Salvatore Savino *
La domanda che mi sto ponendo in questi giorni è: ma siamo sempre secondi in classifica ed in lotta per vincere il titolo, con un calendario che fino a qualche settimana fa tutti dicevano essere favorevole? Il quesito mi sorge spontaneo guardandomi intorno, ascoltando i tifosi, le trasmissioni televisive e radiofoniche, girando sulle varie piattaforme social. Non voglio pensare che sia una strategia voluta da parte di qualcuno, ma certamente non mi è facile comprendere come mai, nelle ultime due settimane, non abbia sentito parlare della formazione che Conte schiererà contro il Milan, delle condizioni di David Neres appena recuperato, delle scelte di Conceicao per domenica sera, ora che, manco a dirlo, avrà a disposizione l’intera rosa, compreso Santiago Jimenez, che appariva in dubbio ma che dovrebbe essere abile ed arruolato per le scelte del diavolo. Sembra che improvvisamente del campionato in corso interessi poco o quasi nulla, eppure, lo ripeto, il Napoli è pienamente in lotta. Fortunatamente, ci siamo tolti davanti la rottura di scatole della nazionale di Spalletti, inguardabile, e la totale inutilità della Nations League, ennesimo torneo inventato per guadagnare danaro. Almeno questa volta, toccando ferro per chi é ancora impegnato in qualche campo in giro per il mondo, sembrerebbe che questa sosta forzata non ci abbia portato in dono infortuni, ed è già un’ottima notizia. Si parlerà della partita con i rossoneri adesso, credevo io ingenuamente. No. Adesso, a metà marzo, a nove giornate dalla fine, senza avere ancora raggiunto nessun obiettivo stagionale, tutto l’interesse mediatico della tifoseria azzurra sembra essere concentrato sull’ennesimo fidanzamento travagliato tra il presidente e il tecnico di turno. Come è accaduto all’epoca con Maurizio Sarri, con gli incontri per fare pace, e poi con Ancelotti, che andato via da Napoli è tornato a mietere trofei a destra e a manca, per finire al rapporto con Spalletti, chiuso da un trionfo con un distacco triste, soprattutto nelle modalità, adesso l’innamorato combattuto nei sentimenti appare essere Antonio Conte. Le domande che uno si aspetterebbe di leggere o ascoltare in questi giorni infatti, immaginavo fossero su come intende affrontare il Milan, su quali eventuali variazioni ha in mente per far sì che si migliori la resa degli attaccanti in zona gol, magari si potrebbe chiedere informazioni su alcune scelte tecniche relative alle sostituzioni durante la partita a Venezia, o sulla possibilità, con il rientro di Neres, di tornare ad una linea offensiva a tre. Cose di campo, insomma. Invece, l’interesse principale sembra essere dover sapere se il tecnico salentino il prossimo anno sarà ancora sulla panchina del Napoli. Facciamo un breve punto della situazione: Il Napoli ha con il tecnico un contratto triennale, che quindi scadrebbe a giugno 2027. Dobbiamo discutere su due dati: abbiamo visto negli anni che nel calcio i contratti, spesso, valgono meno della carta straccia, così come le opzioni, i diritti eccetera, e poi, non sappiamo, almeno chi vi scrive, se nel contratto siano previste ad esempio delle penali in caso di rescissione anticipata, se ci siano clausole diverse dal tecnico rispetto ai membri dello staff, tutte quelle piccole differenze che, sommate, possono diventare importanti. Ad oggi, per quello che è dato capire dalle evidenze, mi sembra che la società abbia offerto al tecnico un contratto di enorme valore, abbia accettato di contrattualizzare tutto lo staff di ottimi professionisti che il mister porta con sé, abbia fatto un mercato estivo di clamorosa entità, cercando anche di mantenere in organico, al netto dei tradimenti invernali, tutti gli uomini indicati dal mister leccese. Non ho visto ingerenze da parte della società nell’ambito tecnico, come avveniva a volte in passato. L’ unico appunto che può muoversi alla società, nel rapporto con l’area tecnica, è forse non essere riuscita a trovare un adeguato sostituto al 77, anche se questo autobus era da tempo, per scelta sua, fermo in deposito. Sulla base di questo ragionamento, francamente non vedrei motivazioni concrete per un addio anticipato, sempre precisando che non possiamo sapere se vi siano visioni diverse per la stagione a venire, che, indipendentemente dall’eventuale conquista del titolo, ci auguriamo preveda la partecipazione alla Champions League e, conseguentemente, la necessità di allestire una rosa maggiormente competitiva e probabilmente il dovere di elevare il tetto degli ingaggi. Si vedrà. Visto che non lo fanno in tanti, parliamo noi della partita con il Milan: la squadra rossonera è in difficoltà di classifica, ma possiede un organico di grande qualità e un tecnico di levatura internazionale, ma soprattutto ha la necessità di andarsi a conquistare un posto in Europa, fosse pure nelle coppe di minor prestigio, motivo per il quale di certo non verrà a Fuorigrotta a fare la vittima sacrificale. Il Napoli dovrà giocare sui massimi livelli se vorrà aver ragione del Milan, e non potrà certo lasciare ai rossoneri i margini di manovra concessi ad esempio in laguna domenica, perché i rossoneri hanno calciatori in grado di concretizzare ogni eventuale occasione che venga concessa loro. Bisognerà vedere come rientrerà Anguissa dall’Africa, così come Oliveira dal Sud America, e poi sarà Conte a valutare la miglior formazione da mettere in campo, il sistema di gioco più adatto alla gara. Il calcio moderno non è più quello dei numeri ad indicare un modulo, ma è fatto di spazi da riempire, vuoti da attaccare, schemi su palle inattive da sfruttare. Nelle ultime settimane, Il Napoli ha bruciato tante, troppe occasioni, che ora avrebbero consentito di essere primi e non inseguire, ma adesso è inutile recriminare su quanto accaduto. Ora é il tempo di tornare a vincere, di riprendere il cammino che è stato trionfale fino a qualche settimana fa, e senza scuse. Che non sia facile lo sappiamo, che non siamo proprio amati dal Palazzo non è certo una novità, ma sul campo, se si è più forti, si vince. Tanti sono i ricordi del Milan a Napoli, alcuni brutti, come quel primo maggio che consegno’ lo scudetto ai rossoneri, ma altri meravigliosi, e voglio ricordarne due: si tratta di due colpi di testa.
Era il grande Milan degli olandesi e di Arrigo Sacchi, quello che venne a Napoli il 27 novembre dell’88: era il Milan del calcio totale, della linea altissima, e del fuorigioco. Tutto bellissimo, solo che noi avevamo Lui, che, incredibilmente, eluse il fuorigioco, beffando Giovanni Galli con un pallonetto di testa da 30 metri, quando il calcio diventa poesia. Resto in Argentina: è il 28 ottobre del 2009 ed i primi cinque minuti del match sono terribili per noi tifosi azzurri: Pippo Inzaghi e Pato acquisiscono il doppio vantaggio per il Milan, che durerà tutta la gara, o quasi. Inizia il recupero, e Luca Cigarini batte Dida con un bolide da fuori area. Fuorigrotta allora ricorda di essere vicina a dei vulcani, e ribolle, sbuffa fumo. Tre minuti più tardi, mentre gli spalti sembrano un girone dantesco, si stacca imperioso German Denis, El Tanque de Lomes de Zamora, ed è pareggio, ma sa tanto di trionfo. Chissà, magari domenica sera, un colpo di testa imperioso di Lukaku, un blitz in area avversaria di Buongiorno, potrebbero riportarci alla vittoria. Io ci credo. Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli