Plusvalenze: le motivazioni della condanna della Juventus al -15: “Illecito ripetuto e prolungato”

Nella foto: Andrea Agnelli-Pavel Nedved-Federico Crerubini-Maurizio Arrivabene (foto Daniele Buffa/Image Sport)

Trentasei pagine con cui la Corte Federale d’Appello della Figc ha motivato la condanna della Juventus a 15 punti di penalizzazione nell’attuale campionato, oltre alle sanzioni inflitte ai componenti del CdA bianconero dimissionario. Il dispositivo è stato reso noto dalla Figc sul proprio sito internet: “La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione”. Nel merito è stato ritenuto che la Juve abbia commesso l’illecito “vista la documentazione proveniente dai dirigenti” del club “con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture”.

La Corte di appello federale della Figc ha ammesso la richiesta della Procura di revocazione del processo plusvalenze per la Juventus “di fronte a un quadro dei fatti radicalmente diverso per l’impressionante mole di documenti giunti dalla Procura della Repubblica di Torino che ha evidenziato l’intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori. Per quanto riguarda la sanzione – proseguono le motivazioni – la Corte ha tenuto conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione e della stessa intensità e diffusione di consapevolezza della situazione nei colloqui tra i dirigenti della FC Juventus S.p.A”. Nei fatti nuovi che hanno portato alla riapertura del processo sportivo per le plusvalenze “non sussistono evidenze dimostrative specifiche per le altre società”. I giudici sportivi hanno infatti ritenuto che “nei fatti nuovi sopravvenuti non sussistono evidenze dimostrative specifiche che consentano di sostenere l’accusa e tanto meno appare possibile sostenere che vi sia stata una sistematica alterazione di più bilanci”.

Il ‘Libro nero FP” (dove per FP si intendono le iniziali di Fabio Paratici, ex dirigente della Juventus condannato a 30 mesi di inibizione dalla Corte d’Appello Figc) è uno dei documenti raccolti dalla Procura di Torino nelle perquisizioni presso gli uffici della Juventus. Si tratta di un foglio A4, un manoscritto redatto dall’attuale ds bianconero Federico Cherubini (come spiegato da lui stesso agli inquirenti) contenete una serie di appunti in vista dell’incontro in programma con Paratici per discutere del suo rinnovo di contratto. Nelle sue motivazioni, la Corte d’Appello della Figc definisce “inquietante” il documento, ritenendolo fra “i più rilevanti elementi dimostrativi, citati anche dalla Procura federale… Un tale documento, si noti, non è mai stato disconosciuto dal redattore (Federico Cherubini) ed è stato difeso dalla FC Juventus S.p.A. che, unitamente al predetto dirigente, lo ha fatto proprio, solo proponendone una interpretazione diversa rispetto a quella offerta dalla Procura federale, sostenendo si trattasse di un normale ‘appunto’ di lavoro”. “L’elemento dimostrativo più rilevante – si legge ancora nelle motivazioni della Corte federale -, non è solo il contenuto testuale di detto “Libro Nero di FP”, di per sé sin troppo esplicito. Rileva piuttosto (quale conferma irredimibile del relativo esatto contenuto) il contesto nel quale esso è stato redatto… Cherubini era pronto a mettere sul tavolo della discussione quelle che lo stesso riteneva essere importanti ‘differenze di vedute’: cioè il fatto che Fabio Paratici avesse costantemente operato attraverso un sistema di plusvalenze artificiali”. 

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