Salvatore Savino *
L’ eliminazione del Napoli dalla Coppa Italia, al di là dell’aver perso uno degli obiettivi di stagione, (paradossalmente, visti i numeri di campionato, forse il più raggiungibile), ha probabilmente fotografato la cruda realtà della squadra azzurra, già considerabile, dopo soli quattro mesi, ex campione d’Italia. Non è a mio parere corretto valutare l’andamento del Napoli basandoci solo sul momento attuale o sui risultati, è necessario andare alle origini, a quando cioè il giocattolo meraviglioso è stato rotto, allo status quo ante. Ben prima della certezza matematica, possiamo affermare che il Napoli sapeva di essere campione d’Italia, e conseguentemente avrebbe dovuto prepararsi al futuro, e qui sono cominciate le dolenti note. Il Presidente sapeva che Spalletti voleva andar via, e non c’erano modi per trattenerlo. Andare ora a capirne i motivi, se è perché sapeva che avrebbe potuto solo far peggio, se è per i rapporti non idilliaci con ADL, se per altro ancora, è esercizio di retropensiero che nulla porta ai tifosi. Il dato è che Spalletti, così come Giuntoli, volevano cambiare aria. L’ultimo tentativo di trattenere il tecnico, la famosa PEC, risibile in un mondo, quello del calcio, dove i contratti spesso hanno la valenza di un appunto su un post-it, e’ miseramente crollato. È stato in questo momento, a mio modo di vedere, che e’ nato lo sfacelo del Napoli attuale. La dichiarazione, quanto mai inopportuna e fuori luogo, per cui il Napoli era talmente forte che chiunque avrebbe potuto allenarlo, è stato l’inizio della fine. Forse lo scopo era sottilmente sminuire il valore del tecnico, ma non ci si è resi conto che quello sarebbe stato, e purtroppo solo il primo di una lunga serie, un errore enorme. Da quel momento infatti, la gestione della situazione da parte della società è stata fallimentare. Si parla di casting allenatore, e già questo chiarisce che non c’era progettualità e determinazione. La Stampa specializzata elenca una serie di nomi di allenatori papabili per la panchina azzurra, probabilmente non rendendosi conto che le peculiarità tattiche di ognuno di loro erano, in alcuni casi, talmente diametralmente opposte, che forse sarebbe stato meglio evitare di creare nella piazza aspettative ed illusioni. Parlare di Italiano, Thiago Motta e Conte come probabilità tutte realizzabili, può avere solo due significati: o che bisogna riempire pagine e trasmissioni, o che si vuole evidenziare la mancanza di idee e di programmazione da parte della società Società che del resto non dà una mano, facendo scelte che ai più appaiono incomprensibili. A sorpresa infatti, la margherita sfogliata da ADL, porta al ritorno in Italia di Rudi Garcia. Solo successivamente, ancora più a sorpresa, arriva il nuovo direttore sportivo, Meluso, reduce da un periodo di sosta dopo un buon lavoro allo Spezia. Credo di non rammentare altre occasioni nelle quali la scelta del tecnico è precedente a quella del direttore sportivo. A mio modo di vedere, significa già destituire il dirigente del suo ruolo, costringendolo ad adattarsi a scelte non fatte da lui. Questo senso di approssimazione si riverbera poi anche sul mercato: si sapeva da mesi dell’addio di Kim, il miglior difensore del campionato scorso, eppure, dopo varie valutazioni, ( anche qui il casting?) Uno era rotto, uno costava troppo, uno aveva un brutto carattere ecc. Ai primi di agosto arriva il giovane Natan dal Brasile. Idem dicasi per la mediana, dove, dopo aver quasi salutato più volte Zielinski, e quasi accolto Gabri Veiga, arriva il giovane svedese Cajuste, che venne presentato, a seconda dei giorni, come vice-Anguissa o addirittura come vice Lobotka. Per sostituire poi Lozano nel ruolo di esterno alto a destra, il vice Politano, viene preso, pagandolo molto bene peraltro, il danese Lindstrom, buonissimo calciatore, ma totalmente diverso dal tipo di calciatore che interpretava il ruolo nel 4 3 3 azzurro. La stagione comincia poi con risultati altalenanti, ma soprattutto con scelte incomprensibili, talvolta autolesionistiche di Garcia. Il gruppo spogliatoio, la forza trainante del Napoli di Spalletti, si sfalda, perde i pezzi, tra infortuni dovuti alla preparazione atletica assolutamente carente dello staff del Francese, e problemi di gestione degli undici da mettere in campo. La società non ammette il proprio errore, e trascina il rapporto con Garcia anche dopo la sconfitta interna con la Fiorentina, non esonerandolo, aspettando fino alla sconfitta, anch’essa casalinga, con l’Empoli. Riparte il toto-tecnico: di nuovo in ballo Antonio Conte (assurdo solo pensarlo), tutti pronti ad accogliere Tudor (per qualcuno già a Napoli in tuta), e invece ecco il ritorno del figliol prodigo Mazzarri. E allora si passa sopra al passato, ci si dimentica dell’addio e di come avvenne, eccetera eccetera. Giusto: vista la situazione, tu ora servi a me, io servo a te, e amici più di prima… Nel frattempo però, la società azzurra continuava a distinguersi per comportamenti diciamo inusuali. Ancora oggi prosegue la trattativa di rinnovo più lunga di sempre, visto che il procuratore di Osimhen ha cominciato a incontrare Adl ad agosto, per interi pomeriggi. Ancora oggi non si sa se Zielinski rinnova o va via, e non si vede la luce all’orizzonte. Si sa che Demme dovrebbe andar via ( dovrebbe perché ormai non è chiaro nulla), ora sembra che anche Elmas potrebbe uscire (si rifiutano 30 e si vende a 25 ? mi suonerebbe stonato ), si sa che Anghissa ed Osimhen andranno in Coppa d’Africa, si è visto che forse Natan non è ancora in grado di reggere il peso del ruolo, si è visto che la rosa forse non è così forte come pensavamo, come ad esempio quella dell’Inter, ( Zanoli, Zerbin, Gaetano non danno le certezze dei titolari). Forse bisognerebbe rivalutare quanto Spalletti abbia reso campioni quelli che erano, e forse restano, dei buoni calciatori. Veniamo all’ oggi, che però è figlio di tutto questo ieri.
La partita di Coppa Italia con il Frosinone ha evidenziato, a mio parere, ogni singola parte di tutto quello che si è detto finora: Mazzarri sceglie, a mio parere giustamente, di fare un massiccio turnover ( rammentiamoci che anche il Frosinone ne aveva Cambiati otto), ed il paradosso è che la squadra è crollata proprio quando sono entrati i titolari. Fermo restando che, anche se non è certo il motivo del tracollo, vorrei rammentare che il Napoli era andato in vantaggio con un gol regolare di Simeone, annullato per decisione del Var che non era legittimato ad intervenire, ma che stavolta lo fa, mentre per il fallo su Victor con l’Inter non lo fa, oltre alla tolleranza del gioco duro del Cagliari dell’altro sabato, e ad altre, tante occasioni finora in campionato. Sarebbe forse il caso che la società si facesse sentire, ma nelle sedi e nei modi opportuni, e non con le interviste ironiche e le battute salaci. Credo di aver chiarito da dove arrivano i problemi del Napoli di oggi, dal passato, dalle scelte fatte e da quelle mancate. Oggi, poiché persino il tecnico è part time, i calciatori, non sapendo a chi dovranno dar conto la prossima stagione, pensano probabilmente più a se stessi, parlano con i procuratori, cercano di capire quale possa essere la strada migliore per il loro futuro, e questo porta scollamento, dubbi. Già la preparazione atletica ancora non ha raggiunto livelli da Serie A, se poi vengono meno anche stimoli e certezze, difficile che possano arrivare risultati positivi. Cosa bisognerebbe fare a mio parere?
Il Presidente torni ad occuparsi della gestione economica e finanziaria della società, demandi Il lavoro di gestire la squadra ai tecnici, a Meluso, a Micheli, a Mazzarri. Il tecnico, insieme allo staff, chiuda tutti nello spogliatoio, si confronti con tutti e con ciascuno, veda chi vuol crederci e chi no, chi vuol restare e chi no, chi vuole onorare la maglia e chi ci tiene un po’ meno, e tragga le opportune conseguenze per le scelte future. Si comunichi poi alla società chi deve andar via e di chi si ha bisogno, e stavolta la società non pensi solo al risparmio e bilanci. È in gioco la qualificazione Champions, l’ottavo con il Barcellona eccetera eccetera, ma, e non si dimentichi mai, è in gioco la nostra dignità, e sull’amore dei napoletani non è giusto giocare. Forza Napoli Sempre.
*Scrittore, tifoso Napoli