Salvatore Savino*
Dite ai napoletani di stare tranquilli, disse qualcuno pochi anni fa, prima di andare nell’unico posto dove i napoletani tranquilli non sarebbero stati, e solo poco tempo dopo aver cantato a squarciagola che …”oggi come allora difendo la citta’…”. Vorrei chiarire che la cosa non ci turba più di tanto: innanzitutto, perché, con grande rispetto e stima come calciatore nei confronti di chi pronuncio’ questa frase, ho visto andar via da questa squadra l’unica e vera divinità del calcio di ogni tempo, quindi diciamo che, in proporzione, non mi sono nemmeno accorto del passaggio sabaudo del calciatore in questione. Accanto a questo, va anche detto che di “tradimenti” calcistici di questo tipo, Napoli ha un armadio dei ricordi zeppo di cimeli. Dal “core ‘ngrato” di Piracicaba, José Altafini a tanti altri campioni che, raggiunta fama e notorieta’ internazionale in maglia azzurra, sono andati a guadagnare cifre iperboliche altrove, cifre che mai la societa azzurra avrebbe potuto dare loro.
Questo preambolo per esprimere a chiare lettere a chiunque pensi di essere inamovibile, intoccabile, e via dicendo, che se dovesse scegliere di andare altrove, ce ne faremo una ragione, ci abitueremo al doloroso distacco. Quello che muove il cuore del tifoso deve essere la maglia, la propria identità, culturale e storica, e non chi la indossa momentaneamente. Non c’e più il calcio romantico dei Gigi Riva che infiammo’ l’Amsicora di Cagliari con il meraviglioso scudetto del 1970, o dei Rivera e dei Mazzola alla Scala del calcio, della bandiera gigliata di Antognoni o dell’orgoglioso Totonno Juliano all’ombra del Vesuvio.
Non esiste più quel calcio, quello delle figurine scambiate di nascosto sotto i banchi di scuola, del Pizzaballa che non usciva mai e delle mani arrossate per le sfide a “pacchero” sui muretti dei lungomari nei paesi di vacanza.
E se questo calcio non esiste più, inutile stare qui a soffrire , in attesa che si sciolgano le riserve, finiscano le valutazioni, si elenchino i bonus raggiungibili e quelli no, i prestiti con diritto, con obbligo, a rate , in saldi, e cosi’ via.
Bisogna fare il tifo per la propria squadra, sperare che la propria societa’ riesca a fare operazioni importanti, che migliorino il valore della rosa, per poter riprovare a vincere. Il Milan quest’anno ha vinto il titolo con un monte ingaggi inferiore alle tre dirette concorrenti, a dimostrazione che non contano solo i denari ma anche la competenza, l’individuare giovani di valore, e una serie di fattori imponderabili che conducono alla vittoria.
In questi giorni mi sembra che si stia dando troppo rilievo ai singoli calciatori e alle loro scelte, e poco alla costruzione della squadra. Ad esempio, con stima, affetto e riconoscenza verso i calciatori, ma se qualcuno fa le sue giustissime valutazioni economiche che prescindono dall’ amore per la citta’, la pizza, i mandolini e via , mentre forse ci si sarebbe aspettati un : ” voglio restare a vita, qui c’è la mia firma, metta la societa la cifra”, se qualche altro pondera molto seriamente prima di accettare un’offerta che resta da capogiro per per le casse del Napoli, se altri vanno in tornei importanti solo dal punto di vista economico anche rinunciando a traguardi prestigiosi di carriera, mi spiegate per quale motivo gli unici che non dovrebbero pensare ai loro interessi sono i tifosi?
A noi deve interessare la maglia, noi vogliamo vincere, o almeno gettare le basi per poterci provare concretamente. Il Napoli, pur nella limitatezza di mezzi dovuta al non avere alle spalle colossi economici in grado di sopperire anche a gestioni particolarmente onerose, rarissimamente ha tradito le aspettative. È venuto meno il risultato finale, ma in campo non va la società…ogni tanto bisognerebbe rammentarlo.
Se qualcuno preferirà andare via per guadagnare di piu’, avrà da me sempre stima e rispetto, basta che non ci voglia propinare la favoletta del voler competere per vincere qualcosa, perché con impegno e abnegazione, si puo’ vincere anche qua, come qualcuno che ora gioca nei campi immensi del Paradiso ha ampiamente dimostrato. Se cio’ dovesse verificarsi, pero’, non ci sarebbe piu’ dolore, perche’ quello poteva esserci per Diego, ma solo una grande delusione, che esprimo con una frase di Oriana Fallaci: ” Niente ferisce, avvelena, ammala quanto la delusione. Perché la delusione é un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita, cioe’ da un voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo…”
Ma se esiste la delusione , se esiste il tradimento, l’abbandono, esiste anche l’amore. Per qualcuno, per qualcosa, per una squadra.
Voglio salutarvi con due frasi, nel giorno del suo compleanno, di un enorme poeta, definito da Gabriel Garcia Marquez
” il più grande poeta del ventesimo secolo, in qualsiasi lingua”, e difficilmente potrei non essere d’accordo con questa affermazione.
Il poeta in questione é il premio Nobel
Pablo Neruda , di cui vi riporto due citazioni sull’amore:
” Voglio fare con te cio’ che la primavera fa con i ciliegi”
e poi:
” T’amo senza sapere come , né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo, perché non so amare altrimenti…”
Anche quello di un tifoso è un amore grande, fatto di dolcezza e rabbia, di momenti di gioia e di calde lacrime di delusione, ma poiché é amore, prende l’anima senza limite alcuno.
Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso del Napoli