di Dario Ricci *
Salernitana in casa, Udinese in trasferta, Fiorentina in casa, Monza in trasferta, Inter in casa, Bologna in trasferta, Sampdoria in casa. Se i numeri – oltre che le sensazioni e le emozioni – hanno incorniciato il capolavoro-scudetto del Napoli targato Luciano Spalletti, non meno stupefacente è il calendario che ne ha scandito la lunga marcia tricolore. A vedere appunto le rimanenti sfidanti dei partenopei (sopra elencate) non si può non rimanere come minimo sorpresi che il terzo scudetto sul petto, il club di Aurelio De Laurentiis, se lo cuce avendo già affrontato tutti gli scontri diretti, e di fatto depotenziando il peso specifico sulla classifica che avrebbe avuto l’ultimo ancora da giocare, alla penultima giornata, tra le mura amiche del “Maradona”, contro l’Inter. Scherzi del calendario asimmetrico, certo, in cui il percorso fatto nel girone d’andata non corrisponde più ormai da qualche stagione in modo speculare a quanto affrontato nel ritorno, ma riprova ulteriore dell’eccezionalità del cammino e dell’impresa degli azzurri, che si godranno ora un mese di calcio-relax (pur interpretato ovvio con la massima professionalità) e avendo abbracciato il tricolore dopo aver già affrontato tutte le (quest’anno solo potenziali…) rivali dirette per il titolo. Come se oltre ai risultati – negli incroci diretti sono arrivate le tre sconfitte in campionato, con la Lazio e il Milan in casa, e proprio con l’Inter a San Siro – nella corsa scudetto avesse pesato anche il modo in cui i partenopei questi scontri diretti hanno affrontato, e che pure quello abbia – quasi a prescindere dal risultato stesso, appunto – in qualche modo fiaccato la resistenza degli avversari più accreditati. Un titolo quindi vinto contro le “medio-piccole”, certo, ma avendo già scalato le montagne più dure (del resto, siamo ormai prossimi al via del Giro d’Italia….), al punto da concedersi ora un insperato e forse ineguagliabile anche in futuro arrivo in pianura, e pure dopo una placida discesa.
Più difficile, cogliere già oggi il valore di questo scudetto in una prospettiva a medio, se non a lungo termine. Potrà questo Napoli aprire un ciclo vincente? Oppure già all’orizzonte si intravvedono sceicchi (vedi Paris Saint Germain) o campionati (leggasi Premier) o team blasonati (su tutti, il Real Madrid, magari…) pronti a sfilare (seppur a suon di milioni, visto che i cardini di questo scudetto hanno rinnovato i loro contratti piuttosto di recente…) a De Laurentiis i propri gioielli più preziosi? In questo senso, credo sia utile distinguere i due piani di lettura: il titolo del Napoli ha un valore di per sé, visto che arriva buon terzo nella storia partenopea e a 33 anni di distanza dal secondo dell’era-Maradona, e dopo che il club negli anni più oscuri della sua storia ha pure rischiato di scomparire. Arriva pure, questo titolo, dopo altre stagioni – e non poche! – di consolidamento al vertice del calcio italiano (si vedano le vittorie in Coppa Italia e Supercoppa italiana) ed europeo (con la presenza nelle coppe continentali per quattordici stagioni consecutive, e l’approdo ai quarti di finale di Champions per la prima volta nella storia). Insomma, all’ombra del Vesuvio ci sono le premesse per irrobustire ulteriormente le fondamenta di questo trionfo, che Napoli ha saputo meritarsi e costruirsi domenica dopo domenica, gol dopo gol. E che adesso, che festa sia!
*giornalista di Radio24-IlSole24Ore