La lezione di Baroni

Newlla foto: Marco Baroni (foto Salvatore Fornelli)

Massimo Ciccognani

Succede di fare male i calcoli. Chiedere ad Antonio Conte per conferma. Ha sacrificato la Coppa Italia che pure era un obiettivo del Napoli in una stagione in cui gli azzurri non hanno impegni europei, schierando all’Olimpico una squadra imbottita di riserve che all’atto pratico hanno dimostrato di eseere inferiori a quelle schierate da Baroni. Che invece sa dare spessore ai suoi uomini, schierandoli tutti nelle varie competizioni, trovandoli sempre pronti al momento del bisogno. L’esatto contrario di Conte che gioca sempre con gli stessi, o giù di lì, che alla resa dei conti, scusate il gioco di parole, ha fatto flanella nella partita che il tecnico salentino riteneva la più importante, quella del Maradona, dove invece la Lazio ha dato l’ennesima dimostrazione di forza. Vincendo e mettendo a nudo i limiti della squadra partenopea, legata troppo alle giocate di Kvara e ai gol di Lukaku. La Lazio invece gioca di squadra, ne togli uno e ne metti un altro, ma il risultato non cambia. Così Conte ha perso testa della classifica e qualificazione in Coppa. Conti… sbagliati.

Sorprende, ma non troppo, la Lazio di Marco Baroni che non è l’ultimo arrivato, ma che si è fatto con tanta gavetta. Lo scorso anno ha salvato un Verona che a gennaio è stato svenduto, ma ha tenuto semore la barra dritta fino a condurlo nel porto della salvezza. Quest’anno il salto di qualità, l’arrivo alla Lazio, il primo vero club importante della sua carriera. E finora ha sbagliato nulla. Gioco chiaro e cristallino alla faccia di maghi e prestigiatori, e la classifica dice Lazio terza insieme a Inter e Fiorentina, a soli tre punti dalla capolista Atalanta. Altro miracolo italiano,legato alle innate qualità di Gian Piero Gasperini di trasformare in oro tutto quel che tocca. Se sono due candidate allo scudetto, lo scopriremo solo vivendo, di certo Atalanta e Lazio sono al momento due indelebili realtà in un campionato dove le stelle non sempre stanno a brillare. L’esatto contrario di una Dea e di una Lazio belle quanto spregiudicate, che amano giocare al calcio. E vincere.

Il “derby” di Inzaghi di lunedì all’Olimpico, è la chiave di volta della stagione, dove la Lazio arriva bene dal punto di vista mentale. L’entusiasmo è figlio dei risultati che danno ragione a Baroni. Il faccia a faccia con Inzaghi, per anni bandiera biancoceleste, ci dirà molto sulle ambizioni biancocelesti. 

Di sicuro alla Lazio lo scudetto non lo ha chiesto nessuno. L’obiettivo primario è tornare in Champions, e i biancocelesti sono in piena corsa. Come lo è la Dea di Gasperini, bella, solida, concreta, entrambe vogliose di continuare a galoppare nelle praterie dell’immenso. Per questo la sfida dell’Olimpico vale tanto, non solo per la classifica. Inter per dimenticare l’amaro di Coppa, Lazio per continuare a sognare. Non sarà la sfida amarcord, perché stavilta in campo, ci sarà in palio qualcosa di molto più importante.