Il poker e il tris: in Europa è il nostro calcio (per ora) a dare le carte

Nella foto: l'esultanza di Paulo Dybala (foto di SALVATORE FORNELLI )

di Dario Ricci *

La descrizione di un attimo. Sforzandoci, anche dall’asimmetrico punto di vista di questa bandierina, di fugare le nubi cupe che si addensano sul futuro di tutti noi, tocca aggrapparsi, convinti, al poco che la realtà ci offre. E allora quei due sinistri folli e improvvisi, diversi e pure simili, che Angel Di Maria e Paulo Dybala hanno disegnato nella notte europea appena trascorsa, trasudano calcio ma pure libertà, orgoglio, bellezza, fantasia, coraggio, e infine pure pace. Sì, pace, perché la bellezza mette tutti d’accordo, e accomuna nell’ammirazione e nella percezione del senso, del significato, dell’emozione comune a tutti noi.

E’ con un senso quindi di estetica gratitudine che plaudiamo ai due argentini campioni del mondo che hanno riannodato con i loro tiri mancini il filo tra leggerezza, volontà e direzione emotiva, e poco importa – anzi, forse è proprio questo il silente miracolo – che tutto ciò affiori e arrivi da un campo di calcio, che altro non è poi che un prato verde dove far correre un pallone e l’immaginazione.

E a immaginarlo per quel che si è visto finora induce un cauto ottimismo, il percorso europeo delle nostre squadre. Tra Europa League e Conference League abbiamo calato un bel poker, e sarà interessante ora vedere come proseguirà il cammino di Juventus e Roma, che liquidate Nantes e Salisburgo, dovranno ora vedersela rispettivamente contro Friburgo e Real Sociedad, compagini che stanno frequentando con continuità i quartieri alti di Bundesliga e Liga, tanto per capirci. In Conference la Fiorentina (che lentamente sta trovando i gol di Jovic e Cabral e rivitalizzando il talento di Bonaventura e Saponara) sfiderà i non irresistibili turchi del Sivasspor (invischiato nella lotta salvezza nel campionato nazionale), la Lazio gli olandesi dell’Az Alkmaar, nel quartetto di testa in Eredivisie. Insomma le insidie non mancano, ma neppure la ragionevole possibilità di calare un altro poker.

E pure la Champions c’ha per ora regalato un tris niente male. Ovvio che quanto fatto di buono all’andata, dovrà essere confermato al ritorno, ma il tris di vittorie già ha un suo peso specifico, anche per i segnali che le italiane hanno lanciato non solo agli altri, ma anche a se stesse: il Napoli, sbancando Francoforte, ha acquisito ancora maggiore consapevolezza e si è messo ora nel piacevole problema di non dover trasformare la propria superiorità in superbia, proprio contro una squadra di certo imperfetta, ma altrettanto sicuramente capace di fiammate capaci di scottare l’avversario di turno; se Spalletti saprà guidare al meglio questa transizione (e vien da dire che lo spogliatoio partenopeo ha già dimostrato di saper gestire i tanti momenti esaltanti e i pochi deludenti di questa stagione eccezionale) ecco che si apriranno orizzonti incogniti alla navigazione continentale degli azzurri. E anche le milanesi – cui pure spettano gare di ritorno sulla carta ben più ostiche – hanno messo in campo un’identità diversa (Milan) o ritrovata (Inter) che si sta dimostrando funzionale allo scorcio cruciale della stagione in arrivo: il “nuovo” Diavolo disegnato da Pioli ha certo approfittato di una versione dimessa del Tottenham che ben difficilmente si riproporrà a Londra, ma ha al tempo stesso messo in mostra volontà e tenuta tattica intorno al 3-4-3 rimodellato dal tecnico scudettato e fresco vincitore della Panchina d’Oro; e l’Inter uscita vittoriosa dalla ‘battaglia del Meazza’, primo tempo del confronto col Porto, è ora rinsaldata nelle sue solide certezze, dall’efficacia dell’impianto di gioco, al ritorno di Lukaku (vero crack di questo segmento d’annata, se confermato), alla duttilità di Chalanoglu e Barella. E poco importa, in casa nerazzurra, che i nervi siano sin troppo spesso tesi e scoperti (come evidenziato dalle storie tese prima tra Lukaku e Barella, poi tra Onana e Dzeko): scariche elettriche che – anche qui – toccherà a società e Simone Inzaghi canalizzare e mitigare, ma che almeno in questo stadio testimoniano feroce voglia di vincere, ingrediente fondamentale per poter inseguire qualificazione Champions, Coppa Italia e continuare passo dopo passo, con fiducia, la campagna in Champions. Insomma, in attesa di scoprire tutte le carte che hanno in mano i nostri avversari, le italiane si scoprono invitate non casuali al tavolo del tris di coppe continentali.

*giornalista di Radio24-IlSole24Ore

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