Robert Vignola
La Fiorentina sperava nella nona sinfonia, ma arriva il requiem ai sogni di gloria: l’esame di maturità i gigliati lo sbagliano proprio a lezione di Italiano, con l’ex che a fine gara può festeggiare un settimo posto che vale la proiezione europea. Partita giocata soprattutto sul fisico e sulla tattica, senza risparmio: rossoblù a trazione offensiva, Palladino si chiude giustamente nel dolore per la scomparsa della mamma e lascia il timone tecnico al suo vice Citterio che sceglie un centrocampo guardingo, lasciando a Kean e Gudmunsson il compito di graffiare.
Fischio d’inizio nella bruma. Apprezzabile l’approccio della Fiorentina, ma a strappare applausi è la percussione di Ndoye, che lascia un bel pallone dal limite a Dominguez: l’argentino ha però i piedi ancora freddi. Poco dopo ci prova anche Pobega, fuori misura. Poi si fa vedere anche la Fiorentina: splendida apertura del campo di Adli per Gudmundsson, che si ritrova troppo sotto Skorupski in uscita e non riesce a centrare il bersaglio. Tenere l’islandese è dura, Pobega dopo nemmeno un quarto d’ora ha già un giallo addosso. Ma anche Dodo finisce sul taccuino di Fabbri. Tuttavia, tra le polveri bagnate dei viola sui calci piazzati e la manovra sterile dei rossoblù, la partita si spegne un po’. Nel finale di frazione, Cataldi s’invola ma Skorupski tocca sopra la traversa, sul conseguente corner il portiere prima vede le streghe, poi risolve in mischia su un colpo di testa ravvicinato di Kean. Ndoye, toccato duro da Gosens, gioca gli ultimi quattro minuti su una gamba sola e dopo un lampo di Dominguez si ritrova il potenziale 1-0 sul ginocchio dolorante, calciandolo fuori.
Dall’intervallo al suo posto rientra Ferguson, che si piazza sottopunta e spinge Odgaard in fascia: la sponda dello scozzese manda dopo 17 secondi Castro davanti a de Gea, il diagonale supera il portiere ma impatta sul palo. Anche Pobega ci prova: stop e girata, l’estremo viola para a terra. Bologna caldo: il sinistro di Odgaard è velenoso ma de Gea si salva in angolo. Per scuotersi, la prima mossa della panchina viola è quasi scontata: dentro Sottil, gli lascia il posto Gudmundsson. Ma occhio a Castro: taglia il campo con un lancio da manuale, Dominguez è un puledro che si libera nella prateria e calcia in mezzo dove Odgaard di destro sblocca il risultato, facendo esplodere il Dall’Ara. Castro a tratti è devastante: raccoglie da Ferguson, fa il centroboa e offre all’accorrente Holm un’occasione che lo svedese sciupa malamente.
Il tabellone elettronico rischia il tilt nell’aggiornare gli spettatori sulle sostituzioni, in vista di un finale incandescente: nel Bologna Lykogiannis rileva Holm, poi Iling-junior e Posch prendono il posto di Dominguez e De Silvestri; nella Fiorentina fuori Colpani e Cataldi, dentro Ikone e Richardson, poi Parisi e Kouame per Gosens e Beltràn. I gigliati schiumano rabbia, Sottil sulla fascia è una furia e mette dentro per Richardson, che di testa trova solo le braccia di Skorupski. Partita vivissima, ribaltamento di fronte e Ferguson impegna severamente de Gea. Italiano al 90’ regala l’ovazione a Castro (entra Dallinga) e soffre nel recupero, dopo quattro minuti però può esultare e lo fa senza freni, avendo dimostrato proprio ai fiorentini che ha imparato a tenere il risultato…