Storie di Premier: la favola Leicester

Alessandro Miele

Ci sono favole che restano impresse nella mente dei bambini e, altre, che rimangono indelebile nel cuore degli adulti. Quelli che tifano, quelli che amano lo sport più bello del mondo, quelli che nonostante l’età credono che l’impossibile, all’interno di quel rettangolo verde con le righe bianche, possa diventare possibile. Quando nell’estate del 2015 il Leicester durante la tournée estiva licenziò l’allenatore Nigel Pearson, protagonista di una clamorosa salvezza nella stagione appena conclusa ma reo di aver difeso immotivatamente il figlio James Pearson (anch’egli membro del club e licenziato), a seguito di festini hard, la dirigenza chiamò in carica un allenatore italiano che da sempre aveva fatto del “british style” il suo marchio di fabbrica.

Claudio Ranieri, reduce da una deludente parentesi alla guida della nazionale greca, non vide l’ora di tornare a respirare il calcio d’oltremanica, anche se alla guida di una squadra data per probabile retrocessa. Raccontare in poche righe quella stagione sarebbe una pallida imitazione di ciò che fu. Semplicemente, una favola diventata realtà. Quando quel 2 maggio del 2016 il Leicester salì sul tetto d’Inghilterra, l’intero mondo calcistico non poté non applaudire, ammaliato, quella vera e propria impresa. 

Di “eroi”, ce ne furono tanti: Vardy, l’operaio diventato re. Mahrez, in quell’anno, per distacco, il miglior calciatore africano. Kantè, motorino instancabile del centrocampo. Schmeichel, degno erede di cotanto padre. Morgan, capitano granitico. E tanti, tanti altri. Tutti guidati dal mago Claudio Ranieri, vero artefice di quel miracolo sportivo. Fu cosi che il sogno divenne realtà. Perché, come dicevaBenigni: “il miglior modo per realizzare i propri sogni è svegliarsi”. E, forse, anche per quello, Andrea Bocelli intonò, sul manto verde del King power Stadium, il “Nessun Dorma”: tutti dovevano ammirare, ben desti, quel capolavoro calcistico.