Genoa ed Empoli e un occhio a Dublino

Stefano Sale *

Dopo aver mancato la finale di Dublino non rimaneva che aggrapparsi all’ultimo obiettivo, cioè entrare in Champions, assolutamente fondamentale per la programmazione futura del club. Questo nell’anno dei cinque posti disponibili. Una finale decisiva, da tutto per tutto, come diceva Daniele De Rossi. Ci aspettavamo una reazione d’orgoglio dopo Leverkusen, l’importanza di questa partita, anche qui da dentro o fuori. Ed invece assistiamo alla partita più brutta ed umiliante, uno spettacolo deprimente, l’Atalanta che passeggia contro i nostri giocatori, spenti, nulli, inesistenti, tre tocchi per arrivare in porta, saltati come birilli, un tirassegno continuo per 60 minuti, un miracolo non essere sotto di 4 o 5 gol. Poi un rigore fantasma ci rimette in gioco incredibilmente ma alla fine siamo senza lucidità e non riusciamo a creare abbastanza per pareggiarla. Sarebbe stato un furto, ma ce lo saremmo comunque preso, visto che parliamo di calcio. 

Se l’Atalanta gioca un buon calcio propositivo si è visto, ma il discorso è che corrono il doppio dei nostri, come detto da De Rossi. Anche l’Atalanta ha giocato tre volte a settimana, 50 partite quest’anno. Quindi dove sono le differenze? Perche noi non corriamo? Condizione atletica, o tanti nostri giocatori non sono all’altezza?  Non solo, tre giorni dopo la banda Gasperini viene battuta dalla tanto vituperata Juve del bollito Allegri, che porta a casa la Coppa Italia meritatamente giocando un calcio preventivo “old school”, con un pressing alto deciso, a smorzare il gioco atalantino e con le ripartenze a far male.  Risultato, spazi chiusi per le manovre nerazzurre che non trovano le praterie che hanno trovato con noi, quasi mai hanno tirato in porta. Tra l’altro, centrocampo della Juve più scarso della loro storia. Meditate gente, meditate. Capitolo a parte, Gasperini ed Allegri, dichiarazioni da ufficio inchieste, lesive ed offensive, aggressioni verbali e minacce a giornalisti, a loro solo un scappellotto, tutto nella norma. 

Ma adesso a noi cosa ci aspetta? Con la speranza Champions ormai al lumicino,  senza quegli introiti per trattenere i big ma anche per fare mercato in entrata. Tanti flop e vecchi ruderi andranno via, altri torneranno dai prestiti, con queste premesse De Rossi potrebbe avere gli stessi problemi di Mourinho. Daniele, come Josè, ma più diplomatico, ha chiesto chiaramente rinforzi di livello in ruoli chiave, facendo riferimento proprio alla qualità di Atalanta e Leverkusen. Josè per due anni chiese Xhaka ma gli portarono gente come Camara e Maitland-Niles,  quindi lui preferì lanciare primavera come Bove, Volpato, Tahijrovic, Pagano e Pisilli. Adesso ci ritroviamo con i flop Sanches e Aouar e le varie zavorre da Karsdorp a Celik, Christensen e lunga compagnia. La senzazione è che il nuovo Ds sia un altro Tiago Pinto, qui ad escogitare stratagemmi e sbagliare il meno possibile, scovare e tappare, stavolta dal mercato francese. Che la Roma debba seguire le orme di Atalanta e Leverkusen non c’è dubbio. Non siamo il Real o Man City, nonostante il sesto posto nel ranking Uefa. Senza i soldi della Champions ancor di più. A meno che…intanto prima Genoa ed Empoli, e magari occhio a Dublino. Sempre Forza Roma.

*Roma Club Dublino, tifoso Roma