Bilanci? No, vittorie

Salvatore Savino *

L’appuntamento con l’articolo di fine anno è in genere dedicato al bilancio dell’anno appena trascorso,  e mi riferisco a quello sportivo, perché per quello contabile siamo tutti perfettamente coscienti che c’è chi ci pensa e lo gestisce splendidamente.  Sembra assurdo doverlo scrivere per me, eppure, nell’anno del trionfo, quello del terzo scudetto, del dominio in Italia e in Europa, quando immaginavo di poter dedicare questo mio appuntamento con voi al ricordo di quei momenti, alla festa di una città, alle immagini delle strade piene di azzurro, di bambini festanti, non riesco a scriverne. Non riesco a non parlare invece, purtroppo, della situazione attuale. In pochi mesi, caso forse unico, ma trattandosi di Napoli, l’unicità, sia essa in positivo o in negativo è la prassi, la squadra campione d’Italia, il Dream Team dei cuori partenopei, si è dissolto, sciolto miseramente come un gelato caduto a terra dalle mani di un bimbo. Forse questa è proprio l’immagine allegorica che rende chiaro lo stato d’animo dei tifosi: bambini che mangiano felici un bel gelato, sorridenti, magari passeggiando sul lungomare, quando, ad un tratto, qualcuno passando, urta il braccino e fa cadere loro il gelato.

Dopo un attimo di smarrimento, al bambino resta solo la sensazione della mancanza, dell’aver perduto la felicità in un attimo. Tornando alla realtà oggettiva dei fatti, oggi più che ricordare il recente trionfo, forse è più opportuno capire che fine faremo. Prima di affrontare l’argomento, credo che sia giusto stabilire i parametri con i quali intendiamo proseguire: lo scopo non è e non deve essere quello di distruggere tutto, di elencare errori commessi e giudicare solo negativamente l’operato della società o della squadra: non servirebbe a nulla. Un’analisi fatta da tifosi deve essere sempre guidata e dettata dall’amore per la maglia. Il senso non è quello di essere buonisti e far finta di non vedere la realtà, ma quello di cercare soluzioni oltre che evidenziare i problemi, mantenendo una certa onestà intellettuale. Dobbiamo cominciare con l’ammettere che il calo del Napoli ha origini lontane: già in primavera la squadra cominciava a mostrare le prime crepe, sia dal punto di vista fisico che tattico, in quanto man mano, le squadre avversarie avevano cercato e talvolta trovato le contromisure per affrontare gli azzurri: due esempi per tutti, il raddoppio sistematico su Kvara e la marcatura fissa su Lobotka. L’ enorme vantaggio accumulato però, ha come messo il silenziatore alla realtà. Tutto era dedicato ai preparativi per la grande festa, non si pensava al futuro, ma solo a gestire la gioia. Questo discorso però potevano farlo i tifosi, non doveva farlo la società.

Diciamo che già in quel periodo, la primavera, si poteva avere una certa contezza degli addii di Kim, Giuntoli e, soprattutto, Spalletti. Qui trovano, a mio parere, origine, i problemi di oggi. La scelta rivelatasi fallimentare di Garcia ha dato il la ad una stagione finora imbarazzante, nella sua pochezza di gioco e risultati. Il cambio con Mazzarri avrebbe dovuto portare la svolta, ed invece, i risultati e la relativa posizione in classifica, sono persino peggiorati, al di là degli avversari ostici incontrati. A questo punto sorge naturale un dubbio: ma vuoi vedere che anche gli osannati, acclamati, calciatori possano avere qualche responsabilità? Non è che magari qualcuno di loro si sia potuto crogiolare sul traguardo appena raggiunto, ritenendosi più forte di quanto fosse nella realtà? Non è che qualcuno, forse a giusta ragione, sempre dopo la vittoria, si aspettasse una qualche gratificazione economica, e si è visto invece consegnare una proposta di rinnovo contrattuale addirittura al ribasso? E ancora: non è che qualche calciatore poco utilizzato, visto che quest’anno non si vince più, voglia andare a giocare altrove? A questo dovrebbe rispondere con i fatti la società, e proprio questo mette i tifosi in ansia. Dato per scontato che ci si sia resi conto che non era vero che la squadra era talmente forte che avrebbe potuto allenarla chiunque, e spero anche del fatto che non sempre acquistare i giovani promettenti porta risultati immediati, adesso ci si aspetta che la società si comporti di conseguenza. I dubbi sono tanti, e sono suffragati dai fatti. Ad oggi, la classifica di campionato ci vede fuori dalla zona Champions, e a distanza siderale da quel primo posto finora nostro. La squadra è stata capace di fallire la pressoché totalità degli scontri con le compagini di pari valore: sconfitte con Inter, Lazio, Juve, Roma, Fiorentina, di cui alcune in casa, un risicato pareggio col Milan e una unica vittoria con l’Atalanta: roba da saltare dalla sedia per chi ama il Napoli, e invece? Quali sono le risposte?

Viene proposto il rinnovo di Osimhen (la trattativa più lunga del secolo) come una sorpresa di Natale per i tifosi, i quali invece si chiedono se non sia in realtà una vera operazione di reciproca copertura: a giugno, Victor potrebbe andare via in un club ed in un torneo di prestigio, e la società potrebbe incassare una congrua clausola rescissoria. In più: il calciatore, squalificato, chiede ed ottiene il permesso di partire per l’Africa in anticipo, e va via. Un po’ come se una nave rischiasse di andare alla deriva, e il comandante chiedesse, accontentato, all’armatore di scendere. Mah! Per la Coppa d’Africa anche Anguissa andrà via per più di un mese, Lobotka è infortunato, e la società come tranquillizza i tifosi? Annunciando la vendita di Elmas. Operazione più che ottimale dal punto di vista contabile, ma in campo non vanno i bilanci, canno i calciatori. Questi sono i dubbi che assillano i tifosi. In difesa, la squadra fa acqua, ed ora persino Natan sarà fuori per un paio di mesi. Cosa intende fare il club? Necessita con urgenza un centrale difensivo, ma uno forte, pronto, non altri esperimenti, e non vuol essere una critica al giovane brasiliano, che, ne sono certo, dopo un periodo di conoscenza del calcio italiano, diventerà un ottimo elemento. Rammentiamoci ad esempio, gli inizi difficili di koulibaly…

A centrocampo, gli uomini sono contati, e a tal proposito, un’altra domanda: Zielinski che fa? In tempi brevissimi si trovi una soluzione. A mio modo di vedere, se non rinnova con noi e non porta denaro andando via subito, va considerato un calciatore non utilizzabile: se non sarai più con noi, non posso più puntare su di te. Il rischio concreto è quello di non andare in Champions, di doverci ridimensionare, di dover rinunciare a calciatori di alto profilo. La società se ne è resa conto? Il Presidente si avvarrà delle competenze di uomini di campo, di gente che sa come si viene fuori da certe situazioni difficili? Deve essere per forza così: se si vuol ritrovare serenità, si deve rinforzare la rosa e potenziare le competenze e l’autorevolezza societaria. Il pubblico la sua parte la fa, e la fa sempre, nonostante i risultati miserevoli. Tra poche ore, a Fuorigrotta, il Monza verrà accolto da un sold out. Un pubblico così merita risposte concrete. Mancheranno in tanti, da Osimhen a Politano, a Natan, forse Lobotka, Elmas, Oliveira…Non deve contare nulla. Zero alibi. Chi andrà in campo, ci andrà indossando la nostra maglia, e dovrà riportarla a fine gara madida di sudore, e con i tre punti, onorando Il tricolore sul petto, e, ancor di più, onorando il popolo azzurro. Forza Napoli Sempre

*Scrittore, tifoso Napoli

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