Massimo Ciccognani
Il film di Ron Howard stavolta c’entra poco, se non per sintetizzare il bello di questa Inter, con due anime che poi si ritrovano abbracciate sul prato di san Siro dopo l’impresa contro il Barcellona che ha spalancato le porte della finale di Champions League. Quella di una squadra di “angeli prestasti al pallone”, protagonisgti indelebili di una notte speciale, quella del “demone” Simone Inzaghi, innegabilmente il miglior allenatore che il campionato italiano possa vantare. Senza discussioni.
L’impresa nerazzurra è memorabile di una squadra con grandi attributi, da Lautaro Martinez, il capitano, che ha stretto i denti per esserci e mettersi sulle spalle i suoi. Senza dimenticare Francesco Acerbi, una vita in salita dopo aver sconfitte ben due tumori. Lui a 37 anni, ha segnato il gol che d’incanto ha riaperto le porte della felicità, rispondendo anche anche a quel Martinez e quello “sputo” rimasto impunito, passando per Sommer che ha chiuso la saracinisca negando ai catalani la via dell gloria, chiudendo con il Tardelli dein giorni nostri, Davide Frattesi e quell’urlo liberatorio dopo il gol del 4-3 che ha aperto le porte del paradiso calcistico.
Epica, eroica, ma pur sempre pazza Inter. Ma così ci piace. Come ci piace, da sempre, il suo condottiero, Simone Inzaghi che qualcuno continua ad ostinarsi a criticare, che riteneva la sua stagione fallimentare. Parole strozzate in gola, perché Simone, il “demone” di Piacenza l’ha rifatto ancora. Ha costruito l’Inter a sua immagine e somiglianza, l’ha plasmata, non ha mai chiesto la luna in sede di mercato, accontentandosi sempre di quello che la società poteva offrirgli. Un esempio per tanti. La vittoria sul Barcellona, racchiude tanto della nostra storia, quel 4-3 che ricorda l’epica Italia-Germania in Messico e che proietta l’Inter di Simone Inzaghi verso la settima finale della storia nerazzurra. Ne ha vinte tre la Beneamata, adesso vuole sollevare al cielo di Monaco la quarta. Un segno del destino, come nel 2010 quando l’Inter di Mourinho, sempre in semifinale, fece fuori il Barcellona per poi coronare il sogno al Santiago Bernabeu di Madrid.
Stavolta a Monacoi ci sarà il Paris di Luis Enrique, altro bellissimo personaggio di questa Champions League, e sarà una bellezza da vedere. Chi ha definito fallimentare la stagione dell’Inter riveda il cammino italiano ed europeo di Inzaghi e dei suoi. Il pallone, è un’altra cosa e il pallone racconta che in fondo alla Champions, è arrivata l’Inter, degli Angeli nerazzurri e del Demone Simone Inzaghi che logora solo chi non ce l’ha. E l’Inter fa bene a tenerselo stretto. Adesso la finale di Monaco con l’obiettivo di portarla a casa per il sogno nerazzurro e del calcio italiano, perché il 31 maggio, c’è solo l’Inter. E va tifata fino alla fine.