L’Italia riparte da Mancini. Domani la Turchia poi, spazio al futuro

Nella foto: il Ct Roberto Mancini (foto Daniele Buffa/Image Sport)

Massimo Ciccognani

E alla fine Roberto Mancini ha fatto la cosa più giusta. Lo sconforto e la delusione per la mancata qualificazione al mondiale, purtroppo, resta, e non solo in lui, ma il Ct ha deciso di continuare. E’ tornato a parlare in vista della partita di domani a Konya contro la Turchia, inutile e indigesta, con lo sguardo proiettato soprattutto verso il futuro. Intanto, prima della conferenza stampa, l’annuncio che anche Florenzi e Politano non prenderanno parte alla trasferta turca. E la prima cosa che ha fatto il Ct, è stata quella di difendere Jorginho, Immobile e Insigne che per primi avevano lasciato Coverciano. “Io li ho obbligati ad andare via perché se posso fare qualcosa per loro e per i club noi lo facciamo… Non avrebbero giocato, alcuni non erano al meglio fisicamente. Alcuni di loro li ho obbligati ad andare: il Chelsea ci ha mandato Jorginho tre giorni prima, non gli ha fatto giocare l’FA Cup. Anche Florenzi e Politano, non al meglio, li ho rispediti a casa perché non avrebbero giocato. Insigne aveva problemi fisici già da prima. Immobile sarebbe andato in tribuna, Mancini e Verratti avevano problemi fisici. Insigne al 50% sarebbe andato in tribuna per provare soluzioni alternative. I ragazzi in questi anni hanno meritato tanto, non è stato solo un Europeo ma un tragitto lungo tre anni con una serie di partite senza sconfitte e va dato merito a questi ragazzi. Ci sono qui calciatori speciali, è stato creato un gruppo speciale: non sono nel gruppo squadra, ma anche tutto ciò che c’è intorno”. 

E allora, pronti a ripartire. Da Mancini, ovviamente. “Abbiamo parlato col presidente in questi giorni, siamo allineati su tutto. Fa piacere, poi ne riparleremo nei prossimi giorni: ora pensiamo a questa partita, poi con calma discuteremo sulle cose da migliorare per il futuro. Tutto qui”. 

Sul perché non siamo andati al Mondiale, Mancini non può che guardarsi alle spalle. “E’ inutile stare a trovare spiegazioni… Il nostro gruppo dovevamo vincerlo almeno con due punti di vantaggio sulla Svizzera. A Basilea la partita doveva finire 3-0, in Bulgaria doveva finire in goleada. La squadra ha sempre giocato: può essere stata più imprecisa ma questo è il calcio, le cose ci sono andate storte. La gara di Basilea la ricordate tutti: dovevamo vincere 2-0 stando stretti… Però è così, inutile stare a pensare o a cercare scuse. E’ accaduto ciò che è accaduto, dobbiamo accettarlo”. 

Una Nazionale smarrita dopo la vittoria dell’Europeo, ma tanti attestati di stima. “Mi sembra una cosa normale nel calcio. Mi fa piacere, grande piacere: noi in questi 4 anni abbiamo cercato di fare il massimo di ciò che potevamo fare, cercando di vincere ma anche giocando un calcio diverso. Non è stato solo il mese dell’Europeo, ma un percorso di tre anni dove abbiamo quasi sempre vinto. Anche questa è una cosa positiva e importante, poi nel calcio le cose possono cambiare dalla sera alla mattina ma questo fa piacere”. 

Con la Turchia, per ripartire. “Bisogna ripartire, ricordando che ci saranno poi in futuro anche gare importanti. I turchi li conosco abbastanza bene, erano un po’ più giovani quando io ero al Galatasaray. E’ sempre stata composta da giocatori bravi tecnicamente, li abbiamo sfidati anche all’Europeo. La Turchia ha sempre avuto giocatori bravi”.

Si parla tanto di rivoluzione. “Questo lo valuterà Gravina, noi possiamo parlare di cose tecniche… Quella attuale è una squadra che, con qualcuno dentro, poteva giocarlo per vincere il Mondiale. A giugno un po’ di inserimenti ci saranno perché è giusto così, dobbiamo pensare all’Europeo tra due anni”. 

Obiettivo migliorare. “Inseriremo sicuramente ragazzi più giovani, sperando possano avere esperienze importanti nei loro club perché questo è fondamentale. Lavoreremo su questo e vedremo quale sarà la situazione generale. Quando ci sono sconfitte si analizza più profondamente il perché, vanno analizzate tante cose… Poi nel calcio queste cose possono sempre accadere: ci sono nazionali importanti che non vincono nulla da 60-70 anni, l’Italia da questo punto di vista è più avanti. A volte si esagera anche parlando di motivazioni, ma semplicemente esistono momenti che non devono andare in quel modo. Cosa posso dare in più a questa squadra? Sul gioco non lo so, dipende anche dalle caratteristiche dei giocatori. Mi sento di restare perché sono ancora a giovane: volevo vincere un Europeo e un Mondiale, quindi per il Mondiale devo aspettare un attimo. Mi piace questo lavoro e coi ragazzi voglio riorganizzare qualcosa di importante. A parte la delusione, il resto va avanti…”

Domani a Konya, calcio d’inizio alle 20.45.

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