Mourinho alla vigilia della sfida con il Frosinone: “Non sono io il problema della Roma”

Nella foto: Josè Mourinho (foto Gino Mancini)

Impronosticabile a inizio stagione. Giallorossi sedicesimi, con soli 5 punti in sei partite col morale sotto la suola delle scarpini dopo il tracollo di Marassi. Ma l’obblico è ripartire. “Vogliamo e dobbiamo vincere, non dobbiamo cercare nessun tipo di alibi. Abbiamo avuto tre partite prima di finire il mercato dove quel punto unico ci ha lasciato in una situazione che penso che a tanti giocatori ha lasciato un peso. Ho pensato che dopo l’Empoli e lo Sheriff quel peso uscisse dalle spalle dei giocatori. Non è andata così con quel pari a Torino che in condizione normale sarebbe un punto positivo dopo una buona partita. A Genoa mi aspettavo continuità, un miglioramento e non è successo. A Genova sono successe tante cose. Ma come si riparte? Prima di tutto dobbiamo avere il coraggio di entrare in campo domani, avere il coraggio di accettare una reazione di grande romanismo che può essere un supporto o può essere una manifestazione di scontento. Dobbiamo avere il rispetto per questa manifestazione, positiva o negativa che sia, e avere rispetto per il Frosinone”. 

Serve una mossa alla Mourinho per cambiare il corso della stagione. “C’è qualcosa che non è andato bene ed è in questo tipo di momenti che uno si deve isolare. È la cosa più comune, quando si perde l’allenatore è un uomo solo. Un’altra cosa è quando tu sei solo per una tua opzione, ed è il mio caso. In questi ultimi due giorni mi sono isolato per mia scelta, per pensare e decidere da solo. Ci sono tante persone che danno opinioni, sia all’esterno che all’interno del club e del mio staff. Ieri ho fatto una riunione con i calciatori, in cui facevo delle domande e rispondevo come fossi loro chiedendomi di smentirmi se sbagliavo. Nessuno lo ha fatto, ci conosciamo molto bene e ieri non volevo sentire altre opinioni al di fuori della mia”.

Spalletti sostiene che il terzo anno è il più difficile perché si ha meno effetto sui giocatori. Mourinho non è d’accordo. “Se stai bene, non c’è differenza tra primo, terzo, quinto o decimo anno. I migliori rapporti possono arrivare al limite anche se non succede nulla di grave, finiscono senza un perché, ma non dipende da quanti anni vanno avanti. Il rapporto che c’è qui è bellissimo, esiste ancora e non ne ho avuti di migliori nelle altre squadre in cui ho allenato”.

Mourinho non sente di essere il problema della Roma e su un ipotetico rinnovo, fa spallucce. “Stiamo parlando di una situazione ipotetica e non mi piace parlare di ipotesi. Se non è successo non ti posso rispondere. Quello che ti posso dire è che tre mesi fa, parliamo di Budapest, c’era quasi un dramma a pensare che io potessi andare via. A Budapest ho detto ai giocatori che sarei rimasto, due giorni dopo abbiamo giocato con lo Spezia, torno in campo e lì ho detto ai tifosi che resto qui. Due o tre giorni dopo ho trovato Dan Friedkin e gli ho dato la mia parola che sei rimasto. Durante il periodo di vacanze ho avuto la più grande, la più pazza offerta di lavoro che un allenatore ha mai avuto nella storia del calcio e l’ho rifiutata per la parola ai mie giocatori, a Friedkin e ai tifosi. Tre mesi dopo sembra che io sono il problema, ma non lo accetto. Non leggo o guardo tv, ma ho amici e collaboratori che mi fa arrivare queste voci. Io non sono il problema. Le cose sono multifattoriali. Non si può dire nemmeno nelle vittorie il responsabile è quello lì. Lo siamo tutti. Sono tutte piccole cose che succedono in un’azienda o in una squadra. Io ho dato la mia parola e la rispetterò fino al 30 giugno 2024 sono qui a lottare ogni giorno per i giocatori, la proprietà e i tifosi. Solo una persona può dirmi che finisce prima del 30 giugno ed è mister Friedkin. Se non me lo dice sono qui fino a 30 giugno. Io domani non ho paura di entrare in campo ed essere contestato”.

Cristante sempre fondamentale, il dubbio è dove sarà impiegato domani. “Pinto ha fatto un’ottima spiegazione a settembre del modo in cui la Roma deve rispettare il financial fair play. Dobbiamo prenderci dei rischi, purtroppo siamo rimasti in pochi in difesa per giocare tre partite alla settimana. L’infortunio di Llorente fa parte della sua storia clinica, io sapevo che potevamo ritrovarci in questa situazione. Cristante al momento è il giocatore che ci dà di più, mettendolo in difesa ho peggiorato la squadra. Posso stare a quattro in difesa solo se convoco Joao Costa per giocare sull’ala destra (giocatore della Primavera, ndr). Mi aspetto di più dai giocatori, così come sono esigente con me stesso. Io e i ragazzi siamo amici, c’è empatia. Partiamo da una base che non ha prezzo, io non mi sento solo. Ma ora mi aspetto di vedere più in campo le cose che prepariamo. I nuovi cresceranno solo se noi andiamo a una velocità che gli altri mostrano loro”.

Calcio d’inizio all’Olimpico, alle ore 20.45.