IO TIFO NAPOLI

Le ultime fatiche

Salvatore Savino *

Sono passati pochi mesi, meno di un anno. Eravamo seduti tristemente, davanti alle macerie di un campionato giocato con il tricolore sulla maglietta, ma devastato da prestazioni indecorose e risultati ancor peggiori. I cambi sulla panchina, i tentativi disperati di ridare ossigeno a quello che appariva come un caso di fine irreversibile, avevano scavato crepe profonde nel sentimento d’amore dei tifosi verso la squadra: la delusione, che inizialmente serpeggiava silente nelle menti di tanti, aveva ormai invaso le prime pagine dei giornali, e nei dibattiti calcistici si era quindi palesata, ed anzi, di più, non sembrava poter avere soluzioni. Tra i tifosi, la delusione e lo scoramento regnavano, sovrani assoluti e dispotici di un popolo abbattuto, passato per l’ennesima volta dagli onori del trionfo alla polvere dell’anonimato sportivo. È  necessario ricordarlo, e proprio adesso, che forse stiamo cavalcando nuovamente verso le stelle, è ancora più importante farlo. L’amore non ha limiti, non ha regole, è per sua natura incontrollato ed incontrollabile, ed è naturale che proprio per questo viva di picchi ed abissi, di voli pindarici e di lacrime da abbandono. Razionalmente però, bisogna ammettere che, al termine del campionato scorso, la delusione e la rabbia erano fortissime, e pochi in quel momento credevano che il Napoli sarebbe riuscito a risorgere dalle proprie ceneri, novella Araba Fenice, e così velocemente peraltro. È  andata invece proprio così. L’ idea del Presidente di scegliere, per questa difficilissima, quasi impossibile traversata,  il miglior comandante possibile, si è rivelata proficua e vincente. Antonio Conte, prima però di prendere posto sul ponte di comando del veliero dalla bandiera azzurra, ha chiarito a tutti le regole di bordo, che tutti, e dico tutti, avrebbero dovuto rispettare. Ha giustamente preteso di poter avere a bordo, fra i componenti del suo equipaggio, i fidati collaboratori, primo fra tutti Gabriele Oriali, uomo di tempra, che nella vita sportiva, da calciatore prima e da dirigente poi, ha solcato mari profondi e pieni di pericoli, tempeste e uragani, ma che ha sempre saputo condurre la sua nave in porto, e con lui tutti gli altri. Ma una nave che vuole affrontare un viaggio lungo e denso di pericoli, deve poter contare anche su marinai che non temono nulla, che gettano il cuore oltre l’ostacolo, che abbiano negli occhi il bagliore di chi desidera vincere le proprie paure, sconfiggere i nemici, giungere in porto con la folla che applaude il veliero trionfante. Ed ecco, a vestire la maglia azzurra e attraversare le trentotto traversate del campionato, arrivano i McTominay, i Gilmour, i David Neres, i Buongiorno, Billing, Rafa Marin, Spinazzola. Il capitano Conte però, contro tutto e tutti, chiedeva, per completare il suo gruppo, un marinaio in particolare: uno grosso, forte, imponente quanto gentile nei modi, un uomo che conosceva bene, di cui si fidava ciecamente, uno di quelli che, quando incontri la burrasca, quando grandi scogli sembrano poter danneggiare la tua nave, si mette a prua, davanti a tutti, prende per primo la schiuma rabbiosa delle onde addosso, ma protegge i compagni, indica loro il posto migliore per resistere alle difficoltà e quello giusto per colpire gli avversari al momento decisivo. Ed ecco che arriva il gigante dal cuore tenero, il ragazzo che tutti vorrebbero avere come amico del cuore, Romelu Lukaku. Non ci credeva nessuno all’inizio del viaggio: sul molo, al momento della partenza, tanti pensavano che al massimo si sarebbe riusciti a riportare la nave in porto alla fine del giro, ma in pochissimi credevano al sogno. E invece il sogno ora è qui, è vicino, lo si può vedere, sentire tra le dita tremule per l’ansia. Mancano quattro boe da superare, le ultime quattro nelle quali il veliero azzurro deve tenere la prua davanti all’ultima avversaria che è riuscita a tenerle testa. L’ Inter, e lo dimostra Il cammino in Champions, è una nave costruita per solcare i mari più profondi e tempestosi, con uomini che hanno già vinto in giro per il mondo. In partenza era nettamente la più forte, ma Conte ed il suo equipaggio sono riusciti a dare il meglio, a soffrire a denti stretti quando le forze hanno cominciato a scarseggiare,  quando alcuni marinai hanno dovuto fermarsi per infortunio.

Ne mancano quattro, capitano, mio capitano: la immagino nello spogliatoio, prima di intraprendere il viaggio del campionato, ripetere ai suoi ragazzi il perché di una scelta così difficile, ardua da superare, che poteva essere il coronamento di un sogno. Non uno squadrone abituato ai grandi successi, ma un gruppo unito, compatto, con la voglia di vincere aiutandosi a crescere. La strada più difficile, certo, ma la più bella da percorrere. La immagino, mister, come Robin Williams, il professor Keating dell’ “attimo fuggente”, dire ai suoi ragazzi: “Dei due sentieri, scelsi il meno battuto, per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto…”

La prossima boa da superare è il Lecce: casa sua, i suoi affetti, i suoi ricordi. Sappiamo che questo per lei sarà solo un motivo in più, perché, vincendo, la sua terra sarà ancora più orgogliosa di lei. Bisogna vincere, lo sappiamo tutti. Napoli è già sul molo, festante, pronta ad abbracciarvi al rientro. Sono gli ultimi sforzi, non possiamo non arrivare al sogno. Crediamoci tutti, uniti, senza divisioni. Non è il tempo dei discorsi, dei commenti, delle valutazioni. Ora è solo il momento di vincere. Forza Napoli Sempre

*Scrittore, tifoso Napoli