Salvatore Savino *
Sul Maradona brillano le stelle della Champions. Il successo sui tedeschi dell’Eintracht Francoforte consente alla compagine partenopea di accedere, per la prima volta nella sua storia, ai quarti della principale competizione europea. Anche in Europa la squadra di Spalletti non si limita a vincere e a superare il turno: nel mercoledì di Fuorigrotta gli azzurri controllano il match dal primo minuto, detengono il possesso del pallone con una supremazia pressoché schiacciante, sembrano quasi dover semplicemente sbrigare una pratica burocratica, tanta appare la differenza tecnica e tattica sul prato verde. Quando sul primo parziale sta per arrivare il doppio fischio dell’arbitro Taylor, un illuminante passaggio del genietto slovacco, Lobotka, libera Politano sull’out destro. Il tempo di alzare lo sguardo, e con un tocco educato, anche se non con il piede preferito, rimette la palla al centro dell’area di rigore. Sotto lo sguardo meravigliato di Anguissa e dei centrali teutonici, il ciuffo biondo di Victor Osimhen si eleva dal suolo fino a raggiungere vette imperscrutabili, resta sospeso a mezz’aria come i vecchi tifosi napoletani rammenteranno fece il nostro grande Beppe Savoldi a Cesena qualche decennio fa, e beffa Trapp con una parabola che va delicatamente a spegnersi sul lato opposto. In quel momento la partita della squadra tedesca finisce definitivamente, mentre il secondo tempo del Napoli diventa una sorta di show, per il compiacimento dei cinquantamila sugli spalti e di tutti i tifosi azzurri davanti agli schermi di tutto il mondo. Un Kim semplicemente sontuoso, osannato ad ogni tocco dal pubblico, un Osimhen che segna anche il secondo gol, continuando in questa sua personalissima stagione dorata, un redivivo Zielinski, in più occasioni su livelli di assoluta eccellenza internazionale, tutti sembrano incarnare un ruolo, un ingranaggio fondamentale, uno strumento melodioso inserito in una orchestra degna del miglior Von Karajan.
La cosa che più mi ha colpito della partita però, non sono stati i gol, né il gioco spumeggiante, né il predominio territoriale . Quello che mi é rimasto impresso negli occhi, è stata la mancata esultanza del nostro meraviglioso centravanti. Si è parlato, discusso, discettato in vari salotti televisivi, di questo atteggiamento apparentemente non gioioso di Osimhen. Io invece sono convinto di una cosa: Victor incarna perfettamente il Napoli di quest’anno. Il traguardo del passaggio ai quarti di finale è sicuramente un risultato di valore, motivo di gioia per i tifosi, ma non si è ancora vinto nulla. Credo che Osimhen, così come tutti i compagni, siano sintonizzati proprio su questo: non abbiamo ancora vinto, e questa vittoria, così come le altre, deve rappresentare solo un passaggio, una tappa del nostro giro d’Italia. Siamo scappati in fuga, abbiamo scollinato il Mortirolo con un enorme vantaggio sul plotone degli inseguitori; vediamo, anche se lontanissimo, il traguardo finale, ma non possiamo assolutamente concederci un momento di sosta. In campionato, domenica prossima, la festa del papà la trascorreremo giocando contro il coriaceo Torino di Juric. Solito discorso: difesa rigida, fisicità, uomini veloci in grado di infastidire la difesa azzurra. Spalletti starà sicuramente preparando le opportune contromosse per continuare a correre verso il tricolore. Si è capito ormai che il tecnico di Certaldo ha delineato la formazione tipo, quella che una volta avremmo chiamato dei titolarissimi, e, tranne piccole varianti, con questo assetto base affronta la stragrande maggioranza delle partite. Mi sembra una scelta giusta e condivisibile: siamo lanciati verso una vittoria che prima del campionato e prima dei gironi Champions sarebbe apparsa ben più di una utopia. Ah, quanti lamenti, quante proteste, quante critiche per questo Napoli soltanto qualche mese fa.
Il rinnovo appena ufficializzato di Stani Lobotka è un chiarissimo segnale per i tifosi: la società ha tutte le intenzioni di dare vita ad un ciclo, di collocarsi nel gotha del calcio internazionale, mantenendo inoltre anche una gestione oculata, precisa, senza voli pindarici di bilancio e senza svenarsi dietro calciatori sulla via del tramonto quando non già sulla via della notte fonda. Dopo il Torino ci saràla sosta per le nazionali, e l’Italia giocherà proprio al Maradona contro l’Inghilterra. Mi perdoneranno i lettori se di questa sosta l’unica cosa che mi interessa è la speranza che i calciatori del Napoli, compatibilmente con gli impegni delle rispettive nazionali, possano riposare, riprendere fiato dopo questa rincorsa fantastica che è cominciata in un afosa serata di agosto, tra mille dubbi, mille critiche, mille discussioni inutili, e che ci sta portando a cullare il sogno più bello che un tifoso possa fare .
A proposito di sogni. Amici dal cuore azzurro, proviamo a lasciarci cullare dal gioco meraviglioso del nostro Napoli, chiudiamo gli occhi ed immaginiamo cosa potrebbe succedere, di qui a poco, nella nostra città. Già tante strade cominciano a tingersi di azzurro, tante bandiere cominciano a garrire sui balconi di ogni quartiere, sempre più bambini indossano la maglietta della nostra squadra pronti a gioire, a cantare. E, proprio come bambini, anche noi prepariamoci a fare festa, a ridere e cantare. Sono anni che aspettiamo, ed abbiamo il diritto di essere felici.Tutti insieme verso il tricolore, e, perché no, verso una semifinale, verso un’altra notte di stelle…Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli