Fateci capire cosa volete fare

Stefano Sale *

Un pareggio beffardo. L’Athletic Bilbao mette a nudo carenze già intraviste nell’epoca De Rossi. Una Roma che ricorda la maledetta partita di Genova, di paio di settimane fa.  Pimpante nel primo tempo, che sale in cattedra e mette alle corde l’avversario, rinunciataria ed intimorita nel secondo tempo, schiacciata dalla squadra basca, complice l’uscita per infortunio di Dybala. Baricentro che si abbassa, poco lucida e reattiva nelle ripartenze nonostante la presenza in campo di corridori come Pisilli, Saud e Soulè. Il baby centrocampista ed il folletto argentino hanno un grande futuro davanti ma ancora in fase di crescita, fa bene Juric a non dargli troppe responsabilità, un po’ come Baldanzi fino a poco tempo fa.

C’è rammarico perchè abbiamo avuto chiare occasioni per raddoppiare e portarla a casa, ma bisogna anche riconoscere i meriti del Bilbao, ottima squadra, con giocatori di alto livello come Nico Williams, non per niente terza forza in campionato. Nel contempo, in controtendenza, Juric ha  messo in campo praticamente la stessa formazione che per 90 minuti aveva schiantato l’Udinese, con lo stesso sistema di gioco collaudato, senza cali estremi nella ripresa,  stavolta con gli ottimi Kone in mezzo e Baldanzi a supportare Dobvik, peraltro ancora a segno. 

È ancora la Roma di De Rossi, in un processo di ricostruzione mentale. Il tecnico croato è arrivato in punta di piedi, umile e rispettoso della situazione che si è creata nel dopo-Daniele, nel subbuglio generale con le proteste della tifoseria con la società e le rimostranze a qualche calciatore. Un brutto momento dove si nota solo l’assenza di dirigenti, dove parlano solo i comunicati. Nonostante tutto Juric si è presentato convinto della grande chance, anche se a breve scadenza. Se riuscirà nell’impresa di portare la Roma in Champions chissà non possa restare. Ma vista l’impredibità dei Friedkin nulla è certo. Con la Souloukou fuori dai giochi ora è rimasto solo Ghisolfi, adesso messo sul campo di allenamento a fare le veci, una figura ambigua che finora era rimasta dietro le quinte, arrivato con 6 mesi di ritardo per rimpiazzare il dimissionato Pinto, mai presente davanti ai microfoni, mai presentato ai tifosi. Visto i precedenti questo è il nuovo modus-operandi, non solo i proprietari, da sempre occultati, ora anche i dirigenti sono silenti e quasi invisibili. L’allenatore è l’unico tenuto a dover parlare in pubblico. Ma alle domande rivolte alla società poi qualcuno deve poter rispondere, e se non si risponde “a dovere” poi si viene cacciati. Questo è il meccanismo deficitario a cui si appellava Mourinho. De Rossi si è trovato nello stesso imbuto, Juric per ora schiva tutto, ci riesce perchè è stato messo lì come un precario traghettatore, come lo era all’inizio il parafulmine De Rossi.

Il comunicato dei Friedkin è a dir poco sconvolgente. Tanti luoghi comuni, poca forma e sostanza, con l’intento di cercare di calmare la piazza. Gli apprezzamenti per De Rossi sono mortificanti. Daniele è bravo ma con lui non si vince. Questo dicono. Dopo una fresca programmazione triennale. Dopo 4 giornate. Neanche una parola su Juric. In contemporanea all’acquisizione dell’Everton, con rassicurazioni sul futuro. Senza una struttura dirigenziale. Quanto possiamo credere ad un comunicato del genere?  Che non sia invece una “exit strategy”, a stretto giro?  O che non stiano aspettano l’annuncio dello stadio a Pietralata per poi rivendersi il pacchetto completo? La Premier League è il vero veicolo, introiti di altro livello, un club in affanno ma che faranno risorgere col nuovo stadio ormai quasi pronto. Con Roma burocratica ed un ambiente ormai ostile. Ci sono tutti gli ingredienti per uscire di scena. L’unico auspicio è che i soldi ci li hanni messi e continuano a metterceli. Un miliardo finora, cento milioni messi sul mercato. O magari il problema siamo noi, legati alla tradizione, all’ appartenenza, ai simboli di questa città, mentre gli americani sono solo pragmatici, privi di sentimenti perchè non nati a Testaccio, guardano solo i risultati nel breve, e se hanno il sentore di non arrivare a dama danno un taglio. Non sono i Viola o i Sensi. Questi cambiano gente, modi e strategie in un attimo. Forse siamo semplicemente incompatibili. Ma saranno come sempre i risultati a dare l’ultimo verdetto. Chi vivrà vedrà. Testa al Venezia. Sempre Forza Roma.

*Roma Club Dublino, tifoso Roma

P