Si salvi chi può (o chi vuole)

Nella foto: Joao Pedro (FOTO DI SALVATORE FORNELLI)

di Dario Ricci *

Desta curiosità e stimola riflessioni, vista dal calcio d’angolo, la lotta salvezza, terra di nessuno e di tutti della serie A, terreno di conquista per bomber persi e poi ritrovati, ritrovati e poi di nuovo perduti, portieri miracolosi e miracolati, allenatori finiti e ricominciati, proprietà incredibili, inattuabili, futuribili. Forse è bene prendere atto che il calcio italiano, quello vero, è quello lì, quello della parte destra della classifica, quello che fa dell’incertezza la propria – stabile – regola di vita, il metronomo del proprio cammino, quello per cui presente e futuro (e, perché no, pure un bel pezzo del passato) può dipendere da un palo, una traversa, un rigore sbagliato o realizzato. A “sinistra” provano a darsi un tono, a infiocchettare il tutto con glamour ed effetti speciali; a “destra” invece, di quello spartiacque della graduatoria, tutto è verità, anche il pareggio più accomodato, perché tradisce desiderio e volontà di restarci, nei piani alti, nella suite del calcio nostrano.

Difficile, quest’anno, provare a definirne un confine certo, della zona-salvezza: vuoi per il cammino malfermo di alcune presunte “big” (leggasi Cagliari in primis, e Bologna subito dietro), vuoi per quello sorprendente di altre date sin dall’inizio per spacciate (vedi l’Empoli), vuoi per i guizzi di vitalità di chi comunque in questa palude era destinato a nuotarci sin dall’inizio (e allora il pensiero va a Venezia e Spezia); e vuoi in ultimo per le sofferenze calcistiche di un’intera città – Genova – che sia sulla sponda rossoblu che su quella blucerchiata vede riverberarsi in campo incertezze e opacità di gestioni societarie a dir poco travagliate nelle ultime stagioni, e ancora non ben definite nelle loro più immediate traiettorie future. 

Quasi un capitolo a parte merita il caso-Salernitana, forse il più emblematico nel suo essere cartina di tornasole di un calcio che fa una fatica tremenda a progettare non solo il proprio futuro, ma addirittura il proprio presente: il ritorno A, il passaggio di consegne dalla presidenza Lotito, la difficoltosa formazione di una nuova cordata capace di prendere le redini del club, mentre in campo gli amaranto annaspavano, fino a mettere insieme (nel mercato invernale e sotto la regia di Walter Sabbatini) un gruppo che è ora un insieme di vecchie glorie, talenti forse sfioriti ma comunque da rinvigorire, giocatori di categoria (nel senso che, purtroppo per loro e per tifosi, quella di appartenenza sembra come minimo quella inferiore). Un cammino a dir poco non lineare che ha portato all’addio di Castori, all’estemporaneo arrivo di Colantuono, ora giubilato a favore di Davide Nicola (secondo quanto fanno pensare tutti gli indizi).

Ecco a 13 giornate (più recuperi) dalla fine del campionato, vanno ancora chiariti perimetro e profondità di questa zona al tempo stesso grigia e vermiglia. Se il confine più estremo arriva ad oggi dal punto di vista aritmetico al Bologna (quota 28 punti) e sotto quello tecnico all’Empoli (a quota 31), la differenza vera la faranno volontà e progettualità, proprio perché molto delle scelte fatte in queste settimane sembrano proiettate più verso un balzo….all’indietro che in una prospettiva futuribile. Insomma, anche quest’anno si salverà chi potrà, ma soprattutto chi veramente lo vorrà.     

*giornalista di Radio24-IlSole24Ore

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