Salvatore Savino *
La sconfitta di domenica sera con la Lazio ha lasciato, al di là della perdita del primo posto in classifica, solchi profondi negli animi di una parte della tifoseria. Troppo profondi però, a mio modo di vedere, come cercherò di spiegare in questo articolo. Innanzitutto, dobbiamo partire da un assunto che, per quanto possa apparire come un ovvietà, nel calcio, e ancora di più nel tifo, si tende spesso a dimenticare, e cioè che le partite si giocano in due: c’è un avversario di fronte, non siamo soli in campo, e questo avversario è esattamente come noi. Spera di vincere, si allena e si prepara, studia quali alchimie tattiche mettere in atto per fare punti. Quando questo avversario poi è tecnicamente valido, e ha un allenatore che si sta proponendo ad alti livelli sempre di più, ecco che può succedere che non si riesca a vincere. Ogni tanto bisognerebbe ricordarsi di questo piccolo particolare quando si parla in settimana prima della partita, quando si dibatte su quali calciatori andrebbero schierati in campo, e con quale sistema, o se il centravanti è in forma, o se Neres merita la titolarità e su quale fascia. Domenica sera, si è verificato proprio questo: la Lazio di Marco Baroni è una squadra di buon livello, molto ben messa in campo, e, soprattutto, con le idee molto chiare: si è presentata a Fuorigrotta con la sicurezza di chi non teme né l’avversario né l’eventuale risultato negativo, con la giusta attenzione a non esporsi agli attacchi azzurri, e la disponibilità a tentare qualche sortita in avanti sotto forma di ripartenza. Una iniziale predominanza di possesso palla non deve ingannare: si è trattato spesso di un lungo far girare il pallone in orizzontale, con frequenti retro passaggi al portiere. Nulla che lasciasse presagire la vittoria finale, insomma, che invece è arrivata proprio quando la partita ha provato a vincerla il Napoli. Non è un caso infatti se abbiamo preso gol in contropiede, quando proprio Neres ha esagerato nel dribbling e ha perso palla. A questo punto, sono venute meno le marcature preventive in caso di squadra alta e campo aperto, per cui paradossalmente attorno a Noslin c’erano vari giocatori del Napoli, ma nessuno in marcatura, nessuno così vicino da impedirgli il lancio a tagliare il campo. Oliveira commette poi un doppio errore: sbaglia la postura, per cui non riesce a intercettare il pallone, e poi lascia ad Isaakson lo spazio sul piede preferito, Il mancino, e così si prende gol. Come però dice giustamente Conte, si vince in undici e si perde in undici. Perché sostengo che questa sconfitta sembra essere stata accolta da parte dei tifosi azzurri con molte più preoccupazioni di quanto in effetti meriterebbe è abbastanza chiaro, lo dicono i numeri: nella singola partita, il Napoli è stato superiore alla Lazio in tutto, in tutti i parametri statistici che vengono adottati per analizzare un match, dal possesso, al numero di tiri, alle occasioni propizie, e così via. Al di là della gara, il Napoli lascia la testa della classifica questo sì, ma è secondo da solo, con la miglior difesa del campionato. Comprendo che essere i primi é più bello che secondi, ma questo conterà a fine campionato, non dopo che si è giocato solo un terzo delle gare previste. Deve essere chiaro a tutti, e sia la società che il tecnico lo hanno ampiamente chiarito e poi ribadito, che l’obiettivo di stagione del Napoli è la qualificazione alla prossima Champions League, e mi sembra che ad oggi sia pienamente raggiungibile. Certo, dovessimo trovarci a poche gare dal termine in una condizione di classifica che lascia spazio al sogno, non ci tireremo indietro, ma da qui a far passare una eventuale qualificazione in Champions come un fallimento, francamente non ci sto: in termini di aspettative, perché gli obiettivi sono chiari, e raggiungerli significherebbe un successo e non un fallimento, e anche in termini di concretezza: non si capisce perché si vuole ricordare, da parte dei criticatori seriali, che due anni fa abbiamo vinto lo scudetto, e non si vuole, con la stessa intensità, rimarcare che lo scorso anno siamo arrivati decimi e con una squadra allo sbando. Il Napoli è certamente migliorabile, e anzi, per lottare al vertice in Italia in Europa, è da migliorare, nella qualità della rosa, nelle variazioni tattiche, nei ricambi, ma di questo, state pur certi, se ne occupano quotidianamente e con impegno lo staff tecnico, per la parte che riguarda il campo, e la dirigenza per quello che concerne tutto il resto. Come dicevo all’inizio, in campo ci sono anche gli avversari, e vediamo qual è la squadra che ci ha tolto il momentaneo primo posto in classifica, l’Atalanta. La dea ha lo stesso tecnico da anni e ha una struttura societaria forte, che va consolidandosi sempre più, due motivi per i quali la posizione di vertice è legittima. Dal punto di vista tecnico tattico, l’Atalanta gioca, forse unica in Serie A, uomo suo uomo in ogni zona del campo, e questo fa ingannevolmente apparire gli orobici come degli invasati che corrono come forsennati in ogni zona del campo, perché dico ingannevole perché l’Atalanta è penultima in Serie A per chilometri percorsi in campo, segno quindi che corrono bene ma non molto in termini di quantità. La sfortuna dell’infortunio occorso a Scamacca, ha portato a Zingonia Retegui, che si è trovato quindi, grazie al sistema di gioco di Gasperini, a segnare un buon numero di reti in questo inizio stagione. Mi rivolgo ai tifosi del Napoli, senza nulla togliere al centravanti di San Fernando. Si vuole esaltare come un fuoriclasse, un calciatore che ha segnato 19 gol in 43 partite in Serie A. Ma attenzione alla variabile squadra: nel Genoa, sette gol in 29 partite, mentre nell’Atalanta di quest’anno 12 in14 gare. Vuoi vedere che il gioco di Gasperini, esaltando la prima punta e non solo, sta amplificando i numeri di questo pur bravo calciatore? Mi farebbe piacere se si analizzasse con la stessa attenzione i numeri del nostro centravanti: in Italia, ne ha segnati 75 in 142 gare, e i numeri già da soli impedirebbero anche un confronto omogeneo, ma aggiungerei che quest’anno, Romelu Lukaku, perché è di lui che ovviamente si parla, ha iniziato la stagione in ritardo per la preparazione, e, vista la priorità decisa da Conte di blindare prima la fase difensiva, sta giocando, contrariamente a quanto avveniva in passato, da solo in avanti, spesso plurimarcato, con poche nitide occasioni vere. Ciò nonostante, finora cinque gol e cinque assist. Lasciamolo crescere, stiamo accanto a lui, che è sì un campione, ed oggi, senza inutili confronti con il passato, è il nostro bomber, e va amato ed esaltato. Per quanto riguarda il confronto fra squadre nella loro completezza, quest’anno sicuramente l’Atalanta sta giocando molto bene, sta ottenendo grandi risultati, e si trova meritatamente in vetta. Nelle ultime partite però, qualche scricchiolio si è notato, con le vittorie risicate nel finale, con deviazioni fortuite, con qualche decisione arbitrale non proprio sfavorevole. In Champions poi, la sconfitta, per quanto dopo una bellissima prestazione, ha ricordato il celeberrimo “Per un pugno di dollari”, e cioè che “quando l’uomo con la pistola incontra l’uomo con il fucile, l’uomo con la pistola è un uomo morto”, come a dire che, per quanto sia forte l’Atalanta, se incontra un Real affamato di punti, difficile che ne esca vittoriosa. Ma chiudiamo con il Napoli, che è la nostra squadra del cuore, il nostro sogno. Ci aspettano due trasferte consecutive, Udine prima e Genova poi, e l’imperativo è riscattarsi e vincere entrambe, per poi chiudere l’anno con la terza vittoria consecutiva, con il Venezia in casa. Non è un obiettivo irraggiungibile, non è un sogno lontano, ma il traguardo concreto di una squadra che vuol tornare a vincere. Mister Conte starà lavorando alacremente per questo, ne siamo certi, e per questo siamo fiduciosi. Come sempre, tutti uniti, abbiamo un sogno nel cuore…Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli