Robert Vignola
Gli ultimi tifosi a vedere un Bologna in Coppa Campioni sono tutti “umarells”, tanto per scomodare un termine (e fortunato luogo comune) tutto bolognese. Sessanta anni sono d’altronde un arco temporale assolutamente lungo, soprattutto in termini sportivi e chi è in grado di ricordarsi lo scudetto del 1964 perché aveva i calzoni corti, oggi ha la pensione nella stragrande maggioranza dei casi e magari passa la giornata a vedere cantieri.
Il cantiere visto negli ultimi dieci anni è però tra i più bizzarri che potessero capitare. Retrocessione a maggio 2014, quarta della sua storia già secolare: sostituzione ai vertici societari prima con Joe Tacopina, avvocato italo-statunitense che però presto lascia la presidenza al canadese Joey Saputo, anch’egli di origini italiane. Il rimbalzo in serie A è immediato anche se passa dallo spareggio, c’è entusiasmo nell’aria ma dal 2016 al 2022 il Bologna campicchia nella comfort zone della serie A, senza mai andare oltre il decimo posto ed anzi rischiando talvolta di venire risucchiata nelle sabbie mobili della classifica.
A segnare lo spartiacque la dolorosa stagione 2022/23: alla guida della direzione tecnica arriva il “mago” Giovanni Sartori, reduce dalle fortunate fatiche di Chievo prima e Atalanta poi, ma contemporaneamente le condizioni di salute di mister Mihajlovic si aggravano. I rossoblù partono male, è necessario anche un cambio di allenatore e Thiago Motta porta con sé un cambio di modulo e una gestione di squadra che consentono al Bologna di piazzarsi al nono posto.
Ecco allora la cronaca più recente: piazzati Arnautovic, Dominguez e Schouten sul mercato, Sartori porta sotto le Torri nomi non di prima fascia. Nel “cantiere” gli umarells vedono arrivare i semisconosciuti Beukema e Ndoye, i giovani da decifrare Calafiori e Fabbian, i navigati Saelmaekers e Freuler e qualche altro volto. A plasmare il materiale è Thiago Motta, che rispolvera dalla panchina (dove lo aveva relegato tutta la stagione scorsa) il talento di Joshua Zirkzee e costruisce il centrocampo attorno a Ferguson. Ne esce una galoppata con pochi intoppi, da cavalli pazzi, con successi di prestigio uno di seguito all’altro fino al successo di Napoli, che proietta il Bologna al terzo posto e matematicamente tra le grandi d’Europa.
E gli umarells? Camuffano il rivolo di commozione che scende giù dagli occhi verso il sorriso, rispolverando vecchie bandiere e antichi entusiasmi. Il cantiere con cui coronare il sogno sarebbe a questo punto quello del nuovo Dall’Ara, ma meglio non chiedere troppi desideri. Che quelle in cielo non sono stelle cadenti, ma le stelle della Champions League.