Adesso basta chiacchiere

Salvatore Savino *

C’eravamo lasciati con la rabbia in corpo per la stagione orribile del Napoli dello scorso campionato e, a dire il vero, mi auguravo di poter riprendere i nostri appuntamenti settimanali con un inizio roseo, scoppiettante, che riempisse di entusiasmo i tifosi azzurri, ma purtroppo non è andata come speravo. I motivi ci sono però, e sono chiari. Facciamo un passo indietro: è il 10 maggio (la storia ha voluto una data…!) del 1752, e Beniamino Franklin inventa il parafulmine. Il personaggio deve essere molto caro al Napoli, visto che la scelta di Antonio Conte per la panchina azzurra ha avuto molto le caratteristiche dell’invenzione del fisico statunitense. Dopo l’annus horribilis infatti, il popolo azzurro reclamava a giusta ragione un cambiamento epocale, una variazione di rotta importante, un qualcosa o, meglio, un qualcuno, che dimostrasse la volontà di ripartire alla grande, e quale miglior soluzione del salentino? Un vincente, un duro, uno che quelli dai capelli più bianchi chiamerebbero Sergente di ferro, uno che non le manda a dire. Dal punto di vista societario rappresentava certamente la garanzia per poter dire ai tifosi: e cosa si poteva prendere di meglio? E soprattutto: scegliendo lui, sicuramente non potrete lamentarvi della società. La scelta è riuscita perfettamente, e in questi giorni se ne stanno vedendo i frutti. La stagione che deve essere quella del grande rilancio, è partita con una vittoria risicatissima, ai calci di rigore, contro un Modena poi sconfitto in campionato dal SudTirol, e successivamente, come in un incubo, con una sonora batosta in casa di un Verona che, visti i nomi dei calciatori in rosa, dovrebbe salvarsi con un miracolo o quasi.

L’ analisi deve partire dalle origini, dalla presentazione del tecnico nella meravigliosa sede di Palazzo Reale a Napoli, perché é da quel momento che si origina la partenza indecorosa della stagione azzurra. Conte ha dichiarato, senza essere smentito, di essere lui l’unico responsabile tecnico della squadra, e che sarebbe stato perciò lui, dopo i ritiri, a capire se, nella rosa attuale, ci fossero delle sorprese positive. Ha detto che sapeva della situazione di Osimhen e che non ne avrebbe quindi nemmeno mai parlato. Ebbe a dire in quell’occasione che l’allenatore bravo coniuga bello e risultato, altrimenti diventa tutto complicato. Orbene, con queste premesse, ci siamo preparati ai due ritiri con la sicurezza che avremmo rivisto una squadra che ci rendesse orgogliosi, che tornasse a lavorare con impegno, lasciando le maglie a terra impregnate di sudore. Gli unici punti fermi che Conte ha preteso restassero in organico erano Kvara e Di Lorenzo, e spero che questa scelta non si riveli errata. Dai ritiri sono emerse le decisioni del tecnico in relazione alle sorprese da trovare: Cajuste, Mario Rui, Lindstrom, Gaetano, non erano di suo gradimento, un po’ come un bimbo che apre l’uovo di Pasqua e trova un brutto ciondolino invece del supereroe tanto atteso. Per motivi a me ignoti, i calciatori non adatti al progetto (attenzione, non si tratta di valutare le qualità dei singoli, ma la loro aderenza e adattabilità alle scelte tecniche) vengono subito messi ai margini, senza né sfruttarli in campo, ma senza neanche averne già i sostituti, così deprezzando anche il loro valore sul mercato. Abbiamo poi scoperto che anche il neo Nazionale Folorunsho era stato probabilmente già ceduto all’Atalanta, che sembrerebbe essersi tirata indietro dopo l’infortunio di Scamacca, salvo poi prendere Brescianini e nella maniera che tutti conosciamo. E anche Folorunsho va tra gli esuberi.

Superato lo scoglio Modena in Coppa Italia ai rigori, senza esprimere un gioco non dico spumeggiante, ma almeno valido, anche se vanno concesse tutte le attenuanti del caso: il caldo, la preparazione pesante, l’avversario votato alla difesa ad oltranza eccetera, eravamo tutti pronti finalmente all’esordio in campionato. Il giorno prima, la conferenza prepartita dell’allenatore mi lascia totalmente basito: l’allenatore demolisce In pratica la rosa che ha a disposizione, parlando di totale ricostruzione, di non aver trovato in pratica quasi nulla da salvare, forse dimenticando che, qualche ora dopo, avrebbe dovuto chiedere a questa stessa rosa di battersi per vincere. E poi, dicendo di non voler ancora toccare argomenti strettamente tattici, afferma che lo scorso anno, con il quattro tre tre e la linea, si è arrivati i decimi. É  vero signor Conte, ma anche in questo caso ha forse dimenticato che, con questo sistema, l’anno prima ancora si era vinto il titolo, anche noi con distacchi siderali, e, negli anni precedenti, si era dato spettacolo in Italia ed in Europa. Sa com’è, abbiamo avuto Maradona, non siamo proprio l’ultima spiaggia del calcio internazionale, e abbiamo anche visto grande calcio negli anni. Toccando poi l’argomento calciomercato, si è detto in attesa delle operazioni che la società riuscirà a fare, ma che ci sono comunque anche ragazzi validi da valorizzare, come Iaccarino e Saco. Bene. Se ho ben capito, per lei quindi, deve essere chiaro a tutti che la rosa è scadente, che se dal mercato non arrivano novità si giocherà anche coi ragazzi, e che tutto quel che di buono dovesse arrivare avrà quasi del miracoloso.

Arriva però poi il momento della verità, arriva la partita. Alessandro Buongiorno, uno dei nuovi arrivi, ha un problema, e quindi il mister punta su Juan Jesus titolare. Forse non ha avuto modo di vedere l’ultima stagione del Napoli, perché altre spiegazioni non riesco a darmene, a meno che, ovvio, non vi fossero motivazioni dettate dallo staff sanitario o tecnico che impedissero altre scelte. Rafa Marin ha giocato un’intera stagione nella Liga, Oliveira, sotto la guida tecnica di Bielsa, ha giocato nei tre difensori in Coppa America fino alla finale., perché Juan Jesus? Nel nuovo sistema inoltre, Lobotka è apparso spaesato, quasi tornato ai tempi di Gattuso allenatore, e anche Politano è apparso in sofferenza, ma forse è troppo presto per dare giudizi di questo tipo. Quello che non è accettabile, in riferimento alla gara singola, è addebitare colpe al mancato mercato finora fatto dalla società. Prima di tutto perché Bongiorno, Marin e Spinazzola sono arrivati, e in secondo luogo perché al di là delle valutazioni di chiunque, ad oggi la rosa del Napoli ha due categorie di differenza rispetto a quella scaligera, e la sconfitta e il modo con cui è avvenuta devono far pensare, e molto. Anche i cambi non mi hanno convinto, per scelte e per momenti, ma è ovvio che ad un tecnico di enorme valore come Conte va data la massima fiducia e la massima vicinanza da parte del tifo, in questa fase almeno. Adesso è proprio Mister Conte però ad avere in mano le chiavi di tutto: e lui e solo lui a poter dettare la svolta per il Napoli e per i suoi milioni di tifosi. I tempi operativi, i contratti fiume, le trattative senza un domani, sono da sempre il leitmotiv del mercato azzurro. Siamo abituati a dire a giugno che bisogna rifondare ed arrivare a 10 giorni dalla fine del mercato senza aver concluso molto rispetto alle roboanti attese. Ma lei mister, non deve abituarsi a questo, né accettarlo.

Lei ha tracciato alla società le linee da seguire. Come da lei stesso dichiarato, è lei l’unico responsabile delle scelte tecniche: pretenda che le si diano i calciatori che ha chiesto, e se al 31 agosto dovesse ritenere che la società non l’abbia accontentata, dia un segnale forte, convochi una conferenza stampa e lo dichiari apertamente, abbandonando la barca. La vittoria del titolo due anni orsono, non deve essere per la società il lasciapassare per riportarci nel sottobosco della mediocrità calcistica: grazie per il titolo, per le coppe, per i grandi calciatori e le grandi vittorie che abbiamo visto, certo, ma ora bisogna guardare in avanti. I bilanci sono ottimi, ma, del resto, i tifosi non hanno mai lesinato il loro contributo. Ora però bisogna risorgere, e velocemente, perché il rischio di essere risucchiati nella palude del nulla tecnico è dietro l’angolo. Presidente, direttore, si chiudano le trattative in tempi brevi, e si consegni a Conte una squadra come lui ha richiesto. Ad esempio, non si conoscono i motivi, ma è indecoroso pagare la cifra folle dell’ingaggio di Osimhen e guardarlo sorridente godersi i soldi dei tifosi senza lavorare. Dopo la trattativa fiume del rinnovo, il procuratore del calciatore avrebbe dovuto avere il club acquirente già seduto al tavolo con il bonifico pronto, ed invece tiene in pugno tutto il mercato del Napoli. Occorre rispetto per Napoli ed i napoletani, egregi professionisti del pallone. Nessuno vuol pagare la clausola? Bene. Nessuno offre cifre congrue per il calciatore? Bene. Accetti di rinnovare spalmando l’ingaggio. Non accetta? Stia fuori dal progetto e stia fermo tutta la stagione; costerebbe una cifra, certo, ma la dignità non ha prezzo. Non si vuole essere così rigidi? Presidente, si accontenti di una cifra inferiore, ma si e ci liberi da questo incubo, e che sia da monito per il futuro: non sempre queste clausole sono fruttuose, si valutino altre metodologie contrattuali. Ed ancora: visto che i contratti del Napoli sono forse unici al mondo per lunghezza e clausolari, si cerchi di essere più celeri nelle trattative, altrimenti ogni volta si arriva a campionato iniziato, con i nuovi che devono ambientarsi, e tutte le noie del caso. Presidente, mi ripeto: Napoli non merita di essere argomento di discussione dai media nazionali perché le trattative azzurre durano mesi, perché, caso forse unico, un calciatore fa le visite per noi e va a giocare altrove, o perché qualche calciatore per settimane grida di voler andarsene, poi ci ripensa, e sembra tutto dimenticato, o perché chi non rientra nei progetti va in parcheggio, pagato per non giocare. Ha scelto dei grandi professionisti del calcio: che servano a far crescere un grande Club. Chiudo ritornando a mister Conte: sia chiaro un concetto anche a lei: fino alla chiusura del calciomercato cerchi di ottenere il massimo con quelli che ha, che non dovrebbero poi essere da retrocessione, e sappia che dal 31 agosto, se accetterà di allenare la rosa che avrà ricevuto, non ci saranno più attenuanti. Ha detto lei stesso di essere l’unico responsabile, e a quel punto lo sarà davvero. Perdoni il tono preoccupato, ma veniamo purtroppo da una stagione troppo negativa per essere più disponibili al dialogo, abbiamo paura che, come l’anno scorso, i piccoli aggiusti non risolvano, e ci potremmo ritrovare di nuovo al decimo posto. Una nota però di speranza posso tranquillamente dargliela: noi abbiamo fiducia in lei, nelle sue qualità, nella sua storia di sportivo che parla per lei: non ci deluda. Forza Napoli Sempre 

*Scrittore, tifoso Napoli