Massimo Ciccognani
Quella dell’Olimpico è stata la vittoria dell’uomo qualunque, di quel Gennaro Gattuso che prima di essere un allenatore, è soprattutto un grande uomo. Le sue lacrime alla fine, sono la sintesi della sofferenza di un uomo al quale nessuno ha regalato mai nulla. Tutto quello che ha avuto, lo ha conquistato con il lavoro e con il sudore. Gattuso, è l’espressione più bella del gentleman del calcio, capace pure di sorridere anche quando la vita ti strappa gli affetti più cari. Un uomo vero, allontanato troppo presto da un Milan in stato confusionale, ma capace di rinunciare a quanto gli era dovuto pur di veder pagati i propri collaboratori. Scene già viste, a Pisa, in Grecia. Chiamatelo gentleman e voletegli bene a questo Uomo qualunque che scopri unico nella sua semplicità. La sua storia da calciatore non gli fa difetto: ha vinto tutto, per poi avventurarsi in un mestiere che ha iniziato con lo stesso approccio che aveva da calciatore. Sudore e lavoro, passione e appartenenza. Un ottimo interprete, non ancora il migliore, ma lo diventerà, perché ha ancora tanto da imparare, ma sta andando nella direzione giusta. Lo stesso arrivo a Napoli sembrava un ripiego dopo il flop Ancelotti. Lo credevano in molti, non certo lui che nelle difficoltà sa esaltarsi. Testa basse a lavorare, con il materiale che gli hanno messo a disposizione. La cultura del lavoro lo ha esaltato, è entrato giorno dopo giorno nella gesta e nel cuore dei suoi ragazzi. Ha ricostruito il Napoli, ha ridare ordine ad una squadra smarrito, ha ritrovato interpreti che sembravano perduti. Ha lavorato nei dettagli, senza lasciare indietro nessuno. Dopo il trionfo di Roma, ha visto callejon in un angolo, assorto e in lacrime e lo ha sbattuto in mezzo alla festa, perché ha capito il disagio di un ragazzo che ama Napoli e che probabilmente è al passo d’addio. Perché Napoli ti entra dentro, ti fa innamorare e non la tradisci. Qualcuno lo ha fatto, altri continueranno a farlo. Gattuso è diverso, mai una parola di circostanza. Se una cosa la dice la pensa. Napoli gli è entrata dentro, lo ha catturato e ora lui ha preso Napoli, la sua gente, i suoi calciatori. Da brutto anatroccolo in meraviglioso cigno, adesso il suo Napoli sa giocare al calcio, sa soffrire per poi trovare il guizzo per far male. Una squadra di guerrieri che sa difendere e attaccare con la stessa intensità. La vittoria di Coppa è l’emblema della rinascita. Lui vola basso, si coccola i suoi che giustamente lo hanno portato in trionfo. Niente sogni di qui alla fine, solo sudore e lavoro. E che nessuno si permetta di fare paragoni. Il 4-3-3 di Gattuso, che in fase di non possesso diventa 4-5-1, non ha niente a che vedere con il gioco di Sarri, che forse ieri sera deve essersi reso conto cosa significa Napoli. La vedi e muori d’amore, non l’abbandoni. Napoli se lo tenga ben stretto questo Uomo qualunque. All’uscita dalla stazione di Afragola, ha chiesto ai tifosi di cantare “Un giorno all’improvviso, m’innamorai di te…”, esattamente quello che è accaduto a lui. Il futuro Azzurro è appena cominciato e si specchia nella sostanza di Gennaro Gattuso, uomo vero. La falsità, la lasciamo volentieri ad altri.