Robert Vignola
Come bere un bicchier d’acqua, pardon!, di Coca-cola? Non proprio. Il Portogallo ha gioco facile nel regolare un’Ungheria generosa al cospetto del Re ribelle Ronaldo, al punto tale da sfiorare l’impresa per poi sciogliersi nel finale una volta che la diga ha ceduto.
Primi minuti con Jota che pare il più ispirato tra gli andalusi,i magiari invece controllano con molta attenzione la situazione, anche a costo di figurare come rinunciatari. Ma la vera occasione della prima frazione capita sulla testa di Szalai, in mischia sugli sviluppi di una punizione: Rui Patricio è costretto agli straordinari per evitare il peggio. Tre minuti e Diego Jota riceve in area ma non angola abbastanza per superare il portiere avversario. Alt, poco prima dell’intervallo, un tentativo di Cristiano Ronaldo.
Nella ripresa l’Ungheria cerca di farsi più intraprendente e il Portogallo fatica a trovare il bandolo della matassa. Sallai impegna così nuovamente Rui Patricio, mentre la difesa ungherese stringe denti e ranghi e svetta nel gioco aereo. Quando non sono i giocatori di movimento a ribattere, Gulacsi chiude i varchi, come sul tentativo di Bruno Fernandes. A un quarto d’ora dalla fine, sul rovesciamento di fronte dopo una conclusione larga di Szalai, irrompe il Var: il tocco di mano però non c’è e il Portogallo si dispera quando la rete che si gonfia è quella alle spalle di Patricio. Anche qui, però, interviene la terna: è fuorigioco. Lo 0-0 sembra segnato (ed anche giusto), Raphael Guerreiro in mischia trova la deviazione che spiazza Gulacsi. E’ l’84’ ed è l’avvio di una frana. Passano due minuti e Orban fa fallo, rigore trasformato da Ronaldo. In pieno recupero ancora Cr7sale in cattedra per seminare il panico nella difesa e superare il portiere in uscita.