La mostra del FIFA Museum di Zurigo “Innovation in Action: Football Technologies on and off the Pitch” ha già attirato l’attenzione di appassionati provenienti da tutto il mondo, desiderosi di scoprire i progressi della tecnologia applicata al calcio nel corso degli anni. Molti di questi progressi dipendono dai dati raccolti in tutti gli aspetti di questo sport, come le prestazioni dei giocatori, le azioni con la palla e il posizionamento dei calciatori sul campo. Oggi, grazie a tecnologie all’avanguardia, è possibile registrare immagini, utilizzare sistemi GPS e indossare dispositivi tecnologici (noti anche come “wearables”) per raccogliere, distribuire e utilizzare questi dati. Tuttavia, l’innovazione ha sempre giocato un ruolo fondamentale nel calcio, anche prima di questi progressi tecnologici. Oltre a offrire una panoramica delle tecnologie applicate al calcio odierno, la mostra “Innovation in Action” mostra ai visitatori dove e come è nato questo approccio pionieristico allo sport, individuando i momenti chiave che hanno dato origine alla necessità di innovazione.
Uno dei pezzi più importanti della mostra è una serie di documenti del 1970 recuperati e analizzati. Si tratta dei risultati dei test di idoneità fisica a cui i giocatori della nazionale brasiliana sono stati sottoposti mesi prima della Coppa del Mondo, che si è tenuta in Messico proprio in quell’anno. Tra i dati raccolti figurano i risultati del famoso test di Cooper, che misura per esempio la distanza che gli atleti possono percorrere in 12 minuti. I visitatori rimarranno sorpresi nel vedere la valutazione del leggendario Pelé che, nel test, ha ottenuto un semplice “buono”. Tuttavia, va ricordato che la stella brasiliana, a quasi 30 anni, stava già affrontando la sua quarta Coppa del Mondo FIFA consecutiva.
La Seleção conquistò la sua terza Coppa del Mondo FIFA in Messico (traguardo in cui Pelé fu fondamentale, con prestazioni stellari in tutte e tre le edizioni) grazie a un gioco fluido e a un attacco dinamico, alimentato soprattutto dalla velocità e dalla forma fisica dei suoi giocatori. Come dimenticare la netta vittoria del Brasile in finale a Città del Messico davanti a più di 100000 spettatori contro l’Italia di Ferruccio Valcareggi per 4-1. Il primo gol di quella finale lo segno proprio lui, l’eterno Pelé.
Ma torniamo alla mostra Innovation in Action. I dati che si raccolgono oggi sono molto diversi da quei registri dattiloscritti, ma questi documenti del Brasile del 1970 segnano il momento in cui lo sport ha iniziato a servirsi della scienza per migliorare le prestazioni e prendere decisioni tattiche, rendendoli così oggetti di notevole importanza storica. Le distanze e le velocità riportate in questi archivi forniscono informazioni preziose sulla capacità aerobica dei giocatori, ma la precisione di questi dati era limitata dall’uso manuale dei cronometri e dall’osservazione umana.
Nel corso del tempo, l’innovazione ha permesso di superare questi limiti, grazie a invenzioni che misurano le prestazioni sportive con la massima precisione possibile: dai cardiofrequenzimetri ai sistemi GPS, fino ai dispositivi elettronici di monitoraggio delle prestazioni utilizzati nel calcio odierno. La mostra “Innovation in Action” offre una panoramica non solo della storia della tecnologia nel nostro sport, ma anche della necessità che ha ispirato ogni progresso nella costante ricerca dell’innovazione. I visitatori avranno l’opportunità unica di osservare come il calcio si sia evoluto attraverso le innovazioni tecnologiche e come si sia adattato alle diverse esigenze e culture nel corso della storia. La mostra speciale nel FIFA Museum è aperta ai visitatori fino al 31 marzo 2026 e darà l’opportunità a chi la visita, di scoprire il calcio, come forse non si era mai visto prima.






