Per aspera ad astra

Salvatore Savino *

Ho da sempre pensato che Napoli fosse un pezzo unico nella creazione di Dio. Quale altro posto del mondo nasce dal canto d’amore di una sirena, tra il fuoco bollente di due vulcani e la morbida sinuosita’ di una collina che si tuffa nel mare? Nessuno, naturalmente. Una città in cui l’arte ha raggiunto vette insuperabili, con pittori come Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Salvator Rosa, scultori come Sammartino, Fanzago, Bernini, e poi  poeti come Di Giacomo, Bovio, e poi Eduardo, Totò, Pino Daniele, una città che è stata ed è il sogno d’amore di tanti, che sa donare amore come la più dolce mamma che esista, ma anche la città della contraddizione, dell’inspiegabile, dove tutto quello che altrove sarebbe normale da noi diventa assurdo. Facciamo un esempio facile: mi trovate un altro posto al mondo dove una squadra di calcio, in testa al campionato dalla prima giornata, a circa 20 punti di vantaggio sulla seconda, e ai quarti di finale della Champions League, e i suoi tifosi si riuniscono prima della partita fuori dallo stadio, poi, durante la partita, scioperano, stanno in silenzio o intonano cori contro loro stessa società? Addirittura facendo partecipare i Supporters avversari?  Io tifoso, sto per vincere uno scudetto dopo 33 anni: e cosa faccio? Invece di gioire, cantare, esultare, protesto perché non posso portare il tamburo o lo striscione? Ho i capelli bianchi, mi è difficile accettare questi atteggiamenti.

Dopo la partita d’andata di mercoledì sera, di cui parleremo in seguito, ci attende una gara di ritorno che può regalarci un sogno, e non possiamo sprecarla. Persino mister Spalletti ha dovuto “minacciare” di andar via, se dovesse rivedere scene come quelle dell’ultima di campionato. Proprio in queste ore, il Presidente e le massime istituzioni dello Stato, stanno cercando di trovare un punto d’incontro, per consentire ai tifosi azzurri di poter andare anche loro ad esprimere la passione come quelli di tutte le altre squadre. Per Napoli e per il Napoli è una colossale occasione per festeggiare, e noi non siamo un popolo che storicamente di queste occasioni ne abbia avute molte. Allora, tutti quelli che possono adoperarsi perché davvero sia una grande, bellissima festa, lo facciano, senza alzare muri di intolleranza ed incomprensioni, di cui sinceramente non si sente il bisogno.

Parliamo della partita di San Siro: il Napoli ha giocato, a mio modo di vedere, un’ottima gara, soprattutto se si considerano le assenze, che hanno obbligato le scelte di formazione del tecnico. Pochi istanti di gioco, e potevamo già passare in vantaggio con Kvara, ma il giovane campione georgiano non è riuscito a concretizzare una clamorosa occasione. Il Napoli ha tenuto il campo con il cipiglio della grande squadra, ha irretito i rossoneri con una gara di applicazione ed attenzione, ha creato numerose azioni, effettuando più del doppio dei tiri rispetto all’avversario. Dov’ é  allora che abbiamo perso? Nella leggerezza con cui, nell’episodio del gol, Rui e Lobotka non hanno fermato, anche fallosamente, Diaz, nella direzione arbitrale, che definire indecorosa per la massima competizione europea è riduttivo, nel non riuscire ad essere concreti in zona gol quando manca Osimhen, e nel subire, talvolta, gol anche su tiri non irresistibili. Ora però, occupiamoci dell’aspetto a mio parere più positivo della serata di ieri: la capacità dei ragazzi azzurri, in 10 per l’insulsa espulsione di Anguissa, di unirsi e mettere paura al Milan in casa sua, salvatosi solo per avere, loro sì, un fuoriclasse tra i pali. Nella gara di ritorno, oltre al centrocampista del Camerun, mancherà Kim, ingenuamente caduto in una protesta teatrale che l’arbitro ha subito notato, tirando fuori il cartellino giallo. Del resto, un gesto di stizza si nota subito, ma chi vuoi mai che si possa accorgere di un calcio alla bandierina del corner, che si frantuma in vari pezzi, tanto da dover fermare il gioco e sostituirla? L’unica parola che mi viene è vergogna. Niente altro. Prima della gara di ritorno però,  c’è anche la partita con il Verona, che non deve essere messa in secondo piano. Amici miei, sono 33 anni che non vinciamo lo scudetto, mancano poche vittorie, e poi sarà festa. Sappiamo che occorreranno ancora sacrifici, gare dure, dovremo superare infortuni, arbitraggi indegni, e tutto quel che occorrerà per raggiungere il nostro traguardo, ma non ci spaventa nulla. “Per aspera ad astra”. Manca ancora poco da percorrere in questo lungo tunnel che è stata la stagione calcistica, e poi, come il sommo poeta, potremo uscire a riveder le stelle. Forza Napoli Sempre.

*Scrittore, tifoso Napoli

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