Salvatore Savino *
Il riferimento al romanzo ottocentesco inglese di Jane Austen, è solo per le parole del titolo: qui non tratteremo di amori e matrimoni da combinare, ma di un altro tipo di amore, anch’esso carico di passione e di disperazione, di lacrime e gioia, di litigi e abbracci. A Fuorigrotta il Napoli ha incrociato uno dei suoi avversari più ostici per tradizione, quel Cagliari che quando vede le maglie azzurre sembra subire l’effetto del rosso nelle plaza de toros: una rabbia agonistica, una voglia di portare il punticino a casa ad ogni costo, che ha fatto sì che, ad uno schieramento che definire difensivistico sarebbe limitativo, ha abbinato un ostruzionismo a tratti fastidioso, seccante: ad ogni piè sospinto un calciatore a terra a rotolarsi per poi, qualche minuto dopo, esplodere in un vigore atletico insperato, ogni rinvio dal fondo prevedeva una cerimonia rituale con dialogo tra difensori, palla passata dall’uno all’altro, prima finalmente di riprendere il gioco.
Contro una squadra così votata al contenimento, al cui confronto Vercingetorige rinchiuso con i Galli ad Alesia sembrava il direttore di un centro commerciale durante i saldi, non era facile trovare una chiave che aprisse, o, meglio, scardinasse, le saracinesche sarde.
Conte opta comunque per riproporre i fabfour di beatlesiana memoria, ed è francamente difficile dargli torto: credo che nessun allenatore rinuncerebbe ad un centrocampo tra i più forti d’Europa.
La soluzione però sembra andare a sbattere su un muro impenetrabile, e l’assenza di esterni in grado di entrare dai lati genera uno sterile possesso palla, che non consentiva agli azzurri di offendere la porta di Caprile. La scelta di Spinazzola in vece di Oliveira, chiaramente più portato ad offendere che a difendere rispetto all’uruguagio, non appariva sufficiente. Lucca, per il quale già sono partite, come da prassi, le critiche preconcette (da qui il titolo del pezzo di oggi), navigava solitario tra i centrali cagliaritani, senza ricevere un pallone che sia uno degno di tal nome, né aereo, come sarebbe lecito aspettarsi per un centravanti di oltre due metri, né rasoterra da poter tentare il tiro.
Lucca è e sarà un attaccante del Napoli, e deve avere il sostegno del pubblico: cominciare a dare giudizi secchi senza neanche capire i momenti, non porta bene al ragazzo e alla squadra. Inutile star qui a ricordare a qualcuno dei critici seriali cosa molti dicevano durante le prime partite di Kalidou o di Dries.
Ora le vittime sacrificali dei fautori del disfattismo appaiono appunto Lorenzo Lucca e Noa Lang, a mio modo di captare i segnali: Noa Lang è un nazionale olandese, vincitore di titoli, protagonista di ottime gare di Champions. Si vuol dare a questo ragazzo la possibilità di conoscere il calcio italiano? Gli spazi, le idee del tecnico, l’intesa con i compagni, la lingua, le abitudini, sono cose fondamentali per un buon rendimento in campo: vogliamo dare a questo ragazzo la possibilità di ottenerle, o bisogna emettere le solite, noiose, ripetute sentenze senza processo? Eppure l’esperienza dovrebbe aver insegnato qualcosa.
Nel secondo tempo, soprattutto nel finale, il Napoli ha tentato strade nuove, per quanto rese complicate dall’assenza forzata di Neres: le sostituzioni di JJ, Spinazzola, Lucca, (auguri ad Ambrosino) e, soprattutto, quella coraggiosa di De Bruyne, hanno apportato quella variante che probabilmente ha fatto cadere il muro del Cagliari: i ragazzi in maglia azzurra ci hanno creduto, fino all’ultimo secondo e fino all’ultima goccia di sudore, e il destro di Anguissa ha fatto sobbalzare di entusiasmo l’arena di Fuorigrotta.
Non è il momento di dare giudizi sui singoli, è presto, non si può giudicare una squadra, è presto. Ora è il momento di fare come Jane Austen: guardare i propri calciatori crederci fino all’ultimo, e poi, al gol, correre ad abbracciarsi, tutti, in campo e in panchina, fino all’ultimo dello staff, così come tutti quelli che sugli spalti non hanno smesso di crederci e cantare è…orgoglio. Dare giudizi tecnici e tattici ad una squadra piena di ragazzi di tal valore, con lo scudetto in petto, dopo due giornate peraltro con due vittorie, è’, se non sbagliato, quanto meno ingiusto, ed è pregiudizio. Forza Napoli Sempre
*Scrittore, tifoso Napoli