Anoir Assou
C’è un conto da saldare e domenica sera, a San Siro, l’Inter ha tutta l’intenzione di rimettere le cose a posto. C’è Inter–Lazio, ma per i nerazzurri non sarà una partita come le altre: è la rievocazione amara di uno scudetto svanito lo scorso maggio, quando il gol di Pedro allo scadere gelò San Siro e consegnò il titolo al Napoli di Antonio Conte. Una ferita ancora aperta, che Christian Chivu e i suoi vogliono finalmente rimarginare davanti al proprio pubblico. Da sempre questa sfida racconta molto più dei 90 minuti in campo.
Dal “5 maggio” del 2002 al colpo di Pedro del 2025, il confronto tra nerazzurri e biancocelesti è una sorta di spartiacque emozionale del nostro calcio: imprevedibile, a tratti crudele. La rabbia è ancora lì, sotto pelle. Lo sa bene Chivu, che da quando ha raccolto l’eredità pesante di Inzaghi ha dovuto lavorare più sulla testa che sulle gambe dei suoi uomini. Con carattere e idee ha ridato compattezza e fame, cercando quella continuità che a tratti è mancata. I risultati lo stanno premiando: due vittorie consecutive, con Fiorentina e Verona, hanno rimesso in carreggiata l’Inter dopo la delusione contro il Napoli. Manca ancora la scintilla nei big match, quelle che pesano davvero nella corsa allo scudetto. Quella con la Lazio, è una prova di maturità. L’ultimo impegno di un tour de force da sette gare in ventuno giorni, prima della sosta per le nazionali. L’ultima curva prima di tirare il fiato.
La notizia migliore per l’allenatore romeno arriva dall’infermeria: Marcus Thuram è tornato. Dopo più di un mese ai box, il francese è pronto a riprendersi il posto accanto a Lautaro Martínez, il grande assente della sfida scudetto persa con la Lazio. Una coppia che garantisce imprevedibilità, pressing e gol. Thuram porta strappi, Lautaro istinto: insieme formano un tandem che può far male a chiunque. E dietro di loro cresce la linea verde con Pio Esposito e Bonny, due ragazzi che Chivu sta inserendo con coraggio: una scelta che segna un cambio di rotta rispetto alle strategie degli ultimi anni e che testimonia la volontà della società di costruire anche in prospettiva.
A centrocampo mancherà ancora Mkhitaryan, fermo dalla sfida col Napoli, mentre Darmian resta ai box. Davanti a Sommer, il tecnico medita un piccolo ballottaggio tra Acerbi e De Vrij al centro della difesa, con Akanji (acquisto estivo di sostanza e personalità) e Bastoni a completare il terzetto. Sugli esterni tornano Dumfries e Dimarco, con il solito Calhanoglu in cabina di regia e Barella chiamato a ritrovare la brillantezza dei giorni migliori. A completare la linea mediana Sucic in vantaggio su Zielinski, con il polacco, però, pronto ad insidiarlo per un posto da titolare, dopo l’ottima prestazione (con gol) di Verona. L’Inter, seconda in classifica a un punto dal Napoli, sa che non può permettersi passi falsi. Lo scudetto dello scorso anno è sfumato proprio contro la Lazio, e nessuno nello spogliatoio ha dimenticato quella serata. Domenica, insomma, servirà una partita da Inter.
Sul fronte opposto, la Lazio di Maurizio Sarri arriva a San Siro con un misto di fiducia e precarietà. Il tecnico toscano, ha dovuto fare i conti con un’estate difficile: mercato bloccato per via dell’indice di liquidità, rosa corta e qualche tensione interna. Eppure, come spesso accade con Sarri, il gruppo ha reagito. La vittoria contro il Cagliari (la seconda consecutiva all’Olimpico) ha restituito ossigeno e fiducia, spinta anche dal quarto clean sheet consecutivo. La difesa, costruita su automatismi e sacrificio collettivo, è tornata solida come ai tempi migliori. E la squadra, pur tra alti e bassi, resta viva. Il vero problema, però, resta l’attacco. Dia è ormai un caso: un solo gol in campionato (datato 31 agosto) e tante prestazioni sottotono, accompagnate dai fischi di un Olimpico che inizia a spazientirsi. I gol arrivano soprattutto da capitan Zaccagni e Cancellieri, ma per tornare a competere per l’Europa che conta servirà ben altro. A Formello si guarda già a gennaio, con la speranza che la società possa intervenire sul mercato per dare a Sarri un centravanti più funzionale al suo gioco. Per ora, il tecnico toscano si tiene stretti i suoi fedelissimi. A San Siro dovrebbe riproporre l’undici che ha battuto il Cagliari, con un solo dubbio: Romagnoli, che è uscito nell’intervallo per un affaticamento muscolare e che verrà valutato fino all’ultimo. In caso di forfait, pronto il danese Provstgaard, che ha convinto per affidabilità e concentrazione. Nessuna modifica al centrocampo, con Guendouzi, Cataldi e Basic alle spalle del tridente composto da Zaccagni, Dià e Isaksen.
La Lazio, dodicesima in classifica a -7 dalla vetta, paga una falsa partenza ma può contare su un campionato ancora apertissimo. La classifica corta tiene tutto in bilico, e un colpo a San Siro cambierebbe completamente la prospettiva stagionale. Domenica sera, sullo sfondo di un San Siro tutto esaurito, non si giocherà solo per i tre punti: per l’Inter è la gara della verità, quella che dirà se Chivu ha davvero ricostruito una mentalità vincente. Per la Lazio, invece, è l’occasione per rilanciarsi, per dimostrare che la tempesta estiva è ormai alle spalle e che il progetto Sarri può produrre risultati concreti.






