanti a Donnarumma, Gattuso piazza Calabrai, Romagnoli, Musacchio e Rodriguez, mentre davanti, accanto al terminale offensivo Higuain, Suso a destra e Calhanoglu a sinistra. E’ una sfida a tutto campo in un San Siro semplicemente meraviglioso. Coreografe da brividi. Milan cortissimo, Inter aggressiva, pressing alto con i rossoneri che faticano ad uscire. L’Inter la domina e la sblocca dopo una decina di minuti quando Icardi raccoglie la spizzata di vecino sul secondo palo, anticipa Donnarumma e la mete dentro. Ma Guida non è d’accordo, consulta il var e annulla per posizione irregolare dell’argentino dell’Inter. Nerazzurri scatenati, fanno la partita con il Milan ad attendere anche se la lucidità rossonera non è quella dei giorni migliori. Migliore palleggio, progressioni pazzesche, così Spalletti prova a disinnescare Suso e Calhanoglu, riuscendoci. Appena venti minuti e subito la prima la svolta alla gara. Contrasto durissimo in mezzo al campo tra Nainggolan e Biglia con il nerazzurro che entra scomposto e colpisce la caviglia del rossonero. Guida stavolta vede male, estrae il giallo per l’argentino del Milan che stavolta non aveva colpe. Si rialzano i due, ma il belga, pupillo di Spoalletti, rimane dolorante, fatica, stringe i denti fino a che si accascia e chiama il cambio. Problema alla caviglia, dentro Borja Valero. Non è la stessa cosa. Inter sempre più pericolosa, ma col passare dei minuti il Milan prende coraggio. De Vrij centra il palo dopo un mischione pazzesco in area rossonera, girata millimetrica che finisce la sua corsa all’incrocio. Icardi arriva in ritardo su un centro velenoso di Vrsaljko poi è bravo Romagnoli a chiudere alla disperata sul capitano nerazzurro, ispiratissimo. Higuain non pervenuto, semplicemente perché non gli arriva lo straccio di un pallone. D’improvviso il Milan quando i cronometro si avvia verso gli ultimi giri di lancette. Azione quasi analoga a quella che aveva portato al gol annullato ad Icardi. Stavolta è Musacchio a sbucare alle spalle di tutti su cross di Suso spizzato da Romagnoli. Ma anche stavolta Guida non ha dubbi e annulla per offside del milanista. Un bel primo tempo, bello in avvio, poi troppo nervoso, con l’Inter che ha fatto la partita e che ha creato quelle tre/quattro palle gol. Milan attendista, un po’ per scelta un po’ per la pressione dell’Inter. Spettacolo pure al Meazza e quarantacinque minuti ancora da giocare e da vivere intensamente fino alla fine. Spartito che non cambia nella ripresa, Inter ad attaccare e spingere ventre a terra, Milan pronto però ad affondare di rimessa. Temi tattici diversi, ritmo alto imposto dai nerazzurri pronti sempre alla verticalizzazione, ritmo basso e più ragionato da parte dei rossoneri ai quali finora è mancata la qualità in fase di ripartenza anche se i rossoneri appaio più intraprendenti rispetto alla prima frazione. Rischia qualcosa il Milan che concede qualche metro di troppo ai nerazzurri, ma Donnarumma è sempre attento, con Romagnoli monumentale. Gattuso vorrebbe più qualità da Bonaventura ma non è ripagato. Attesa vana. Gestione della palla pari allo zero per i rossoneri, quasi un delitto considerato il dogma di Gattuso, mentre l’Inter continua a fare la partita. Miglior copertura del campo, Vecino e Brozovic sempre primi sulle seconde palle, funziona bene la catena di destra con Vrsaljko e Politano, il Milan fatica e arranca. Sempre più solo Higuain. Kessiè lotta in mezzo, ma non basta. Fuori Perisic, non brillantissimo, dentro l’ex laziale Keita per dare più sprint ed imprevedibilità alla manovra. Milan troppo basso, facile facile per l’Inter prendere campo e mettere le tende nella metà campo avversaria. Gattuso richiama Calhanoglu, dentro Cutrone, un attaccante per provare a dare un vertice offensivo più alto ai rossoneri che davanti finora sono stati impalpabili con il solo Suso che si è fatto in quattro per garantire coperture, ripartenze e propulsioni offensive. Dentro Candreva, fuori Politano, mentre Gattuso richiama Kessie e lancia Bakayoko, centimetri utili su palle inattive. Squadre stanche, con il Milan che tiene palla, la fa girare quando ormai manca un nulla alla fine col Milan intento solo a congelare il gioco e prendersi un punto d’oro. Tre di recupero. Zero a zero che sembra scritto, ma non ditelo a Icardi che sul centro di Vecino anticipa tutti, compreso un Donnarumma uscito malissimo e di testa la mette dentro quando il cronometro segna novantadue. E’ il gol partita che lancia l’Inter al terzo posto scavalcando la Lazio e la prossima settimana lo scontro diretto con i biancocelesti all’Olimpico. Ha vinto la squadra migliore, quella che ha creato di più, che ha giocato meglio e che ha meritato fino alla fine questa vittoria. Che vale tantissimo, non solo il terzo posto, ma soprattutto la convinzione che questa squadra c’è, sa lottare, sa stringere i denti quando c’è bisogno e soprattutto non si arrende mai. Convinzione che non sarebbe cambiata anche in caso di pareggio perché l’Inter di stasera ha dimostrato di essere una squadra. E alla fine l’ha vinta. Meritatamente.