Quel ramo del lago di Como

Salvatore Savino *

Il calcio è a volte imprevedibile e, se vogliamo, questo è uno dei motivi per cui affascina tanti appassionati in tutto il mondo. Imprevedibile non significa però che non abbia delle regole, e mi riferisco a quelle non codificate, per le quali è possibile tracciare almeno per linee generali, quello che potrebbe essere lo sviluppo di una singola partita o di un’intera stagione. Questo fine settimana è stato un esempio dell’imprevedibilità del calcio, e di quanto sia ondivago il sentimento e le conseguenti reazioni dei tifosi. Il Napoli viene raggiunto nel finale da una Lazio arrembante e lascia per strada due punti che sembravano ormai già nel carniere. Apriti cielo: vari siti, giornali, emittenti televisive e radiofoniche, hanno cominciato a intonare il de profundis: Ecco, il Napoli è venuto meno, ha perso l’occasione per vincere lo scudetto, è tutto finito. Sì, può sembrarvi assurdo, ma è stato detto e scritto anche questo. E da qui si è dipanato il gomitolo delle responsabilità: Conte ha sbagliato a cambiare modulo, ha sbagliato le sostituzioni, ha sbagliato qualcosa, non sappiamo bene cosa, ma di certo ha sbagliato, e subito dopo, come in una valanga che aumenta di volume trascinando con sé tutto quel che trova, si è passati al calcio mercato, anzi, al mancato calciomercato. Una piccola nota di chiarimento e poi sull’argomento non tornò più: se non fosse arrivato uno come Mbappé, Haaland, Van Dijk, o un calciatore comunque di questo calibro, molto probabilmente il tecnico non lo avrebbe gettato subito nella mischia. Ne consegue che il risultato di Roma non ha alcun rapporto con il mercato, almeno non diretto e consequenziale. Ora, questo risultato di Roma ha lasciato l’amaro in bocca per il modo in cui è arrivato, quando già assaporavamo la vittoria, ma a  mente fredda un pareggio in trasferta,  con una squadra forte e lanciatissima verso la zona Champions, non è proprio cosa da buttare. Abbiamo detto prima che il calcio è imprevedibile però, e quindi la risposta alle ciucciuittole dell’ “è tutto finito “, è arrivata domenica sera, con l’inaspettata sconfitta della beneamata meneghina contro una Juventus che ci ha messo il cuore. Dunque, la montagna ha partorito un topolino, perché, nonostante i lai contriti delle prefiche dietro un corteo funebre in cui però mancava la salma, l’esito del weekend di serie A ha portato un punto di vantaggio in più per I Partenopei nei confronti dell’Inter inseguitrice. Qualche esemplare di Athene Noctua (fa più scientifico di ciucciuvettole) avrà sempre da ridire, dicendo che i punti potevano essere quattro. Incorreggibili. Guardiamo avanti: proprio l’ultimo turno di campionato, unito alle inopinate eliminazioni della Champions League di Milan e Atalanta, devono indurre il Napoli a preparare con estrema attenzione la trasferta in riva al Lario. La compagine di Cesc Fabregas gioca e gioca bene, come ha dimostrato la vittoria sul campo di una Fiorentina lanciatissima: ha una grande solidità economica, oltre che tecnica, e non è quindi avversario facile, e ancor meno sarà vittima sacrificale per un Napoli capolista. Sembrerebbero risolti almeno in parte i problemi che hanno decimato la squadra azzurra sulla fascia sinistra. In parte, perché mentre per David Neres occorrerà ancora un po’ di tempo, Leonardo Spinazzola e Mathi Oliveira dovrebbero essere della partita, e questo consentirà al tecnico di poter valutare più opzioni, soprattutto quella se insistere con i tre centrali difensivi oppure tornare alla linea a quattro, che ha consentito finora agli azzurri di raggiungere e tenere la testa della classifica. Oltre alle valutazioni strettamente riferite al sistema di gioco, questa settimana per Conte c’è un altro dubbio da affrontare, ed e’ la diffida di Zambo Anguissa: converrà rischiarlo in campo contro il Como sperando che non incorra in un cartellino giallo che lo terrebbe lontano dalla sfida al vertice con l’Inter, o sarà meglio preservarlo, magari adottando scelte diverse in riva al lago di manzoniana memoria? Lasciamo l’amletico dubbio al mister, che sarà certamente in grado di fare la migliore scelta, e facciamo il nostro consueto salto indietro nei ricordi: è il 10 maggio, data che conosciamo bene, del 1981, ed il Napoli di Rudy Krol veleggia quasi miracolosamente ai vertici della classifica, anche se il sogno sembra essersi infranto due settimane prima con l’incredibile sconfitta interna con il Perugia, dove 90 minuti di assedio non furono sufficienti a battere il portiere dei grifoni umbri Malizia, e rimediare allo sfortunato autogol di Moreno Ferrario. Siamo tutti attaccati alle radioline, e anche la gara di Como sembra spegnersi in un triste pareggio di fine stagione, quando il radiocronista ci fa saltare dalla sedia: da Como, Palo! Palo per il Napoli! Stavamo già per rompere qualche suppellettile di casa dalla rabbia per il tiro sfortunato, quando, in un attimo, ci rendiamo conto che Palo si riferisce a Francesco Palo, giovane attaccante azzurro di Montecorvino Rovella, che con un gol all’ultimo minuto ci stava regalando la vittoria. Un altro breve ricordo:  è sempre maggio, ma questa volta è  il 1987: un contestato gol di Andrea Carnevale agguanta il pari contro il Como di Emiliano Mondonico: un pari in trasferta, certo, un punto solo, ma la settimana successiva sarebbe stato il 10 maggio 1987. Forza ragazzi, Forza Mister, ricordatevi sempre che noi abbiamo un sogno nel cuore, e voi sapete qual è. Forza Napoli Sempre

*Scrittore, tifoso Napoli