Stefano Sale *
Premessa. Non è solo una questione tecnica. Evidente che è successo qualcosa, ben oltre i risultati. Sulle orme di Josè Mourinho. Decisione affrettata, fuori luogo ed irrispettosa. Assurda se pensiamo alla presunta fiducia dei Friedkin, ai tre anni di contratto, alla promessa di costruire un progetto a lungo termine in simbiosi col tecnico. Ma c’è anche una parte cinica, pragmatica ed ignorante, tutta americana. Difficile razionalizzare e non cavalcare l’onda emotiva del momento.
Ma facciamo un passo indietro. La parte tecnica. La partita sciagurata di Genova. Sembrava avessimo dato finalmente una sterzata dopo l’ennesimo inizio scellerato in campionato. Bella ed efficace nel primo tempo. Il Genoa messo all’angolo. De Rossi indovina l’undici iniziale, coraggioso con la sorpresa Pisilli, a scapito di Pellegrini, Soulè e Paredes, tutti in panchina. È una Roma che crea bel gioco ed occasioni ma non la buttiamo dentro. Colpa nostra. Ma passano in secondo piano anche errori arbitrali clamorosi ed un Var che non esiste.
Ma c’è anche un secondo tempo. Nella ripresa è un’altra Roma, irriconoscibile, quella vecchia, lenta, monopasso, che sbaglia tanto e che non lotta. La squadra si abbassa paurosamente, l’allenatore cerca di dare una scossa, ma i cambi non convincono. È surreale come arriva il pareggio del grifone al minuto 96 con soli 30 secondi da giocare. Un papocchio tutto romanista. Eri obbligato a vincere e la partita si doveva portare in porto. Cosi non è stato.
Daniele cercava una quadra, tra disguidi di mercato ed equivoci tattici. Ma adesso rimane la cruda realtà della classifica. Aveva cominciato bene nel dopo Mourinho ma poi peroʻ le cose sono andate diversamente. Solo 2 vittorie nelle ultime 14 partite e solo 3 punti su 15 in campionato. Peggio dell’anno scorso. Sedicesima in classifica. Siamo solo alla quarta giornata e c’è tutto un campionato davanti, ma questi sono punti persi che pagherai alla fine come già successo negli ultimi anni. Il divario con la vetta è gia netto. La Champions è già lontana. Ed ecco che arriva il pragmatismo degli ottusi americani. Che di calcio capiscono meno di zero. Dal loro punto di vista hanno dato a De Rossi una squadra da 100 milioni, entrare in Champions è obbligatorio. A Mourinho chiedevano lo stesso ed è stato cacciato ed umiliato nella stessa misura, in malo modo, e per molto meno. Con questi risultati, se sulla panchina ci fosse stato un qualsiasi altro, sarebbe già stato messo sulla graticola da noi tifosi. Alla faccia dei modi e della programmazione. Ma siccome qui si parla di Daniele, uno di noi, giustamente il popolo romanista è profondamente offeso ed umiliato.
Capitolo società. Succedeva con Mourinho, si è ripetuto con De Rossi. Unico interlocutore, a dover fare pure il lavoro da dirigente, unico a parlare su questioni societarie. De Rossi è stato lasciato solo come Mourinho, due geni della comunicazione. Ma non parlo dei Friedkin, parlo di chi ha la delega a difendere gli interessi della Roma, lato sportivo, economico ed istituzionale, un direttore sportivo, un direttore generale. Ghisolfi e Solokou non esistono. Società latitante. Per scelta? Se è un problema di lingua, esiste Claudio il traduttore, eventualmente. Dal parcheggio di Budapest in poi, non è cambiato nulla. L’ultimo a parlare è stato Tiago Pinto a gennaio per dire che andava via.
Allora riportate gente come Francesco Totti, uno che andava davanti alle Tv senza peli sulla lingua a cantarla dopo l’ennesimo furto. Gente come Josè Mourinho che parlava chiaro quando chiedeva giocatori, aiuto alla società, a difesa della Roma, che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Ed è anche per questo che sono stati mandati via. Daniele De Rossi ha pagato dazio per gli stessi motivi. Ghisolfi è arrivato 6 mesi dopo l’uscita di Pinto. Daniele ha pazientato ma anche bacchettato la società, sul mercato in ritardo, Dybala venduto, Zalewsky fuori rosa, poi i litigi con Cristante e Mancini. La Solokou ha quindi ha fatto rapporto ai Friedkin. Il pareggio negativo a Genova e la classifica ha solo dato l’assist giusto a procedere. Come fu per Josè dopo il derby, d’accordo con certi giocatori irriconoscenti e traditori. Chissà se hanno tradito pure lui. Avevano preso Daniele come parafulmine, ora si è capito. Non per niente il contratto è arrivato solo a giugno perchè non avevano altro di meglio. Ma si sono dati la zappa sui piedi, non sanno ancora che si sono giocati il rispetto. All’Olimpico non potranno più mettere piede, sarà contestazione.
Arriva Juric. Seconda scelta, dopo Pioli. Carattere fumantino alla Mou. Pane per i denti della Lina e dello zio Dan. Genoa, Verona, Torino. Buon tecnico di media fascia. Gioca coi tre dietro. Potrebbe anche far bene se lo seguono. Per risalire la china servono subito tre vittorie consecutive, a cominciare gia dallo scontro con la capolista Udinese. Alla fine contano solo i risultati, bisogna voltare pagina subito e sostenere Juric e la Roma, il bene primario. Lo speriamo per lui ma piú per noi. Sempre Forza Roma.
*Roma Club Dublino, tifoso Roma