Salvatore Savino *
Nelle case dei napoletani, la domenica sera c’è sempre un clima particolare: l’odore del ragù, che ha “pippiato” ore ed ore in cucina, prima di trasferirsi sugli ziti spezzati in sala da pranzo, continua a restare nell’aria, mescolandosi a quello intenso, caldo e avvolgente, del caffè di fine pranzo. É domenica, e in casa ci sono tutti: magari si è andati dai nonni, i bambini giocano a rincorrersi intorno al tavolo, mentre i grandi chiacchierano del più e del meno. Anche domenica scorsa è stato così, fino alle 20:30, poi, il rito sacro, la grande celebrazione dei tifosi napoletani, la partita contro…quella là. Quella che ha fatto versare lacrime di delusione a tanti di noi, a tanti che ora non ci sono più, e dal cielo continuano a tifare per il loro Napoli. Proprio quella là, quella di Core ‘ngrato Altafini, quella del deludente duo canoro “e oggi come allora difendo la città” Higuain-Sarri, quella che, dopo il volo imperioso di Koulibaly a casa loro, sconvolge il mondo del calcio, con una partita a San Siro dove non si ammonisce, perché… si è troppo vicini all’azione, quelli che, in una partita disputata nella lontana Pechino, vincono in doppia superiorità numerica, perché qualcuno conosce persino la lingua macedone… quella che da sempre incarna il potere.
Ora però, si è fatta sera: nelle case, l’unica luce che si vede è quella dei televisori, casualmente azzurrata, ed una sorta di religioso silenzio invade la città. Comincia la partita, e sentire i loro cori ostili quasi ci dà forza. La nota triste salta agli occhi guardando i loro striscioni, quando ci si rende conto che i cori ostili alla nostra città, vengono proprio da chi ci vive accanto. Tiri, parate, gol annullati, ammonizioni, var sì e var no, oggi non ci interessano. A mio parere, due sono le istantanee che resteranno impresse nella memoria: Zielinski, che ha vissuto la partita del 2018, al gol di Jack Raspadori, si lascia cadere, come il corridore che finalmente, dopo una lunga maratona, vede il traguardo vicino, e poi Spalletti, che, mentre squadra e tifosi si abbandonano al delirio, mani in tasca ed occhi bassi, scruta il prato verde, immaginando la luce della vittoria. Ed ora? Ora siamo lì, ad un passo dal sogno. Giro tra le strade della mia città avvolta di azzurro, con i bambini che giocano a pallone, indossando la maglia del Napoli. Si respira un’ aria incredibile. “33 anni, poco più, son mezza vita…” recitava una canzone romantica di qualche anno fa. É il tempo trascorso dall’ultimo scudetto, dall’ultima volta che abbiamo potuto invadere le strade con la gioia nel cuore, cantando e danzando per il trionfo della nostra squadra. Ogni tifoso ha, nascosto in fondo al cuore, un ricordo indelebile, un momento legato alla storia del Napoli. Facciamo in modo che, tra pochi giorni, tutti i napoletani potranno avere un ricordo comune: il ricordo del Napoli campione d’Italia. Permettetemi di inviare un pensiero ai nonni, a Rarà, a Franco, allo sguardo azzurro di Luca Montella, con cui per anni abbiamo condiviso un sogno, e che ora potranno festeggiare, abbracciati a Diego, nella loro personale tribuna in Paradiso. Anche Napoli, sulla terra, è un paradiso: facciamo tutti in modo di dimostrarlo. Abbiamo gli occhi del mondo su di noi, tantissimi turisti girano per le strade, con il naso all’insù e la bocca aperta, sconvolti dalla bellezza della nostra città. Mostriamo a tutti quanto di bello siamo capaci di offrire: dal mare al cielo, dalla musica al teatro, dal cibo all’arte. Facciamo festa, ma senza distruggere, senza danneggiare quella che è casa nostra, la nostra ricchezza, il nostro inestimabile patrimonio. Cantiamo, abbracciamoci, riempiamo questa città d’amore. Facciamo sì che, chi ci guarda da lontano, possa innamorarsi di noi e della nostra incredibile Partenope, al punto di aver voglia di venire a trovarci. Siamo figli di un vulcano e di una sirena, del fuoco e del mare, siamo un popolo che mette il cuore al primo posto, perché il cuore sa sempre cosa fare, anche se non ha studiato, anche se, come diceva il grande Totò, e’ nu core analfabeta.
” Stu core analfabeta… s’e’ ‘mparato a scrivere, s’e’ ‘mparato a leggere, soltanto una parola: ammore… e niente cchiù ” Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli