Mario Rocci
Per noi è il calcio, o forse meglio il football, viste le sue origini inglesi; per loro – quelli dall’altra parte dell’Oceano Atlantico – è invece il soccer, che negli Stati Uniti d’America ha avuto (e ha tutt’ora) fortune alterne e controverse, ma pure è vissuto con uguale passione da chi lo pratica, soprattutto se si tratta di studenti universitari e/o donne (visti gli ambiti di popolarità, pratica e successi in cui eccellono i giocatori e le giocatrici a stelle e strisce). Insomma magari non ci crederete di primo acchito, ma il soccer negli Stati Uniti è stato ed è uno sport di rilievo, al punto che anche la Casa Bianca non ha esitato ha entrare in campo per condizionarne strategie di sviluppo, scelte, orientamenti. A ricostruire (insieme a molte altre cose, a dire il vero…) il complesso rapporto tra White House e soccerè arrivato ora un libro decisamente peculiare (soprattutto, ma non solo, nel contesto italiano): Touchdown Mr. President! Sport e politica alla Casa Bianca, edito da LabDFG e scritto a quattro mani da Valentina Clemente, volto di Skytg24, esperta di cultura, società e showbiz americano, e Dario Ricci, voce dello sport di Radio24-IlSole24Ore. Un viaggio da George Washington fino a Donald Trump, quello che si compie del volume, attraverso l’analisi del rapporto tra i vari inquilini della Casa Bianca e le loro prerogative sportive personali, certo, ma soprattutto le loro politiche sportive, che hanno segnato la storia socio-politica degli Stati Uniti (e non solo…) dentro e fuori i campi di gara.
Il ruolo centrale del soccer – In questo scenario, tra baseball, football americano, basket e discipline olimpiche (il vero campo, quello a cinque cerchi, in cui si giocò la partita sportiva con l’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda), anche il soccer ha un ruolo determinante. Sia in modo indiretto (si pensi ad esempio che le scelte di politica sportiva fatte da Gerald Ford nella seconda metà degli Anni Settanta sono alla base degli attuali successi della nazionale statunitense femminile di calcio), che diretto, dato l’eccezionale impulso dato allo sviluppo del calcio negli Stati Uniti da un uomo politico che presidente in realtà non lo è mai stato, ma che ha avuto un peso specifico enorme per buona parte della seconda metà del Novecento e ancora nel primo ventennio del Ventunesimo secolo. Stiamo ovviamente parlando di Henry Kissinger, Consigliere per la sicurezza nazionale e Segretario di Stato durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford tra il 1969 e il 1977, emigrato di origine ebraica dalla Baviera del Sud nel 1938 in seguito alle persecuzioni antisemite del regime nazista. Ebbene, dalla natìa Germania quel bambino che sarebbe poi diventato il grande architetto di buona parte della politica estera americana del secondo Novecento aveva portato con sé una viscerale passione per il calcio che divenne quindi anche strumento di azione politica: basti pensare alla presenza dello stesso Kissinger a fianco del generale Videla nella tribuna d’onore dello stadio Monumental di Buenos Aires in occasione della finale della coppa del Mondo del 1978, vinta dall’Argentina sull’Olanda per 3 a 1 dopo i tempi supplementari, o all’impegno che proprio Kissinger aveva profuso nel convincere O’ Rei Pelé, la stella del calcio brasiliano e mondiale, ad accettare il clamoroso ed epocale trasferimento dal Santos ai New York Cosmos, anche per rinsaldare il legame politico con la giunta militare sempre nella seconda metà degli Anni Settanta al potere in Brasile. E la longa manus (e la passionaccia da tifoso al tempo stesso comune ed extra-ordinario) di Kissinger sul soccer sarà decisiva non solo per l’assegnazione agli Stati Uniti dei Mondiali del 1994 (ufficialmente aperti dal presidente democratico Clinton, la cui figli Chelsea era stata intraprendente portiere e difensore ai tempi del liceo e dell’ università), ma anche per quella tripartita del 2026, che vedrà la più alta rassegna del calcio mondiale tripartita proprio tra Stati Uniti, Canada e Messico.
Le partite aperte di Trump – Percorsi, quelli appena accennati, che Valentina Clemente e Dario Ricci ripercorrono con penna sicura e infinita curiosità, slalomeggiando tra aneddoti, libri, riviste, interviste (intensa, sempre a proposito di soccer, quella a Ferdinando De Matthaeis, talento del calcio pugliese che in pochi giorni negli Anni Ottanta si ritrovò dalla natìa Alberona, vicino Foggia, a New York a giocare nei Cosmos insieme a Chinaglia e Beckenbauer!) e una moltitudine di documenti ufficiali. Sentieri, quelli seguiti dagli autori di Touchdown Mr. President! Sport e politica alla Casa Bianca, che portano direttamente a Donald Trump, alla sua seconda esperienza da presidente americano e al forte legame creatosi fra The Donald e il presidente della Fifa Gianni Infantino, che non a caso ha portato negli States non solo i Mondiali per nazionali 2026 (i primi con la partecipazione allargata a 48 squadre), ma anche gli ancor più vicini Mondiali per club, che vedranno la loro prima edizione disputarsi proprio in Usa dal 14 giugno al 13 luglio 2025. Sfide calcistiche dagli inevitabili riflessi politici, e dal risultato finale – e non solo per quello che accadrà in campo… -ancora tutto da scrivere.



Dario Ricci e Valentina Clemente