Guglielmo Guidi
Ad “do Dragao” di Oporto, la Lazio troverà domani una vecchia conoscenza, quel Sergio Conceicao, oggi tecnico del Porto, ma che in maglia biancoceleste ha scritto alcune delle pagine più belle. E in conferenza, non poteva non ricordare quei momenti. “La Lazio per l’esperienza vissuta e per i titoli vinti rappresenta tanto per me, conservo ricordi bellissimi a Roma e per la Lazio provo grande affetto. So che affrontiamo una squadra molto forte, passerà la squadra migliore. Sono tifoso della Lazio, amo da morire Roma. La Lazio mi è rimasta nel cuore, sapete come mi sono sentito, ricordo la Supercoppa nel 1998 dove abbiamo vinto a Torino contro la Juventus. Una squadra e una dirigenza di altissimo livello”.
Un’altra italiana dopo Roma e Juve. “Non direi coincidenza, bensì lavoro. Italiani, spagnoli, portoghesi, inglesi: noi ci prepariamo bene studiando l’avversario. Siamo il Porto e dobbiamo sempre pensare di essere a un alto livello europeo”.
Lazio, avversario scomodo. “Hanno un attacco forte, buone individualità come Pedro e Felipe Anderson, il capocannoniere della Serie A (ma Immobile non ci sarà, ndr). Dobbiamo stare molto attenti perché hanno dei principi di gioco che mi sono piaciuti, nonostante lo squilibrio difensivo. Ho visto di recente la partita contro il Milan nonostante la sconfitta mi sono piaciuti i primi 20 minuti. L’importante è vedere i piccoli dettagli e sono sicuro che la Lazio crescerà perché ha un allenatore bravo, d’esperienza. E ha individualità che mi piacciono. Sa giocare, sa utilizzare lo spazio dietro la linea difensiva dell’avversario, va bene in profondità. Segna molto, è vero che subisce anche ma ho visto principi molto interessanti”.
Sulle priorità del Porto, Conceicao non ha dubbi. “La nostra priorità è il campionato ma noi siamo il Porto e dobbiamo sempre dare il massimo in ogni competizione”.
Ritroverà Felipe Anderson che lo scorso anno al Porto ha avuto molte difficoltà. “Non ha avuto la possibilità di giocare molto ma ha capacità fisiche e tecniche incredibili. Il problema era motivazionale, di continuità. Può giocare una grande partita e poi passare ad alcuni momenti di sfiducia. Sentire le opinioni e le critiche rende più difficile il suo lavoro. Ho difficoltà a parlare di lui perché è una brava persona. Sono ragazzi che devono trovarsi in un ambiente ideale per esprimere le migliori qualità sul campo”.
Infine, sull’abolizione del gol in trasferta. “Giocare in casa, fuori, non mi fa differenza. Chiaro che giocare davanti al proprio pubblico dà forza ma in generale non è una novità che cambia”.