Esordio anche per Buffon: “Non sono all’altezza di Vialli, ma darò il massimo. Spalletti l’uomo giusto”

Massimo Ciccognani

C’è un’altra nuova era che comincia a Coverciano. Dopo Luciano Spalletti, tocca a Gigi Buffon, nuovo capo delegazione azzurro dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. “Torno in un ambiente che penso di conoscere abbastanza bene, il mio ruolo sarà quello di dare un piccolo contributo in quelle che saranno le dinamiche che affronteremo. Sono un uomo felice e orgoglioso di questo incarico”.

Inevitabile il ricordo di Gianluca Vialli di cui Buffon va a prendere il posto. “Il ricordo è bellissimo, avevamo un rapporto straordinario. Pensare di essere al suo pari è presuntuoso e sbagliato, non sarei all’altezza di ciò che ha fatto lui. Il mio compito è farmi apprezzare per quello che sono”.

Forse l’unica mancanza è stata quella di aver lasciato la Nazionale senza una partita d’addio. “Mi hanno chiesto di farne una, ma non mi andava perché non penso fosse una cosa giusta. La maglia Azzurra va apprezzata e venire qui per me significava vedere i monumenti del calcio italiano. I giovani si aiutano così, appassionandoli come faceva mio padre coi suoi racconti. Poi se la Nazionale è vincente, aiuta”.

Naturalmente, da portiere, non può che valutare i numeri uno a disposizione di Spalletti. “Il serbatoio negli ultimi anni è cresciuto, ce ne sono almeno cinque o sei di ottimo livello, a parte Donnarumma che ormai è un primo della classe. C’è Vicario, poi Provedel che è stato il migliore della stagione scorsa, ma anche Meret, Falcone, Di Gregorio e Carnesecchi. Donnarumma l’ho visto in tv, parare e sbagliare ma è dagli errori che impari molto di più e cresci. L’ho lasciato ragazzo e lo ritrovo uomo”.

E adesso avanti con nuovi obiettivi, stavolta azzurri. “Ci sono degli obiettivi minimi che una squadra come la nostra deve raggiungere”.

Il primo da centrare, è la qualificazione a Euro 2024 e poi tornare a giocare un Mondiale dal quale manchiamo da due edizioni. “Avrei voluto fare il sesto mondiale, sarebbe stato unico. L’Europeo vinto è stata una magia, un obiettivo raggiunto anche grazie a situazioni fortunate e la stessa cosa al contrario vale per il mancato mondiale. Tra rigori sbagliati e altro è stato il dazio per la vittoria di Wembley. In questi giorni ho avuto la fortuna di stare vicino al presidente e al mister con il suo staff, e ho sentito di nuovo parlare di concetti e di valori fondamentali per raggiungere determinati obiettivi: ho la sensazione che l’Italia con Spalletti abbia trovato l’uomo giusto al momento giusto. Ho poco da aggiungere ai suoi concetti, con un ct così secondo me dovrò parlare poco. L’addio di Mancini? E’ stata una decisione inaspettata alla quale però la Figc ha risposto con convinzione e velocità. Questa è la cosa che interessa di più al mondo azzurro”.

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