IO TIFO NAPOLI

Cambiare è ripartire

Salvatore Savino *

Il cielo su Napoli è di nuovo dipinto d’azzurro: la squadra ha affrontato il mostro che la stava divorando dall’interno, e lo ha annientato. Conta poco o nulla adesso, capire di cosa si sia trattato, chi lo abbia generato e chi lo abbia cavalcato, magari per interesse proprio e non di quello di squadra e tifosi. Conte si è ripreso la squadra? Ma siamo certi che l’avesse davvero persa? Questa squadra ha tanti valori tecnici e tattici, ma se dovessimo trovare il più grande, il più sentito, è il gruppo. Sono ragazzi seri, professionisti che non hanno mai lesinato sforzi ed impegno, tanto da pagare con i molti infortuni, perché bisogna ricordare anche questo quando si narra del problema preparazione atletica. Come accade spesso qui, alle prime difficoltà ci si dimentica di tutto il positivo che si è costruito, e che resta: a pochi viene in mente che abbiamo vinto il campionato solo pochi mesi fa, e ad ancora meno persone sovviene che si è fatto un calciomercato di altissimo profilo, ed anzi, appena c’è stato un attimo di calo, in tanti hanno rinnegato persino questo, come se tanti calciatori arrivati a Napoli fossero tutti o scarsi o non adatti al gioco del mister. Non ci si rende conto nemmeno che affermare una teoria del genere, considerando che mai come quest’anno il mercato si è fatto sotto la guida dell’allenatore, significa portare avanti una teoria paradossale  Lasciamo perdere le polemiche però, che non portano a nulla, e dedichiamoci ai fatti: contro l’Atalanta, Il Napoli ha cambiato pelle. Certo, in parte vi è stato costretto dalle tante, troppe assenze, ma il dato tattico resta. La compagine partenopea è passata ad una linea difensiva con i tre centrali, anche se, come faceva notare il tecnico azzurro, la nota più importante è stato il centrocampo a due. Il primo tempo contro gli orobici ha palesato una superiorità schiacciante del Napoli, che è rientrato negli spogliatoi con tre gol di vantaggio, grazie all’apporto, da troppo tempo atteso, dei due esterni d’attacco, Neres e Lang. Nel calcio attuale, così tattico e oggetto di attenzioni mediatiche profonde, i calciatori che saltano l’uomo, creando superiorità numerica, sono fondamentali, perché ti danno la possibilità di vincere le partite chiuse. Dopo la dea, il Napoli è tornato a competere anche in Champions League, affrontando il Qarabag, squadra ostica, che aveva battuto già Benfica e Copenaghen, e quindi non certo una cenerentola. Il nuovo sistema tattico è stato riproposto, ed ha dato ancora ottimi risultati, con una vittoria nettissima, che va ben oltre il 2 a 0 maturato sul campo, e che ha ridato al Napoli un nuovo entusiasmo nella corsa ai playoff della competizione. Qual è l’idea fondamentale che emerge da queste ultime due gare azzurre? Lo spunto da cogliere é  questo: al di là degli infortuni, la rosa azzurra é ampia e varia: il tecnico può plasmarla come meglio crede, mutando pelle ad ogni occasione, anche durante una partita stessa. Non dimentichiamo inoltre che, in pratica come in un calcio mercato virtuale, ad inizio del nuovo anno la squadra potrà contare su tre rinforzi quali Lukaku, Anguissa e De Bruyne, in quello che dovrebbe essere l’ordine di rientro in campo, e non credo che siano molti i Club che potranno permettersi rinforzi di questo valore, e anche questo non va sottovalutato. Il trittico della rinascita, se vogliamo chiamarlo così, si completa con la suggestiva sfida dell’Olimpico contro la Roma, attuale momentanea capolista del campionato. Pochi i discorsi da fare, perché le elucubrazioni tattiche non servono: Il Napoli ha tutte le possibilità di andarsi a riprendere la vetta della classifica: basta essere sè stessi, e con tutte le qualità che possediamo si potrà tornare all’Ombra del Vesuvio con il primo posto in tasca. La squalifica impedirà a Gasperini di guidare la sua Roma dalla panchina, e anche questo deve essere sfruttato dal Napoli. Andare a Roma per vincere, questo l’impegno, e i tifosi ci credono.

Lasciatemi qualche momento per un ricordo. Sono passati cinque anni da quel momento che mi gelò il sangue nelle vene, quando si sparse per il mondo la notizia che Diego non era più su questa terra. Ci eravamo conosciuti ad inizio estate del 1984, quando i tuoi riccioli neri comparvero dalle vecchie scalette del San Paolo, e da quell’istante sei stato mio fratello, il mio amico, il mio idolo, quello che mi dava la forza di affrontare tutto, anche un esame, con la consapevolezza di essere forte, e di non dover aver paura di nulla. Sei quello che ha fatto piangere di gioia me e che ha riempito d’amore i cuori di tante persone fondamentali della mia vita, che ora non ci sono più: hai fatto piangere di gioia ed orgoglio mio nonno, e questo non potrò dimenticarlo mai. Cinque anni fa hai raggiunto in cielo lui così come tanti altri, e, da lassù, continui a farci sentire i più forti, persino quando perdiamo. Ti voglio bene, Diego, sei stato la nostra bandiera, il nostro orgoglio, e, per te, solo una parola: Grazie. Forza Napoli Sempre

*Scrittore, tifoso Napoli