Leonardo Tardioli
Gli ultimi due gol segnati da Artem Dovbyk sono valsi sei punti per la Roma che potrebbero rivelarsi fondamentali per la corsa dei giallorossi all’Europa e al tempo stesso potrebbero dare quella maggiore fiducia allo stesso attaccante ucraino per questo finale di stagione. E pensare che le due reti consecutive hanno stupito qualche tifoso, come se non ci si aspettasse che l’ultimo capocannoniere della Liga potesse essere capace di “un’impresa” simile.
Importanza e numeri Quando i gol di un attaccante portano punti alla propria squadra, in genere vengono definiti “pesanti”, proprio a testimoniarne l’importanza e per Dovbyk sono ben tre nelle ultime quattro partite che hanno dato nove punti alla Roma. Nell’ordine, il 2-1 al Como e i due che sono valsi i successi per 1-0 contro Cagliari e Lecce. A questi vanno aggiunti anche due calci di rigore a inizio 2025: quello del definitivo 2-2 in casa del Bologna e quello del 2-1 in casa dell’Udinese dello scorso 26 gennaio che ha regalato anche la prima vittoria esterna del campionato ai giallorossi. Dunque 13 punti, senza i quali la formazione di Ranieri oggi sarebbe decima a 39 insieme al Torino e dietro all’Udinese che ne ha 40. La forbice e l’importanza delle reti dell’ucraino, si allargano se si considerano altri due dati: il primo riguarda il fatto che i 13 punti sopramenzionati sono poco più di un terzo dei 32 conquistati dalla Roma dall’inizio dell’anno solare, mentre l’altro, riguarda il fatto che ad oggi Dovbyk è il capocannoniere della Roma, sia in Serie A con 11 reti che in stagione con 16 totali, viste le 3 in Coppa Italia e le 2 in Europa League. E difficilmente qualche suo compagno di squadra potrà toglierli questo titolo, dato che Dybala e Saelemaekers sono a 8 totali con la Joya che ha terminato la stagione per infortunio e il belga che non sta vivendo un momento positivo. Shomurodov che ha segnato reti decisive come quella dell’andata degli ottavi di Europa League contro il Bilbao, è a 5 in stagione. Infine troviamo El Shaarawy a 3, Baldanzi, Pellegrini e Soulè a 2. Analizzati questi dati allora viene da chiedersi il perché di tante critiche.
Pazienza e adattamento Si sa che Roma non è una piazza paziente e che spesso arriva anche a criticare più del dovuto un calciatore che veste la maglia giallorossa. Sicuramente Dovbyk non ha sempre brillato e ha alternato prestazioni buone con reti decisive ad altre in cui è stato perlopiù impalpabile e forse sono state proprio le sfide in cui non ha brillato a far si che attirasse più critiche di quelle che avrebbe effettivamente meritato. Analizzando ancora di più il suo modo di giocare si può notare come l’attaccante ucraino a volte sia parso un corpo estraneo alla squadra, quasi fuori dagli schemi di gioco. In molte occasioni gli è stato chiesto di fare la sponda invece di attaccare la profondità senza palla, mentre in altre è finito spesso in fuorigioco, denotando che fa ancora fatica ad adattarsi a pieno alla Serie A. Inoltre vanno considerati altri due fattori: uno riguarda il fatto che usi poco il piede destro, anche quando deve calciare in porta, cercando di spostarsi spesso la palla sul sinistro e l’altro riguarda il modo in cui viene servito. Essendo un finalizzatore infatti, da il meglio di sé in area di rigore, quando è chiamato ad attaccare la porta e a toccare il pallone per metterlo dentro. Proprio gli ultimi tre gol hanno dimostrato questa tesi. Contro il Como ha dovuto spingere in rete un cross al bacio di Rensch, contro il Cagliari si è girato in un fazzoletto beffando Caprile in uscita e a Lecce, oltre alla tecnica, ha fatto vedere quanto sia bravo ad attaccare lo spazio. Infine, l’ultimo scampolo di partita del Via del Mare con Shomurodov al suo fianco, sembra che lo abbia liberato da alcuni compiti, permettendogli di dedicarsi a sfruttare di più le sue doti offensive. Spetterà a lui adesso, confermare quanto di buono fatto vedere nell’ultimo mese, migliorare se possibile e di conseguenza segnare altri “gol pesanti” per la Roma.