2-0 AL DALL'ARA

Napoli fermato, il Bologna si gode i piani alti

Nella foto: esultanza Thijs Dallinga (foto Michele Finessi/Image Sport )

Robert Vignola

Arriva il Napoli con lo scudetto sul petto, ma a pesare sul campo è più la coccarda del Bologna. Conte con Hojlund davanti prova a gestire la verve dei rossoblù, che si affidano a Dallinga confermando la linea difensiva protagonista dello stoico 0-0 in dieci contro il Brann. Ma i piani cambiano presto: pronti, via e Skorupski si fa male, il suo vice Ravaglia è indisponibile e nel Bologna tra i pali deve entrare Pessina, terzo portiere. Con la curva senza voce né colori a causa delle restrizioni, i rossoblù cercano di farsi forza da soli. Il Napoli non è però brillante come ci si aspettava. Squadra lenta, manovra prevedibile, e in troppi a fare flanella, mentre il Bologna gioca compatto e crea di più degli azzurri. Al tramonto della prima frazione Rowe accusa un guaio muscolare: resta stoicamente in campo per oltre dieci minuti zoppicando ed evitando ogni movimento esplosivo, ma dopo l’intervallo al suo posto esce dal tunnel Cambiaghi. Proprio lui fa la sgroppata giusta sulla fascia di competenza, mettendo in mezzo un pallone che Dallinga trasforma in oro: subito 1-0. Conte scuote subito i suoi che però faticano a ritrovare smalto. Il Napoli non c’è e continua a muoversi senza idee, fisicamente sovrastato dall’avversario. Orsolini impegna Milinkovic-Savic, poco dopo ancora le fasce fanno male al Napoli perché il cross di Holm trova Lucumì pronto a scaraventare in rete il suo primo gol in serie A. I cambi di Conte sono quindi tardivi: fuori Politano ed Elmas per Neres e Lang. Ora i campioni d’Italia sono in bambola e Bernardeschi prova il tiro, mentre Pessina sbriga un paio di pratiche in area col sostegno della difesa. Italiano puntella proprio il reparto arretrato in vista del finale. E il Napoli non trova più un pertugio. Finisce 2-0. Così il Napoli resta in testa insieme al Milan, ma il Bologna fa un grosso passo in avanti e si piazza alle spalle a solo -1 da Conte.