Robert Vignola
La differenza tra Torino e Bologna? Un gol, ma soprattutto un attaccante. Perchè Belotti spinge, crea, impegna la difesa avversaria e suggerisce alla squadra tempi e risalite. Invece dall’altra parte Palacio spreca quello che la squadra produce, e che sarebbe valso forse anche qualcosa in più di un punto strameritato. E così stringendo i denti i granata coronano una settimana da incorniciare e che li proietta in una dimensione europea, mentre i felsinei si accontenteranno, se ci riescono, dell’impatto positivo del neoacquisto Dominguez col calcio italiano, della vivacità di Orsolini e della crescita di alcuni dei suoi giovani.
L’avvio vede gli errori prevalere sul bel gioco. Al primo corner Sirigu prima trema per una mischia in area, poi deve ricorrere a una ribattuta complicata sulla conclusione a giro di Schouten dal limite. Ma il Torino passa alla prima occasione. È il 10′: Belotti lavora un ottimo pallone e Berenguer non spreca il delizioso servizio del Gallo. La gara si accende. Prima del quarto d’ora Orsolini si beve Djidji, entra in area e trova Sirigu. Dall’altra parte Belotti da posizione decentrata sfiora il palo. La parte centrale del tempo va via senza sussulti, fino a quando Belotti porta a spasso la difesa del Bologna ispirando il movimento di Verdi, il cui splendido sinistro a giro impatta sul palo.
Ripresa: il Bologna deve aver sentito la voce di Mihajlovic. E si vede: Poli in girata sfiora subito il montante. Sansone e Orsolini cercano la porta. Palacio colpisce il palo deviando di testa da corner. Ancora l’argentino spreca la più limpida delle occasioni, da solo davanti a Sirigu. Mazzarri vede le streghe e cerca di alleggerire il peso della pressione rossoblù, mettendo Laxalt per un contrariatissimo Verdi. Mihajlovic sceglie invece l’ala danese Skov Olsen per sostituire il centrale (infortunato) Bani, per poi inserire anche Santander per Orsolini. In contropiede Belotti ha una occasione ma non riesce a pungere, il forcing rossoblù continua. Ancora Palacio però divora, vanificando una giocata magnifica del neoentrato Dominguez, un pareggio che sarebbe stato sacrosanto, facendosi stregare da Sirigu in disperata uscita.
Altre occasioni non ne arrivano: finisce così, con tre punti intrisi di sudore nel carniere granata.