Ti piace il presepe?

Salvatore Savino *

Cosa si può dire di te, cantavano i Pooh agli inizi degli anni settanta, e questa stessa domanda i tifosi del Napoli potrebbero porla metaforicamente ad Antonio Conte, ora che è stato affrontato il primo terzo del campionato, ora che si è esaurito il ciclo terribile degli scontri al vertice, cui manca soltanto l’appuntamento con l’aquila biancazzurra laziale, che verrà a Fuorigrotta la sera dell’Immacolata, la sera in cui, per la tradizione napoletana, nelle case si addobbano gli alberi di Natale e, soprattutto, si allestiscono i presepi. E il presepe azzurro, mister Conte, nelle vesti eduardiane di Luca Cupiello, lo sta costruendo davvero molto bene. Lo scorso anno era andato tutto storto: le casette, fatte con la carta, non avevano retto, e al primo urto con la scopa di mamma’ che stava facendo i servizi di casa, caddero tutti a terra. I pastori, nonostante la colla, non si reggevano in piedi, eppure erano di prima qualità, comprati a San Gregorio Armeno, non in un ipermercato, lavorati a mano con la creta, e non di plastica in serie. Il problema allora era proprio di chi lo doveva costruire e allestire, e per questo nei panni di Cupiello è stato scelto Antonio Conte. Appena arrivato, anzi, ancor prima di essere a Napoli, il tecnico espresse alcune richieste, alle quali non si sarebbe potuto derogare. I pezzi pregiati della collezione non andavano toccati, e lui avrebbe indicato i nuovi pastori da comprare. Per l’allestimento, la preparazione dei telai, le case, le grotte, persino per i pannelli di sughero da mettere come sfondo, se la sarebbe vista lui, senza ingerenze da parte di qualcuno. Lasciando la metafora presepistica, possiamo tranquillamente affermare che Conte ha preso in mano la squadra che veniva da un campionato orribile, chiuso al decimo posto dopo una stagione vergognosa. Qualcuno in città sembra averlo dimenticato con troppa fretta, eppure sono passati pochi mesi. Cosa si può dire di te? Questa è la domanda con cui ho aperto questa riflessione a cui provo a dare risposta. Conte ha ricreato prima di tutto un gruppo unito, un gruppo di ragazzi che si aiutano l’un l’altro, che esultano insieme persino per la conquista di una rimessa laterale, quando negli ultimi minuti bisogna portare a casa i tre punti. Il tecnico doveva partire dalla base, e la base era, ineluttabilmente, ridare doppia mandata alla chiave della difesa, simbolo negativo dell’anno scorso. L’acquisto di Alessandro Bongiorno è stato il primo tassello della ricostruzione: con il campione ex granata, Rrahmani sembra aver ritrovato il compagno ideale e il sostituto del coreano Kim, con cui aveva costruito lo scudetto. Di Lorenzo, solo pochi mesi fa, sembrava lontano da Napoli, sia con la testa che con il cuore, eppure Conte ha preteso la sua riconferma, ridandogli  quella fiducia e quella forza che ne avevano fatto il capitano Campione d’Italia. Sul versante sinistro, Mathias Oliveira è diventato un perno insostituibile, che difende ed attacca senza soluzione di continuità. Nove reti subite in 13 partite, di cui tre nella strana prima a Verona e tre nell’unica disfatta con l’Atalanta, devono far riflettere. Conte ha ricostituito un nuovo muro invalicabile, che in Serie A è sinonimo di altissima classifica a fine campionato. Qualcuno obietterà che si era abituati ad un calcio propositivo, spettacolare, nato con Sarri e passato per Spalletti, ma ci si deve rendere conto che, dopo un campionato indegno come il precedente, occorreva il pragmatismo e l’ austero calcio di un tecnico come Conte. In città però c’è qualcosa di strano, di francamente inspiegabile: la squadra è prima in classifica, da sola, eppure, chiacchierando tra tifosi, si colgono critiche, continue lamentele, delusioni. Sono tornati in giro i professionisti dell’andare contro il Napoli. Costoro sono capaci di negare persino l’evidenza, pur di cercare di inquinare l’ambiente dei tifosi. Il Napoli contro la Roma gioca la sua seconda partita in termini di creazione di occasioni di gioco? Qualcuno sostiene che è stata una partita scialba, che Conte non fa giocare un bel calcio, che Lukaku non è un buon centravanti. Bisognerebbe spiegare a lor signori che, ad esempio, l’azione del gol del belga nasce da uno schema studiato e provato in allenamento, non da una casualità. Oppure, far capire l’evoluzione tattica di Oliveira, “adoperato” dal tecnico come chiavistello per scardinare i lucchetti difensivi preparati da Ranieri, sceso a Napoli solo per provare a difendersi e portare via un pari. Il nazionale uruguaiano infatti, quasi guidato a voce da Conte, oltre a proporsi sulla sua fascia di competenza, si inseriva in posizione centrale o addirittura da destra, con lo scopo di scompigliare l’organizzazione giallorossa. O ancora, bisognerebbe spiegare che, a differenza dello scorso disgraziato anno, per tutti gli avversari, tranne l’Atalanta, venire a Napoli è significato perdere, spesso senza nemmeno riuscire a fare un gol. E ancora: ci si preoccupava molto del ciclo terribile, della doppia trasferta meneghina, oltre a quella torinese in casa Juventus, e poi Atalanta e Roma. Ebbene, nonostante l’assenza del genio Lobotka, il bilancio vede una vittoria ed un pari, rispettivamente con Milan e Inter, un pari con la Juve, la sconfitta con i bergamaschi e la vittoria con la Roma. In pratica, dopo aver affrontato il ciclo terribile, il Napoli è primo da solo. Qualcuno potrebbe spiegarmi la ratio delle critiche? Non mi si venga a dire che sono critiche costruttive, perché sarebbe palesemente una bugia, in quanto sono a volte stucchevoli, e appare evidente che contengono un misto di invidia, di scarsa competenza, se non di precisa volontà distruttiva. Qualche giorno fa abbiamo ricordato il giorno in cui Maradona fu convocato per giocare in Paradiso, e proprio Diego ci faccia da guida in questo percorso difficile tra i nemici occulti del Napoli. Sia chiaro, i tifosi dovrebbero essere felici del primato, orgogliosi della squadra, di chi l’ha costruita e gestisce. Parlo per quello che penso io: il contratto di Kvara non è una priorità. La proposta della società al procuratore del georgiano mi sembra più che valida: ora è il ragazzo a dover scegliere cosa fare. Per prima cosa, fossi in lui, cercherei di ritrovare serenità, di comprendere che testa bassa, tiraggiri e reazioni scomposte quando si viene sostituiti, è un film che a Napoli abbiamo già visto, e che non è il caso di riproporre. Come spesso detto da queste pagine, Napoli non è esattamente una città amata nel mondo del calcio, anzi. L’ unica strada che hanno i tifosi del Napoli per dare una mano alla loro squadra del cuore, è  restare uniti, compatti, creare un monolite che contenga tifo, squadra e società, per non esporsi a critiche e tentativi di ostacolarne Il cammino. Proprio per questo, chiedo: dialogare, confrontarsi, è sempre positivo e migliorativo per tutti, ma sarebbe possibile evitare il disfattismo preconcetto? Sarebbe possibile, prima di lanciare strali, rammentare che siamo primi e da soli in classifica? E magari ripensare al fatto che il centravanti di oggi non darà forse quella sensazione del grande realizzatore che aveva il suo predecessore, ma che è perno fondamentale del gioco del nostro tecnico? Mi perdonerete se, prima di salutarci, vi lascio uno spunto di riflessione: nella sua prima stagione in azzurro, Victor Osimhen collezionò 10 reti e saltò 14 gare di campionato. Ad oggi, Romelu Lukaku ne ha segnati 5 in 11 gare, e non considero gli assist. Con questa media, a fine stagione potrebbe dare quindi un rendimento ben più comodo del nigeriano. Un po’ di memoria non guasterebbe. Quanti degli attuali criticatori seriali avrebbero ceduto Osimhen nei primi due anni azzurri? Basterebbe rileggere qualche commento dell’epoca per capire. Ecco, dovremmo evitare di essere noi stessi i primi a creare problemi, dissapori, tensioni. Confrontiamoci, esprimiamo pareri, diamo persino suggerimenti, nonostante ritengo che  chi oggi opera per il nostro Club sia un professionista di livello internazionale, ma evitiamo di essere noi stessi i torturatori e talvolta i carnefici della squadra che amiamo. Tutti uniti potremmo rivivere un sogno. Come diciamo sempre: sarò con te e tu non devi mollare, abbiamo un sogno nel cuore…Forza Napoli Sempre

*Scrittore, tifoso Napoli