Massimo Ciccognani
L’Italia è pronta per questo nuovo esordio, la prima di Gennaro Gattuso sulla panchina azzurra. Bisogna cominciare a correre per recuperare il terreno perduto. Vincerle tutte, compreso lo scontro diretto con la Norvegia e sperare che Haaland e soci perdano un punto strada facendo per mettere la freccia e volafre al Mondiale. In caso contrario, sarà playoff. Il primo test, domani a Bergamo, ore 20.45, è contro l’Estonia e non è di quelli da far rabbrividire. Estoni 126esimi nel ranking, con sole 4 vittorie e 19 sconfitte nelle ventotto partite giocate dopo il mondiale in Qatar. Non può e non deve impensierci. Bisogna vincere e basta, possibilmente con tanti gol per provare a recuperare anche nella differenza reti che pende sensibilmente dalla parte della Norvegia.
Tre giorni e mezzo per provare l’Italia, pochi, eppure Rino Gattuso ha le idee chiare. Dalla difesa, che torna a quattro. L’unico dubbio è il modulo: o 4-3-3 classico, oppure il 4-2-3-1, con qualche probabilità in più per quest’ultimi atteggiamento tattico. In ogni caso la difesa è fatta, con Calafiori e Bastoni davanti a Donnarumma, Di Lorenzo e Dimarco esterni, anche se Cambiaso sta spingendo per una maglia da titolare: la differenza sta nella profondità che darebbe l’interista. Giocando con tre in mezzo la scelta ricadrà su Locatelli centrale, Barella e Tonali esterni, mentre davanti accanto a Kean (ma Retegui scalpita), dovrebbero esserci Politabo e Zaccagni, senza esclude Orsolini al posto del napoletano.
Cambia invece con i due intermedi davanti alka difesa (Barella e Tonali), con Politano, Maldini e Raspadori alle spalle di Kean. Gattuso deciderà alla fine, cercando di capire ogni sfumatura di quell’azzurrto che da stasera vuole tornare a colorare d’intenso. Bergamo ha risposto alla grande alla chiamata della Nazionale, stadio esaurito con ventimila sugli spalti. Bergamo non potrà vedere Scamacca, fermo ai box per un problema al ginocchio, e che solo ieri ha lasciato il ritiro di Coverciano. Al resto dovranno pensare gli azzurri ad infiammare la piazza. Vincere e basta, l’imoperativo categorico, come detto con più gol possibili per poi preparare la trasferta di lunedì a Debrecen in Ungheria conbtro Israele. Qui si fa l’Italia, perché il calcio azzurro è arrivato al poco simpatico bivio del prendere o lasciare. Due mondiali di seguito fallire, il terzo, beh, non vogliamo pensarci. L’aria è frizzantina, una ventata di ottimismo. Adesso la parola al campo. L’America ci aspetta, e allora rimettiamo in piedi l’azzurro. E facciamolo splendere.